In vista del lavoro di maturità da svolgere nel 2018 una studentessa del quarto anno della Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona, Letizia Ricciardi, ha deciso di scegliere quale tema la condizione delle donne musulmane in Ticino. Il progetto tratta brevemente la storia dell’Islam, la questione del velo e l’iniziativa popolare approvata dal Popolo il 22 settembre 2013 e che, a partire dal 1. luglio 2016 , ha introdotto nel nostro Cantone il divieto di dissimulare il volto negli spazi pubblici.
Nell’ambito di questa inchiesta la studentessa ha effettuato alcune interviste, rivolgendo al sottoscritto otto domande. E pensare che ci sono giornali in Ticino ( La Regione e il Caffè) che sulla questione del burqa non mi hanno mai intervistato, né nell’imminenza della votazione popolare né tantomeno dopo, privilegiando la disinformazione su un tema a loro sgradito anziché il diritto a un’informazione oggettiva di quei loro lettori che avrebbero voluto conoscere le mie motivazioni !
E’ bello constatare che dei giovani si interessino a questi temi, e per questo motivo ho aderito volentieri alla richiesta di un’intervista da parte della studentessa. Siccome nel 2019 il Popolo sarà chiamato a votare sull’iniziativa federale che chiede di introdurre il divieto di dissimulare il volto in tutta la Svizzera, ho pensato che potrebbe essere utile pubblicare l’intervista. Buona lettura !
Giorgio Ghiringhelli
1) Qual è stato il motivo principale che l’ha spinta a promuovere il divieto di indossare il velo integrale in territorio ticinese ?
Dopo la tragedia di New York dell’11 settembre 2001 ho cominciato a interessarmi dell’Islam, e le mie letture sull’argomento mi han portato alla convinzione che fosse in atto una ben precisa strategia per una vera e propria colonizzazione dell’Europa ( per non dire del mondo) da parte delle frange integraliste dell’Islam. Perché è il Corano che obbliga i musulmani a convertire tutta l’umanità . Questa strategia di conquista comprendeva un forte aumento della presenza di musulmani su suolo europeo (da raggiungere con un’immigrazione massiccia e l’incremento delle nascite) nonché la reislamizzazione dei musulmani europei, per evitare che si occidentalizzassero. A tal scopo, grazie ai petrodollari provenienti da alcuni Stati arabi del Golfo e grazie all’attivismo di movimenti religiosi integralisti come i Fratelli Musulmani ed i salafiti di matrice wahabita, è stata costruita una fitta rete di associazioni, di moschee e di centri culturali aventi lo scopo di controllare e reislamizzare i musulmani , fare proselitismo e avanzare tutta una serie di rivendicazioni a scopo religioso (come i tribunali islamici presenti in Inghilterra, la carne halal nelle scuole , le preghiere in piazza, i cimiteri islamici ecc.). Le donne musulmane praticanti sono state utilizzate come “soldatesse” di questa forza occupante, incaricate di propagandare la presenza e l’avanzata dell’Islam con una divisa rappresentata dai vari tipi di veli a sfondo religioso : da quelli che coprono solo i capelli (hijab) a quelli che coprono una parte del viso (niqab) a quelli che coprono interamente il viso (burqa). A un certo punto mi son chiesto cosa potevo fare di concreto per frenare questa “occupazione”, e dopo aver appreso che in Francia – su iniziativa del Parlamento – stava per essere introdotta una legge contro la “dissimulazione del volto in pubblico” ho deciso di fare la stessa cosa nel mio Paese, per dare un segnale. Non avendo la disponibilità finanziaria e l’organizzazione per poter lanciare con successo un’iniziativa popolare a livello federale, mi son limitato a lanciarla nel mio Cantone nel 2011 , con la speranza di far scuola in Svizzera : ciò che poi è successo nel marzo del 2016 con il lancio di un’iniziativa popolare a livello federale ( del cui comitato faccio parte) consegnata nel settembre del 2017 con circa 106’000 firme.
2) Quale reazione si aspettava da parte dei cittadini ticinesi dopo il lancio dell’iniziativa ?
