Cugnasco, 30 agosto 2021 – La Federviti ci ha invitati presso le cantine Boscioro di Cugnasco per fare il punto alla situazione, in un anno difficile, dovuto alle violente piogge e grandine caduta in questi ultime settimane. Se negli anni passati il sottocenere subiva più delle altre regioni ticinesi questi fenomeni devastanti per i vitigni, quest’anno è stato il Locarnese, Bellinzonese e valli ad avere la peggiore.
Molti vitigni, a causa di questi eventi metereologici, sempre più frequenti, hanno subito danni enormi. Molti si sono attrezzati con le reti di protezione, altri sono ancora restii a effettuare questi investimenti e preferiscono assicurarsi. Altri ancora subiscono i danni pagando poi di tasca loro le conseguenze. Ci è stato detto che l’investimento di reti protettive verrebbe compensato come il pagamento dei premi assicurativi per due anni. Chi subiva danni senza reti di protezione, li subiva anche nell’ordine del 90% di distruzione, contro un 10% se i vitigni vengono protetti. Considerando i premi assicurativi molto onerosi, la maggior parte dei viticoltori stà optando proprio per questi investimenti. In tema di qualità delle uve, quelle che arriveranno ai produttori di vino saranno di ottima qualità, anche perché il limite di produzione per il Ticino DOC è fissato in 840 gr/m2 e l’IVVT ha indicato in fr 4/kg il prezzo dell’uva.
Il Ticino ha ca. 1070 ettari di produzione e le cantine si trovano con esuberi di bottiglie non vendute. Questo porta ad una capitalizzazione ferma presso i vari produttori. Sebbene sia positivo avere una produzione in leggero esubero per garantirsi la vendita dell’anno successivo, anche perché comunque il vino va o andrebbe lasciato riposare almeno un anno, un anno e mezzo in cantina.
Lo stock calcolato presente nelle varie cantine si riferisce ad una produzione di 33 mesi per il rosso e di 12 mesi per il bianco. Questo perché è cambiato anche l’approccio al vino ticinese. Sembra quasi che il Bianco sia più sollecitato e gradito dai consumatori mentre il rosso subisce a livello mondiale una fase di rilassamento. Bisogna anche dire che la gente beve meno vino e anche questo è un fenomeno riscontrabile a livello mondiale. Un dato interessante è stato fornito da Andrea Conconi di Ticinowine: nel 2020 si è venduto più vino in misura dell’1% rispetto al 2019. Sebbene vi sia stato il Covid, questo livello di vendita è anche dovuto al fatto che le dogane fossero chiuse per cui i consumatori si sono rivolti alla produzione del posto. Di certo ora che la situazione si va normalizzando con la nuova aperture delle dogane, va fatto uno sforzo in più direzioni per convincere a comperare/consumare il buon merlot del Ticino, che sempre più raccoglie onori e premi a livello internazionale.
Uno dei problemi che viene solo sorvolato ogni volta ma non viene mai approfondito è il discorso della ristorazione ticinese. Spetta al ristoratore, per esso al personale di servizio, proporre ai propri ospiti/clienti le bottiglie di vino Ticinese, con gentilezza e con entusiasmo. Proprio l’altro giorno chi vi scrive si trovava in un grotto, uno di quelli veri che sembra siano sempre più una rarità, e avevamo optato per un Merlot Ticinese abbastanza noto. La titolare di questo grotto ci ha consigliato un vino di un produttore vicino al suo locale, barricato che ben volentieri abbiamo accolto la sua proposta. Il vino proposto costava frs 60 la bottiglia contro i frs 40 di quella che avevamo scelto. Il consiglio è stato apprezzato e il vino effettivamente ottimo ha avuto il successo che meritava tanto che ne abbiamo bevute 2 bottiglie. Ecco dove forse si dovrebbe operare con il marketing, sensibilizzare i ristoratori sul valore aggiunto di offrire il vino della regione in cui si opera. Solo così le filiere tanto proclamate a parole porteranno un effetto economico concreto. E’ ora di finirla di non parlare di questi problemi, cercando di aggirarli per evitare conflitti o attriti tra i vari operatori turistici. Certo il turismo è una filiera concatenata dove ogni suo anello ha molta importanza, ma deve essere coordinata e curata e non solo conclamata e nulla più. Considerando pure il prezzo di vendita del nostro Merlot, forse in questo caso “sovraconsiderato”. Certo che con un po’ di impegno da parte di tutti e anche una certa voglia di noi ticinesi di bere Ticino, molti ostacoli potrebbero venir superati senza tante difficoltà. Ma potremmo andare avanti in queste osservazioni…
Quando poi sentiamo che hanno commissionati studi su studi sul territorio per valutare a che punto e come siamo messi con la viticoltura, che vi sono atti parlamentari in corso e via dicendo, sappiamo tutti che questi studi hanno una finalità temporale che difficilmente porteranno a risultati concreti con la politica. Ogni viticoltore sa di suo a che punto è messo con la produzione, vendita e anche sulla sua qualità. Non imbrogliamoci nascondendoci con gli studi e commissioni di studio.
Bisogna semplicemente prendere tutti gli attori della filiera Turismo, e i viticoltori sono un anello importante, e farli ragionare con le buone o le cattive (si fa per dire).
Abbiamo un vino di eccellenza, ebbene tutti assieme con entusiasmo viviamolo!
Roberto Bosia(ETC)