Per accorgersi che il Ticino si sia fermato, è sufficiente vedere il traffico in autostrada. Purtroppo, il diffondersi della pandemia Covid-19 sta creando problemi sia sanitari sia economici soprattutto alle piccole e medie imprese. Per questo motivo anche l’Interprofessione della vite e del vino ticinese e la sua associata “Associazione viticoltori e vinificatori ticinesi” si sono fatte promotrici delle preoccupazioni di tutta la filiera scrivendo al Presidente del Consiglio di Stato Christian Vitta per attirare l’attenzione sulle difficoltà che tutto il settore primario vivrà nei prossimi mesi.
Non siamo l’unico settore in difficoltà in questo momento ma, per i viticoltori è impossibile accedere alle indennità di lavoro ridotto. La vigna sta piangendo (stadio fisiologico) e le gemme tra poco inizieranno a germogliare. Il lavoro nei campi non si può arrestare, ma la parte commerciale è ferma: il vino fornito negli ultimi tempi è depositato nelle cantine dei ristoranti e delle enoteche, quello destinato ai carnevali è rientrato. Le vendite si stanno spostando su altri canali e solo una piccola parte di produttori fornisce la grande distribuzione. Il vino smerciato da altri canali, resterà invenduto e soprattutto le fatture emesse non saranno le prime ad essere saldate.
Le singole aziende si stanno impegnando promuovendo le consegne a domicilio o lasciando il vino fuori dalle proprie cantine pronto per il ritiro, in modo di non entrare in contatto con la clientela. Sembra paradossale, pensandoci, visto che il vino è convivialità e si è sempre promosso il contatto tra produttore e consumatore. È in questi momenti, che chi ha lavorato bene dovrebbe raccoglierne i frutti, vedere che il suo cliente non lo abbandona. Tutti gli eventi promozionali, in ottemperanza alle direttive cantonali e federali, si sono stati annullati: le degustazioni, presentazione delle nuove annate e, si sta valutando di posticipare a data da stabilire anche l’evento principale “Cantine Aperte. Questa manifestazione, per alcuni produttori, è una boccata d’ossigeno di liquidità che permette loro di arrivare al periodo autunnale quando il mercato inizia ad esse più attivo.
A questo proposito, la Ticinowine lancia una richiesta di sostegno al settore che è quello di festeggiare le imminenti festività pasquali accompagnando il capretto con dei vini ticinesi: uno piccolo sforzo da parte di tutti per un settore di primaria importanza.
Ricordo inoltre che negli ultimi anni, le aziende vitivinicole hanno quasi esaurito le loro riserve che, con difficoltà avevano impiegato anni ad accantonare. Si pensi ai danni che non hanno ottenuto nessun aiuto statale, ma sono andati a pesare sulle spalle dei produttori. Per esempio, nel 2014, la Drosophila Suzuki che ha decurtato gran parte del raccolto o le gelate primaverili del 2017. Questa pandemia metterà sicuramente in ginocchio anche numerose nostre aziende vitivinicole.
Se, come ci si prospetta, le misure prese dalla Confederazione per contenere il diffondersi del virus dureranno alcuni mesi, sarà messo a rischio anche l’acquisto della totalità della vendemmia 2020.
Nelle nostre richieste al Consiglio di Stato, si chiede di non lasciare cadere un importante settore come quello agricolo che, pur occupando unicamente il 2% della popolazione, è tra quelli con i salari più bassi. Senza dimenticare che dietro queste aziende ci sono intere famiglie che vivono coltivando i frutti della terra.