TCS: Il popolo svizzero riconosce la bici quale importante mezzo di trasporto
Berna, 23 settembre 2018. Il TCS si rallegra del chiaro SÌ al decreto federale per la bici. Il Popolo ha così colto questa occasione per rafforzare in generale la rete svizzera dei trasporti. Il fatto d’aver riconosciuto la bicicletta come un importante mezzo di trasporto contribuisce a migliorare la sicurezza stradale e la fluidità del traffico.
L’approvazione del decreto federale per la bici è la dimostrazione dell’attenzione che la popolazione svizzera attribuisce a questo mezzo efficiente e alle infrastrutture di trasporto legate. Le biciclette e le loro piattaforme di condivisione hanno assunto una crescente importanza negli ultimi anni, soprattutto nelle città. L’Accademia della mobilità del TCS, unitamente al Fondo di sostegno Engagement Migros, gestisce la più importante piattaforma del mondo di condivisione di bici cargo elettriche. Dal canto suo, la Patrouille del TCS in bicicletta presta soccorso ed assistenza in quattro città.
In seguito al successo della bicicletta in Svizzera ed al conseguente sviluppo, il TCS continuerà ad impegnarsi per adeguare la rete ciclabile svizzera, in chiave moderna, nello spirito con cui ha sostenuto il decreto federale per la bici. Peter Goetschi accoglie in questi termini la positiva decisione del popolo svizzero: “Il decreto federale per la bici mira alla separazione delle vie di circolazione, senza per questo favorire unilateralmente la bicicletta a scapito di un altro mezzo di trasporto. Questa misura accresce la sicurezza della circolazione e migliora la fluidità del traffico stradale”.
L’accettazione del decreto federale per la bici spiana la strada ad uno sviluppo innovativo ed efficace della rete ciclabile. Il TCS, conformemente a uno dei suoi principi fondamentali, continuerà a impegnarsi affinché gli utenti della strada possano scegliere liberamente il loro mezzo di trasporto.
La scuola che NON verrà : l’UDC ringrazia per una saggia decisione
Il popolo ticinese ha bocciato con il chiaro risultato del 56,7% la pericolosa, oltre che sbagliata, sperimentazione di sapore sessantottino che il Dipartimento di Manuele Bertoli aveva elaborato, poco curandosi del parere contrario di parecchi degli attori coinvolti in questo essenziale settore politico dello Stato (docenti, genitori, imprenditori, eccetera). La maggioranza dei votanti ha dunque anche smentito quei parlamentari dei partiti di centro che avevano approvato il messaggio in Gran Consiglio, rendendo loro amaro il piatto di lenticchie (contemporanea sperimentazione altrettanto raffazzonata e vaga di fabbricazione PLR) per il quale avevano venduto il loro consenso nel parlamento cantonale.
A rendere ancora più netto il risultato ha probabilmente contribuito anche il tono cattedratico e arrogante assunto durante la campagna di voto dallo stesso ministro e da diversi suoi sostenitori – in pratica quegli stessi che, considerando quella degli insegnanti una casta intoccabile, avevano altrettanto invano contrastato due anni fa l’iniziativa per l’insegnamento della civica. Il messaggio è chiaro: i Ticinesi hanno troppo a cuore la loro scuola per lasciarla alla mercé di pochi “addetti ai lavori” oltretutto spesso condizionati ideologicamente.
UDC Ticino ringrazia i compagni di cordata che hanno reso possibile il referendum e, soprattutto, i cittadini votanti che, grazie al loro sostegno, permettono oggi a noi tutti di brindare allo scampato pericolo.
Ma dopo questo imprescindibile primo passo, fin da domani il Consiglio di Stato dovrà porre di nuovo mano a questo importante e delicato dossier, ristudiando – e questa volta si spera con un ampio coinvolgimento delle parti in causa – una riforma che corregga gli indiscutibili difetti di cui il nostro sistema scolastico soffre, ma per i quali il progetto giustamente bocciato non era la soluzione giusta.