Naturalmente, come accade per ogni proposta, era normale attendersi che non tutti fossero d’accordo con la mia iniziativa popolare. Mi ha stupito il fatto che a opporsi maggiormente all’”iniziativa antiburqa”, come io stesso per semplicità l’avevo definita, fossero le femministe di sinistra : quelle che qualche decennio fa scendevano in strada sventolando i reggiseni al grido di “l’utero è mio e lo gestisco io” per rivendicare più libertà per le donne (anche nel modo di vestirsi) , più parità dei sessi. Ed ora queste stesse donne si sono battute per la pseudo libertà delle donne musulmane di coprire il volto, che non è un obbligo religioso ma semmai un’assurda imposizione maschilista di tipo tribale, per evitare che le donne con il loro fascino potessero sedurre gli uomini e seminar zizzania, gelosie e corna. E’ insomma un’imposizione contraria alla parità dei sessi, e inaccettabile anche se queste “maschere” sono indossate “volontariamente”. Era difficile prevedere come sarebbe andata la votazione popolare, perché in nessuna parte del mondo (neppure in Francia e in Belgio, dove il divieto di dissimulare il volto in pubblico era stato deciso a livello parlamentare) vi era mai stata una votazione popolare su questo argomento. Ma alla fine l’abbiamo spuntata con oltre il 65% dei voti favorevoli, a dimostrazione del fatto che su certi temi il popolo é più sensibile rispetto ai politici ed ai Governi.
3) Crede che il divieto di indossare il velo integrale debba essere esteso a livello nazionale ?
Certo che lo credo, e come detto in precedenza era quanto auspicavo al momento del lancio dell’iniziativa in Ticino. La legge federale sulla sicurezza interna delega ai vari Cantoni il compito di provvedere in primis alla sicurezza del loro territorio, e quindi da questo punto di vista si potrebbe anche accettare che ogni Cantone legiferi per proprio conto in materia di dissimulazione del volto ( che vale anche per gli uomini e non solo per le donne). Ma per quanto riguarda il burqa o il niqab il problema è solo in minima parte legato alla sicurezza (ad esempio v’è chi potrebbe usare queste acconciature per sfuggire al controllo della videosorveglianza sempre più diffusa) : si tratta invece soprattutto di difendere dei valori e un tipo di società che vanno ben oltre i confini cantonali e che riguardano tutta la Svizzera. Del resto un sondaggio eseguito alla fine del 2017 da due importanti giornali d’oltre Gottardo è giunto alla conclusione che il 76% degli svizzeri sarebbe d’accordo di approvare l’iniziativa federale che chiede di proibire la dissimulazione del volto in pubblico in tutto il Paese. Che bella la democrazia diretta, che consente al Popolo di prendere quelle decisioni che i nostri Parlamenti e Governi non osano prendere perché le considerano politicamente scorrette !
4) Secondo lei l’introduzione del divieto di dissimulazione del volto negli spazi pubblici non avrebbe potuto influire in modo negativo sul turismo ticinese ?
I fatti hanno dimostrato che il divieto non ha influito in modo negativo sul turismo ticinese : anzi, la ripresa del turismo ticinese, dopo anni di sensibili cali, ha coinciso proprio con l’introduzione del divieto avvenuta il
1. luglio del 2016. Perfino l’ambasciata della retrograda Arabia Saudita ha invitato le turiste saudite che si recavano in Ticino a rispettare la nuova legge : e grazie a ciò molte turiste di quel Paese, ove vige l’obbligo di coprire il volto, hanno potuto provare l’ebbrezza e la gioia di girare in pubblico a viso scoperto. Anche quando il popolo svizzero nel 2009 votò a favore del divieto di costruire i minareti le solite cassandre dissero che i turisti arabi avrebbero disertato per ripicca il nostro Paese, e invece il loro numero se non erro è aumentato di almeno sei volte da allora : a dimostrazione del fatto che a farci certi problemi siamo noi e non i turisti arabi che, come del resto facciamo noi quando andiamo all’estero, non hanno difficoltà ad adeguarsi alle leggi dei Paesi che visitano. Ma anche se il divieto antiburqa avesse avuto come conseguenza quella di azzerare il turismo proveniente dai ricchi Stati del Golfo arabo, ciò non avrebbe modificato di una virgola il mio agire, perché la difesa di certi valori – come quello tipico della nostra società democratica di girare a volto scoperto – è di gran lunga più importante che non gli interessi venali degli ambienti turistici. Non si barattano i valori con i soldi, perché ciò significa prostituirsi.
5) Cosa pensa di Rachid Nekkaz e della sua intenzione di pagare le multe delle musulmane che non rispettano la legge antiburqa ?
