Avevamo 15-20 anni ed erano i tempi in cui da noi a Locarno vi era in atto la piccola contestazione di noi giovani contro la generazione dei nostri genitori. Erano gli eroi della rivoluzione, quella rivoluzione che molto soft conducevamo anche noi contro certi divieti e autoritarismi inammissibili. Tutti a comperare il famoso reporter verde con lo stemma “Fate l’amore e non la guerra”. Lo rompevamo perché faceva più Che, el Che. Questi rivoluzionari che hanno sfidato la grande America, battendola e resistendo per 50 anni ad ogni forma di pressione, anche violenta, ne fanno di Fidel l’unico vero rivoluzionario coerente con se stesso. Non spetta certamente a noi di analizzare il fenomeno storico di Fidel, ma di certo questo rivoluzionario e poi dittatore non è certamente peggio dei suoi nemici; quell’America che ne ha combinate di tutti i colori e continua a monopolizzare il mondo in maniera negativa, oppure quell’Europa incapace di prendere decisioni e in guerra perenne per una manciata di potere. La morte di Fidel, per noi è comunque un momento storico e un attimo per riflettere su dove sia andato il mondo. Non pensiamo certo che in questo bel mondo ovattato dove si parla di democrazia e libertà, sia meglio di quello dove Fidel la faceva da padrone. Riflettiamo e se possibile, i grandi del mondo che facciano un esame di coscienza per capire se la strada intrapresa sia proprio quella giusta oppure non sia magari peggiore di quelle che nel passato hanno permesso a varie dittature di comportarsi in maniera negativa.
Di certo la morte di Fidel merita rispetto e non va sbeffardata come abbiamo letto su FB di ironie e cattiverie. Se il mondo è comunque forse apparentemente migliore, lo dobbiamo anche un po’ a questi rivoluzionari d’altri tempi. (ETC/rb)