Per i nostri giovani sempre più difficile trovare un posto di lavoro, e quando lo trovano le condizioni salariali sono spesso inadeguate ad una situazione decorosa. Tutti quelli che starnazzano sul difendere l’economia Ticinese, di regola piccoli imprenditori del sottoceneri che coerentemente assumono anche frontalieri magari pagandoli meno o vanno poi in Italia a fare i loro acquisti. Di persone opportuniste in questi anni ne abbiamo conosciute tante e le abbiamo “tagliate” perché difendere l’economia del nostro paese lo si deve fare con i fatti e non con le parole incitando i lavoratori, licenziati a volte proprio da certi imprenditori che predicano il sostegno dell’economia Ticinese. Ma questo è un nostro problema interno al quale noi abbiamo cercato di risolvere non credendo più solo alle parole e alle lusinghe di alcuni artigiani o imprenditori che guardano solo ed unicamente al loro incasso , fregandosene poi di operai in disagio economico e sociale causato dalle loro logiche imprenditoriali. Ma una cosa ci dà fastidio e sono i governatori italiani e alcuni Europarlamentari che calano lezioni di bon ton denunciando come i frontalieri vengono trattati in maniera non decorosa in Ticino. Se alla nostra classe imprenditoriale si può intervenire potenziando i controlli e infliggendo multe, ai politici Italiani, se non va bene che il canton Ticino sia il loro più grande datore di lavoro, se li tengano pure lori i cosiddetti frontalieri, dando loro un lavoro e permettendo loro di vivere nella bambagia. Facciamo un calcolo: due frontalieri, marito e moglie si portano a casa al minimo 6000 euro al mese, che equivale a ca, 17 mila franchi al mese, facendo le proporzioni. Se non sono contenti di questa situazione, le autorità italiane proibiscano ai loro cittadini di venire in Ticino a lavorare, come ha fatto Maroni esortando i suoi a boicottare il lavoro in Ticino. Probabilmente aveva bevuto una tisana non proprio di solo te alla camomilla. (ETC/RB)