Se un cristiano fosse andato in un Paese musulmano per incitare le donne a non rispettare le leggi e usanze locali e a togliersi i veli, probabilmente sarebbe stato imprigionato o linciato dalla folla. Invece qui da noi un algerino che viene a istigare le donne musulmane a non rispettare una legge decisa dal popolo (alla faccia della tanto decantata integrazione) è libero di farlo a suo piacimento, con la stampa (al 70% di sinistra) che si presta a fargli da megafono e che lo presenta quasi come un novello Robin hood ! Nekkaz ha fatto i suoi show in Ticino indossando una sciarpa con i colori della bandiera algerina, perché il suo scopo era quello di farsi pubblicità elettorale in Algeria, come paladino delle donne musulmane nel mondo occidentale : non ci si dimentichi che egli ambisce a diventare presidente di quel Paese, e che si era già candidato senza successo a quella carica. Invece di occuparsi dei diritti delle donne musulmane in Occidente, dove esse godono di una libertà che mai e poi mai potranno trovare in un Paese islamico, il Nekkaz farebbe bene a occuparsi dei diritti delle donne in Algeria, dove molte di loro non hanno la libertà di girare a capo scoperto e dove molte di loro durante la guerra civile che ha fatto seguito all’indipendenza di questa ex-colonia francese sono state uccise dagli integralisti perché rifiutavano di indossare il semplice velo.
6) Crede che la normativa venga adeguatamente rispettata ?
Ogni tanto ricevo delle segnalazioni da parte di cittadini che mi dicono di aver visto delle donne girare liberamente con il viso coperto, specie nel Luganese e al Fox town di Mendrisio. Quindi presumo che queste donne, probabilmente turiste, o non sono state informate del divieto vigente in Ticino ( toccherebbe agli albergatori informarle) oppure infrangono volontariamente la legge. In questi casi occorrerebbe essere più severi. La polizia non dovrebbe limitarsi a multare queste fuorilegge, ma se esse rifiutano di scoprirsi il volto dovrebbero o riportarle in albergo o caricarle sul primo aereo a destinazione del loro Paese, dove non solo potranno circolare con il volto coperto ma dovranno farlo, per la loro somma contentezza.
7) Non pensa che questa legge possa essere percepita come discriminatoria nei confronti delle donne islamiche ?
Se c’è qualcuno che fa delle discriminazioni nei confronti delle donne islamiche questi non è certamente la nostra società occidentale ma è proprio lo stesso Islam. Nessun’altra civiltà o religione al mondo discrimina le donne come nei Paesi islamici. Una musulmana non solo non può cambiar religione ( ciò vale anche per gli uomini, alla faccia della libertà di religione ) ma non può sposare un uomo che non sia musulmano. Senza contare le disparità a livello ereditario e in tanti altri settori. Basti citare due versetti del Corano per capire qual è il posto della donna nel mondo musulmano. Il versetto 34 della Sura 4 recita : “Gli uomini hanno sulle donne autorità per la preferenza che il Dio ha concesso al maschio sulla femmina, e a causa di ciò ch’essi hanno speso per loro delle sostanze proprie. Le femmine che si rispettano sono sottomesse, gelosamente custodiscono l’onore in assenza del marito in cambio della protezione che il Dio ha concesso loro. Temete l’infedeltà di alcune di esse? Ammonitele, relegatele sui loro giacigli in disparte, picchiatele : ma se tornano a miti sentimenti d’obbedienza, allora basta, va bene così”. E il versetto 223 della Sura 2 recita : “ Le vostre mogli sono per voi come un campo da arare : aratelo quando lo desiderate”. La donna come oggetto sessuale di proprietà del marito, dunque ! Anziché preoccuparsi di quelle eventuali donne che si sentono discriminate per il fatto che non possono coprirsi il volto, io mi preoccuperei di quelle centinaia di milioni di donne che invece nei Paesi islamici sono obbligate a coprirsi il volto o i capelli. Chi si preoccupa, qui da noi, dei loro diritti e della loro libertà ? Del resto se qualche musulmana si sente discriminata in Occidente per un divieto del genere ha pur sempre la libertà di tornare al proprio Paese. Non da ultimo va ricordato che con una sentenza del 1. luglio 2014 la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva respinto il ricorso di una musulmana francese che si sentiva discriminata dalla legge dell’11 ottobre 2010 contro la dissimulazione del volto in pubblico entrata in vigore in Francia l’11 aprile 2011. In sostanza i giudici europei hanno detto che in una società democratica l’approvazione o meno del porto di un velo integrale in pubblico costituisce una scelta di società, e che gli Stati dispongono di un ampio margine di apprezzamento, ragion per cui un divieto giustificato da tali motivi oltre a essere proporzionato può anche essere necessario ( punti 157 e 158 della sentenza : “En conséquence, notamment au regard de l’ampleur de la marge d’appréciation dont disposait l’État défendeur en l’espèce, la Cour conclut que l’interdiction que pose la loi du 11 octobre 2010 peut passer pour proportionnée au but poursuivi, à savoir la préservation des conditions du “vivre ensemble” en tant qu’élement de la “protection des droits et libertés d’autrui”. La restriction litigeuse peut donc passer pour “nécessaire”, “dans une société démocratique” (…)”). Si potrebbe forse riassumere questi concetti nel famoso detto “Paese che vai usanza che trovi”. E in ogni caso va sottolineato che a volte è proprio una proibizione a garantire a tutti la libertà, perché dove ad esempio c’è la “libertà” di indossare il burqa ( o niqab), molte donne possono poi essere obbligate a indossarlo, alla faccia della libertà : e chi poi si occupa della discriminazione di queste poverette ? Non ho mai visto le femministe locali scendere in piazza a manifestare per la libertà delle donne musulmane di togliere i veli…
8) Secondo lei in Svizzera è in atto un’islamizzazione ? Se sì, per quale motivo ?
