Oggi siamo a un bivio dovuto anche alla poca lungimiranza di club sportivi e addetti ai lavori. Lo sport di elite va suddiviso in tre settori. I professionisti giocatori, che succhiano risorse economiche ingiustificati ai club, i dipendenti che si adoperano per far funzionare tutti gli ingranaggi dell’azienda Club e i volontari che sono tifosi e genitori di giovanissimi che cercano con il loro impegno nel tempo libero di dare una mano ai club per cercare di contenere le spese. I bilanci che ci fanno vedere i club difficilmente corrispondo alla realtà, ma tecnicamente a noi tifosi poco conto. Il problema che ha scoperchiato la pandemia, o presunta tale, è che lo sport non riesce a camminare sulle proprie gambe. Vi era sempre, a fine di ogni stagione, chi per amore o per boria personale ci metteva una pezza in soldoni. Sono un tifoso dello sport in genere e non vedere le partite, sia allo stadio o in televisione mi si stringe il cuore. In parallelo mi si stringe il cuore a vedere tante famiglie in difficoltà, che per obbligo di vita devono vivere con figli e quant’altro, senza la possibilità che a fine mese qualcuno pareggi i conti. Sono parallelismi difficili da fare, uno tocca la sfera delle emozioni (sport) e l’altro la sfera della vita (famiglia). Imporre di giocare a porte chiuse, perché di fatto di questo si parla, si mette in ginocchio un sistema malsano, ma molto importante. Allora mi vengono in mente i miliardi spesi per aerei militari (idea personale, inutili), per soldi ad altri stati quando noi ne abbiamo bisogno, per soldi all’Europa quando dall’Europa stessa riceviamo pesci in faccia e via dicendo. Ora si tratta di affossare club storici, con 100mila adetti al lavoro in Svizzera per tutta la filiera o di cercare di salvare il salvabile con finanziamenti una tantum e interventi strutturali nella politica dello sport e nelle dirigenze dei vari club. I soldi ci sono, ma soldi statali non sono soldi di magnanti dati a fondo perso senza che chi li riceve ne deve giustificare l’utilizzo. I soldi statali, che spero riceveranno i club per non morire, dovranno essere spesi con rigore e i club dovranno essere supervisionati da una Task Force seria e competente. Si dovranno indi rivedere le regole dello sport e tagliare laddove si potrà tagliare, e siamo certi che i margini di risparmio saranno molti, per evitare che in caso di altri stop o problematiche che arriveranno non saremo nuovamente qui a discutere come salvare club che, hanno negli anni esagerato finanziariamente,
prendendoci molto in giro, facendoci mettere una mano sul cuore, intimidendoci e aprendo il nostro borsino. Anche i tifosi, che vogliono lo sport e lo spettacolo, non hanno più il borsino a disposizione, per cui lo sport, bello e spensierato, dovrà dopo questo periodo e i finanziamenti pubblici che arriveranno (sperem), cambiare filosofia e smetterla di spendere più soldi di quelli che ha a disposizione. E’ una forma di rispetto verso gli addetti ai lavori e verso i tifosi che per assistere a una partita fanno sacrifici enormi perché tra biglietti di entrata cari e bibite con grigliate, andare a vederci una partita di hockey o calcio è un lusso a cui in molti lentamente dovranno rinunciare e allora il problema si ripresenterà con maggior forza. Senza tifosi lo sport non è sport. Stringiamo ora, diamo soldi pubblici una tantum per salvare il salvabile, ma poi che l’autorità intervenga nel dare nuove regoli comportamentali sia a livello economico che di politica di club, alfine di evitare ogni anno i soliti piagnistei, a cui solo i tifosi credono, o nella miglior delle ipotesi fanno finta di credere. Fermare i campionati, probabilmente costerebbe molto di più che proseguire a giocare, con tutte le norme ristrettive sanitarie ma che ora dovranno essere anche norme ristrettive economiche. Lo sport, e lo diciamo a quei presidenti che pensano che sempre tutti abboccano, non è comunque l’ombelico del mondo, di certo è una parte importante della nostra vita sociale. Speriamo nella responsabilità delle dirigenze a capire il problema di fondo e un plauso per quello che, sono certo, sapranno ancora fare per lo sport e dunque per tutti noi.