Una donna settantenne vaga per dieci giorni e dieci notti per Lugano, mangia quello che le danno, dorme all’addiaccio (nota bene, non è stato un giugno nè caldo né asciutto). Finalmente una persona va da lei, passa una mezza giornata per ascoltarla, capirla, cerca un aiuto tra gli enti e le organizzazioni che ci aspettiamo che in una società civile abbiano la competenza, l’esperienza e le strutture per risolvere problemi del genere. Non trova aiuto, e poiché la signora desidera tornare a casa sua, la persona caritatevole le organizza e le paga il viaggio.
Perché ci tocca sul vivo, leggere questa notizia?
Tutti noi viviamo materialmente al sicuro, con un tetto, vestiti, cibo, e un ampio margine di superfluo, e leggiamo tutti i santi giorni di persone private di tutto, persino della vita. Ma questi orrori avvengono lontano da noi. Sono solo immagini su uno schermo, parole su un giornale. Ci fanno pena, ma non a tal punto da attivarci per aiutarle. Rimane solo un sentimento di disagio.
Quando invece sulle strade di Lugano ci abborda una persona che ci chiede i soldi per comperare il latte al bambino, sappiamo che probabilmente è un professionista che fa questo di mestiere. Ma anche qui ci sentiamo a disagio. È chiaro che il mestiere del mendicante non è una carriera da sogni. Un po’ meno brutto di quella del ladro. Lo si fa per sopravvivere.
Quando poi veniamo a sapere che per ben dieci giorni abbiamo condiviso le strade di Lugano con una persona senzatetto – non una barbona, ma una persona confusa – ci sentiamo in colpa. È mai possibile che non ce ne siamo accorti ? Per aiutarla ?
Sì, è possibile. Come facciamo a sapere se le persone che vediamo stanno bene ? Guardatevi in giro: siete sicuri che ognuno ha dormito a casa sua e non nella sala d’attesa della stazione, in un portico o nel parco ? O nel furgoncino, come i due ecuadoregni morti qualche anno fa?
Sono anni che Casa Astra e Fra Martino chiedono un dormitorio a bassa soglia anche a Lugano. C’era, dal 2018 al 2010, all’ex-gattile a Cornaredo. Ma solo per domiciliati, quindi la Signora del Parco non sarebbe stata ammessa. E costava 20 fr la notte, e la Signora non aveva soldi. E poi è stato chiuso, senza venir sostituito. (Trovate le informazioni nella risposta del Municipio all’interrogazione “Dove dormono a Lugano le persone che non hanno un tetto ?” su www.lugano.ch > consiglio comunale)*
Ma anche se ci fosse un dormitorio accessibile, la Signora del Parco era confusa e non avrebbe saputo chiedere. Secondo me non dobbiamo sentirci in colpa per la sorte della Signora, ma solo gratitudine e stima per la persona che – avendo saputo del caso – è intervenuta concretamente e l’ha aiutata. Non dobbiamo nemmeno accusare l’ente pubblico di non averla intercettata prima. A voi piacerebbe se a Lugano girassero funzionari a interrogarci, dove dormiamo ? (Qualcuno ha detto che un’asilante avrebbe trovato un letto. Per forza. Nel momento che si fa domanda di asilo, si viene controllati, anche perché nel caso che la domanda di asilo venisse negata, si vuole poter espellere le persone. Per questo motivo c’è chi non fa domanda d’asilo. Preferisce cercare un lavoro (malpagato e insicuro) e una sistemazione senza passare dalle strutture dello stato, nella speranza di così riuscire a crearsi un’esistenza indipendente.)
Quindi, non dobbiamo sentirci in colpa per la sorte della Signora del Parco. Ma dobbiamo sostenere Casa Astra e Fra Martino a creare semplici e funzionanti dormitori a bassa soglia in Ticino! Attualmente ci sono dodici posti letto per tutto il cantone (in un appartamento a Ligornetto). E dobbiamo incoraggiare il Municipio di Lugano a considerare soluzioni semplici, a basso costo, ma alta civiltà per dare un riparo di fortuna a persone sfortunate. Il comune è proprietario di appartamenti e case vuoti da anni. Per una persona disperata, non è necessario un alloggio di “standing elevato”. Basta un tetto, un rubinetto, la sicurezza. Eventualmente un fornello per cucinare un minestrone con le verdure distribuite da Tavolino Magico. Sono milioni gli esseri umani al mondo che non hanno nemmeno questo. Sono certa che Lugano potrebbe offrire questo “standing modesto” a chi è nel bisogno.
Melitta Jalkanen
*Link http://www.lugano.ch//Cc/Interrog.ns4/(www-risposte-id)/F25D8D20E2C1D0EFC12579C800477DA8/$FILE/RispostaInterrogazione_328.pdf ).