GOBBI-ZALI: UN ARROCCO CHE METTE IN STALLO IL TICINO
I Giovani UDC, i Giovani del Centro, i Giovani Liberali Radicali, i verdi liberali, le Giovani Verdi e la GISO esprimono profondo disappunto per lo scambio di dipartimenti tra i Consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali.
Quanto annunciato sembra essere il frutto di un patto di convenienza tra due Consiglieri di Stato ormai logorati da una lunga permanenza al potere. L’immagine trasmessa è lungi da quella che mostra un voler governare con visione e responsabilità. È un segnale profondamente scoraggiante per noi giovani, che vorremmo credere in una politica fatta di merito, trasparenza e spirito di servizio. Invece, ci viene offerto l’ennesimo esempio di una classe dirigente più preoccupata a mantenere le proprie posizioni che di rinnovare le istituzioni o affrontare le vere sfide del futuro.
A ciò si aggiunge il danno operativo. I dipartimenti coinvolti – istituzioni e territorio – sono settori strategici che richiedono coerenza, continuità e competenza tecnica, non improvvisazioni. Il nostro Cantone si trova oggi ad affrontare una fase critica: finanze pubbliche fragili, scandali giudiziari, infrastrutture congestionate e valli devastate dal maltempo. In questo contesto delicato, un cambio alla guida di questi dipartimenti non solo rischia di generare confusione amministrativa, ma finisce per rallentare ulteriormente riforme strutturali attese da decenni. Si tratta di riforme fondamentali per garantire un futuro prospero alla nostra generazione e a quelle che verranno. Ma finché i due consiglieri dovranno familiarizzare con i nuovi dossier e comprendere la complessità dei loro rispettivi ambiti, di cambiamento reale non se ne vedrà e la legislatura sarà già terminata. Il Ticino non può più permettersi questa politica dell’attesa. Serve visione, serve coraggio, serve competenza. Non operazioni di facciata.
La Lega dei Ticinesi, un partito che ha costruito la propria identità sulla critica feroce contro la “casta” politica attaccata ai suoi privilegi, si è trasformata essa stessa nel simbolo della politica delle poltrone. Questo arrocco ne è la prova più evidente: un tentativo di rinnovarsi restando sempre uguali, spostando le proprie pedine mettendo in scacco (stallo) il Ticino.
Noi chiediamo un cambiamento vero, fatto di contenuti e di responsabilità, altrimenti i giovani continueranno a perdere fiducia nella politica.