E’ un fatto, e non una mia opinione , che non solo in Svizzera ma in tutta l’Europa (tranne alcuni Stati dell’est europeo) e in diversi altri Paesi del mondo (specie in Africa e in Indonesia ) è in atto da almeno una cinquantina d’anni un’islamizzazione molto spinta , cioè una vera e propria colonizzazione, avente quale obiettivo l’instaurazione della sharia (legge coranica) al posto delle altre leggi che attualmente sono approvate dagli uomini. Per raggiungere questo obiettivo le strategie differiscono da Paese in Paese . In Africa ad esempio si ricorre spesso e volentieri alla violenza, alla guerra santa (jihad) messa in atto con le armi. In Europa invece, a parte qualche atto terroristico compiuto da schegge impazzite, i movimenti integralisti islamici preferiscono lavorare con pazienza certosina, su tempi lunghi (se necessario anche un secolo) , utilizzando le libertà concesse dalla democrazia per guadagnar terreno e per conquistare il potere contando sulla maggioranza dei voti. Ecco perché per l’Islam il fattore demografico è molto importante per vincere questa guerra strisciante e subdola , combattuta senza eserciti, che ci ha dichiarato. Basti pensare che, per quanto riguarda la Svizzera, dal 1990 al 2010 il numero dei musulmani è salito da 148’000 a 433’000 mila (fonte : l’esperto di migrazioni Etienne Piguet in un’intervista apparsa sul Blick del 30 settembre 2015) . Di questo passo si può presumere che verso il 2100 la maggioranza degli abitanti in Svizzera sarà di fede musulmana, e a quel momento nessuno potrà impedire a questa maggioranza, grazie alla democrazia diretta, di modificare la Costituzione e sostituire così la democrazia con la sharia. Semplice , no ? Ecco perché personalmente ritengo che l’unica speranza per evitare questo disastro è di bandire l’Islam dall’Europa, almeno fino a quando questa ideologia totalitaria e violenta, travestita da religione per accrescere il fanatismo dei suoi adepti promettendo un paradiso pieno di vergini a chi muore combattendo in nome di Allah, non sarà profondamente riformata in un senso più spirituale, come tutte le altre religioni. Non va dimenticato che la conquista dell’Europa è sempre stata una fissazione da parte dell’Islam, che ad esempio a partire dal 711 aveva conquistato la penisola iberica (da dove poi venne “espulso” otto secoli dopo, nel 1492), che fu sconfitto da Carlo Martello a Poitiers (Francia) nel 732, che conquistò la Sicilia a partire dall’842 e per circa due secoli, che conquistò Costantinopoli nel 1453, che occupò l’Ungheria nel 1526 (dove si installò fino al 1688) e che tentò inutilmente di conquistare Vienna ( con un assedio nel 1529 e una sconfitta sul campo di battaglia nel 1683) . Insomma, dopo aver tentato inutilmente di occupare l’Europa con gli eserciti, ora l’Islam ci sta riprovando cambiando tattica e puntando soprattutto sull’immigrazione , nonché contando sulla collaborazione di parecchi “utili idioti” e sulla dabbenaggine di quelle forze politiche che, sventolando la bandiera dei diritti umani e spalleggiati da un Papa più preoccupato della sorte dei musulmani che di quella dei cristiani, stendono tappeti rossoverdi alla sua avanzata , senza accorgersi che stanno tirandosi la zappa sui piedi e stanno mettendo a rischio la nostra civiltà.