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Le ultime news di ETiCinforma.ch

  • La mirabile pala raffigurante una “Madonna col Bambino”, posta sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Assunta al Bigorio

    RBoss
    Dic 14, 2016
    0

    Presentati i primi risultati relativi allo studio sulla pala d’altare “Madonna col Bambino”
    ALLA SCOPERTA DELLA “MADONNA COL BAMBINO”
    La mirabile pala raffigurante una “Madonna col Bambino”, posta sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Assunta al Bigorio, per volontà dell’Associazione Amici del Bigorio è stata sottoposta a indagini multidisciplinari intese ad approfondire l’aspetto storico-artistico e quello tecnico conservativo.
    Lo scorso 3 dicembre 2016 presso la Chiesa del Convento di Santa Maria al Bigorio i primi risultati della ricerca sono stati illustrati dai due studiosi che ne hanno ricevuto l’incarico.
    La prof.ssa Francesca Piqué, docente alla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI), ha riferito sulle sulle indagini scientifiche (fotografia multispettrale, microscopia e spettrometria di fluorescenza a raggi X) condotte sulla tavola, mentre il dott. Stefano De Bosio, storico dell’arte ricercatore alla Freie Universität di Berlino, ha riferito sui primi esiti delle indagini storico-iconografiche in vista dell’attribuzione del dipinto. Sono state inoltre studiate le riprese del fotografo Ely Riva.
    La conferenza, alla quale ha partecipato un folto pubblico, è iniziata con la presentazione dei risultati scientifici ottenuti dalla SUPSI.
    Se è vero che la pala d’altare è già stata oggetto in passato di ricerche sulla sua attribuzione, lo studio effettuato da Francesca Piqué e Corinna Kock Dandolo nel corso del 2016 ha permesso di formulare delle ipotesi sui materiali e sulla tecnica pittorica utilizzati dall’artista (o dagli artisti come vedremo in seguito) per dipingere la tavola della “Madonna con il Bambino” del Convento di Bigorio agli inizi del ‘500.
    I risultati illustrati dalla prof. Piqué hanno confermato che si tratta di un’opera di grande valore estetico e di assoluta autenticità come dimostrato dai pigmenti utilizzati (tutti pigmenti tradizionali e in uso nel Cinquecento), e dalla quasi completa assenza di ridipinture.
    L’opera è stata eseguita su tre assi di un legno molto denso che non mostra problemi di deformazione o svergolature, a testimonianza che l’ambiente in cui è stata conservata (l’altare) è privo di forti escursioni termo igrometrie ed è pertanto idoneo alla sua conservazione.
    L’abbondante presenza di piombo (rilevato in ogni punto di misura XRF) suggerisce che le tavole siano state preparate con una stesura contenente bianco di Piombo (biacca) ma occorrerebbe un esame senza cornice e forse un micro-prelievo per confermarlo dato che la preparazione non è visibile.
    Le immagini all’infrarosso riflesso mostrano molti disegni preparatori che permettono, oltre che di apprezzare l’abilità dell’artista nel disegno, di notare anche che l’impostazione dello sfondo in corso d’opera è stata cambiata molto rispetto al disegno originale.
    Le tinte sono state stese a corpo con effetti in rilievo utilizzando pennelli minutissimi (quasi mono-pelo) per i dettagli dei capelli e dei piccoli personaggi negli sfondi.
    L’uso del microscopio portatile ha permesso di visualizzare questi aspetti di maestria tecnica, che ricordano nello stile alcuni tra i più noti pittori moderni.
    Terminata la presentazione dell’indagine scientifica, il dott. Stefano De Bosio ha riferito sulle sue indagini, che lo stanno portando a scandagliare un orizzonte culturale il più ampio possibile.
    Per la sua ricerca si è servito delle nuove fotografie realizzate dal fotografo Ely Riva, grazie alle quali è stato possibile apprezzare come mai prima d’ora ogni singolo dettaglio di quest’opera notevolissima.
    Dettagli presenti sullo sfondo, come le figure degli angeli che raccolgono frutti per la Sacra Famiglia in fuga da Erode, sono per molti versi una rivelazione per la loro straordinaria qualità esecutiva.
    Le ricerche storico-artistiche hanno in particolare consentito di individuare il prototipo iconografico a cui si rifà il gruppo sacro della “Madonna col Bambino”: la peculiare presenza del pappagallo e il gesto vivace con cui Gesù cerca di afferrare il frutto dalla mano della Vergine si rifanno a modelli di area fiamminga degli anni ’20-‘30 del Cinquecento, elaborati dal pittore Pieter Coecke van Aelst, a lungo residente ad Anversa.
    Nel corso del suo ricco e dotto intervento il dott. De Bosio ha comparato la pregevole pala del Bigorio alla produzione artistica fiamminga cinquecentesca, confrontandola specie con opere di botteghe i cui autori sono ad oggi anonimi, noti solo con nomi convenzionali, come Maestro del Pappagallo e Maestro del Figliol Prodigo.
    Dal suo studio si evince che, per comprendere l’esecuzione della pala del Bigorio, è necessario tenere a mente le modalità di lavoro delle botteghe fiamminghe dell’epoca, dove più artisti potevano collaborare alla realizzazione di una singola opera, specializzandosi ciascuno nell’esecuzione di una parte specifica, quali le figure sacre in primo piano o i paesaggi di complemento.
    Una rivelazione che è stata anche suggerita dai risultati molto importanti delle indagini all’infrarosso eseguite sull’opera dalla prof.ssa Francesca Piqué le cui indagini hanno rinnovato profondamente la nostra conoscenza della tavola del Bigorio, rivelando in particolare la presenza di un disegno preparatorio in più punti non coincidente con la redazione pittorica.
    Verosimilmente sono due i maestri autori della pala del Bigorio: l’autore dei paesaggi è capace di tratti di pennello finissimi con cui dipinge in particolare le straordinarie ed indimenticabili figurine della Sacra Famiglia, degli angeli, il vibrante paesaggio al tramonto e i filiformi soldati dell’esercito di Erode in cerca del bambino..
    Il gruppo in primo piano della Vergine col Bambino è invece più monumentale, portatore di una dolcezza e pienezza di forme, specchio di un artista di gusto più marcatamente italo-fiammingo.
    Le ricerche condotte hanno consentito di individuare almeno altri otto dipinti, conservati in collezioni private e musei stranieri, che sviluppano la stessa particolare iconografia della Madonna del Bigorio.
    Anche attraverso il loro studio, la ricerca tutt’ora in corso avrà modo di fornire nuovi elementi per precisare ulteriormente gli autori della pregevole pala del Bigorio.
    La serata è stata moderata da Fra Roberto Pasotti, vicario della comunità e coordinatore delle attività culturali e dei corsi, il quale ha sottolineato l’importanza dell’incontro a livello culturale e scientifico e ha ricordato che quest’evento ha rappresentato solamente la prima fase nel percorso delle indagini che porterà la Commissione cultura dell’Associazione Amici del Bigorio, verso la fine del 2017, a svelare le incognite legate a questa importante pala d’altare.

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