Sono osservazioni fatte in primis su chi vi scrive. Dopo 40 anni dal conseguimento delle patenti di circolazione, ci si rende conto che magari qualche norma inizia a sfuggire e potrebbe essere causa o fonte di gravi incidenti. E’ assodato che in quarant’anni il traffico è mutato, vi sono molte più macchine, molti più stranieri che con la macchina pensano di essere dei reucci e vi sono un sacco di motociclisti che mettono a repentaglio ogni istante la loro vita con manovre da veri e propri criminali sulla strada. Quando leggiamo di incidenti, anche da esito definitivo, ci rattristiamo ma andiamo al pensiero che i motociclisti, proprio loro, sono sprezzanti del pericolo e arroganti al punto di mettere a repentaglio anche la vita altrui. Naturalmente non è con la repressione che si risolvono i problemi, quella repressione che il Ministro incaricato direttore del DI tanto per … ,usa in ogni momento pensando che la repressione è la soluzione a tutti i mali. L’incapacità di compromessi porta a sfidare la legge e conseguentemente a mettere in pericolo la vita. Che poi vi sia un interesse particolare da parte dello stesso dipartimento verso la repressione per poter incrementare le finanze, anche questo è un tema molto attuale. Ma torniamo a noi, se veramente le nostre autorità volessero risolvere in parte il problema della circolazione, inizierebbero a obbligare ogni autista, almeno con scadenza decennale ad un aggiornamento obbligatorio, con esame finale teorico e pratico, per il rinnovo della patente. E questo servizio dovrebbe essere gratuito e pagato dal cantone in considerazione delle tasse di circolazione che paghiamo, elevate come da nessuna parte. Alcune statistiche dicono che almeno l’88% degli autisti non è a conoscenza delle nuove segnaletiche e di nuovi adeguati modi comportamentali sulle strade. Allora invece di repressione per finanziare le casse dello Stato mettendo mano come sempre al borsino degli automobilisti, varrebbe la pena obbligare ad aggiornarsi proprio perché la finalità ultima è quella di limitare gli incidenti e salvare le vite umane. Sappiamo benissimo che con queste nostre osservazioni limiamo quelle voglie (frustrazioni di alcuni) che quando si trovano un automobilista in fallo , “godono” nello spennarlo, nel mandarlo ai vari servizi della circolazione, dove troviamo avvocati di un’arroganza spaventosa e procuratori che aspettano solo l’automobilista di turno, specie se giovane, per gettare addosso a loro tutta la repressione psicologica di cui loro ne sono pieni. Allora che ci si faccia tutti un esame di coscienza e che l’automobilista rispetti la legge e i limiti di velocità, ma che dall’altra parte, dal ministro incaricato al capo della polizia e via via i suoi quadri evitino l’accanimento fine a se stesso contro gli automobilisti. Anche in questo caso varrebbe il buon senso, ma, e lo constatiamo in ogni ambito in particolare nella politica, questa parola è stata messa da anni nell’armadio …. peccato !!! (ETiCinforma.ch/RB)