Votazioni federali
UDC Ticino si rallegra del chiaro rigetto popolare delle due iniziative agricole che, se accettate, avrebbero solo causato una maggiore burocrazia e regolamentazioni supplementari di cui i nostri contadini fanno volentieri a meno, con oltretutto un conseguente rincaro dei prezzi al consumo delle derrate alimentari.
Le vie ciclabili, per UDC Ticino, non sono d’importanza tale da necessitare il loro ancoraggio nella Costituzione federale. La decisione popolare odierna – di cui il partito si rammarica, ma che ovviamente accetta – è un ulteriore segnale della pericolosa tendenza al centralismo che sta vieppiù prendendo piede in Svizzera.
UDC Ticino
COMUNICATO STAMPA COMUNISTI: “Scuola che verrà”: una sconfitta pesante per il DECS
La decisione di non sperimentare la riforma “La scuola che verrà” è politicamente pesante! Noi l’abbiamo sostenuta, pur criticamente, perché ci siamo convinti che, nella sua ultima variante effettivamente messa al voto, la riforma contenesse elementi progressivi che meritavano di essere implementati. Ora i vertici del DECS dovrebbero porsi qualche domanda autocritica sui propri metodi di lavoro, poiché da essi sono scaturiti parecchi solamente eufemistici “mugugni” fra studenti e docenti (cioè i protagonisti della scuola), contribuendo così ad alimentare un diffuso malcontento verso le proposte dipartimentali.
Il rischio è ora che il PLR e il PPD mollino il PS (che sul tema non ha brillato per distacco critico) e si buttino quindi furbescamente a destra per riciclare alcune delle proposte di UDC & Co. volte a privatizzare la scuola, a mantenere la selezione precoce e a mettere in concorrenze fra loro gli allievi e le scuole ticinesi. Questo scenario, che naturalmente non auspichiamo, andava tenuto conto anche da chi nella sinistra estremista ha fatto apertamente campagna contro la riforma, senza capire la fase, i rapporti di forza politici e dunque facendo solo un grosso favore a Morisoli & Co.
Il Partito Comunista ora auspica che il Consigliere di Stato Manuele Bertoli, direttore del DECS, avanzi speditamente su 4 priorità, mettendole in cantiere già prima delle elezioni:
Consultazione stabile delle associazioni magistrali e studentesche per costruire dal basso una nuova riforma complessiva della scuola obbligatoria;
Abolizione immediata dei livelli alle scuole medie e graduale estensione della figura del docente d’appoggio;
Adozione di un decreto esecutivo inerente gli aiuti allo studio volto a trasformare i prestiti in borse di studio sul modello proposto dal SISA;
Revisione totale del Piano di studio della scuola dell’obbligo con l’attiva partecipazione delle associazioni magistrali e studentesche, con l’abolizione del cosiddetto “approccio per competenze” (ereditato dagli USA).
PLR; La scuola del futuro? Pari opportunità di partenza, non di arrivo. La sperimentazione del progetto… non verrà. C’è urgente bisogno di una visione liberale radicale per la scuola
La “Scuola che verrà”… non verrà. È venuto infatti a mancare il sostegno popolare. C’era da aspettarselo. Nonostante il grande lavoro svolto dal PLR per inserire nella sperimentazione un modello di scuola più aderente alla realtà e, soprattutto, meno votata all’ideologia, l’insistenza e la testardaggine dei vertici dipartimentali hanno condotto al prevedibile naufragio dell’intero progetto. Un vero peccato, soprattutto perché nel modello PLR erano contenuti aspetti quali la differenziazione in base alle competenze (e non alla causalità) in alcune materie che avrebbero certamente contribuito a dare alla nostra scuola una spinta verso il futuro considerando adeguatamente i percorsi professionali. I liberali radicali ribadiscono comunque la massima fiducia nei docenti e nelle direzioni d’istituto per far sì che la scuola ticinese rimanga, come oggi, una buona scuola. Una buona scuola fatta da buoni docenti e non da modelli di importazione.