In tempi non sospetti lo scrivevamo e venivamo tacciati da nemici della valle. Nelle valli, in certe valli abituati a ricevere tutto e sempre dal pubblico e criticare tutto e sempre, dove sembra che i progetti se non sono megamilionari non interessano, ecco il freno o il monito da parte della politica, non di tutta. Vi sono parlamentari che per farsi buoni le genti di valle sono ancora convinti che i progetti mega milionari portino lavoro e benessere senza rendersi conto delle potenzialità e dei numeri intrinsechi in queste tanto declamate potenzialità. Prima che veniamo dissanguati nelle valli che difficilmente hanno il potenziale mentale di cambiare marcia, basti pensare che nella regione 3 valli la maggioranza dei sindaci sono tutti impiegati in amministrazioni pubbliche e che molti cittadini non si assumono neppure le loro responsabilità civiche … (mettersi in lista per il Municipio ed essere sostituto municipale e declinare i propri doveri non è certo un segnale di attivismo sociale). Ma il Cantone cosa ha detto: va bene agli investimenti ma che siano tutti messi in rete e finalizzati al turismo e all’economia. Pensiamo in certe regioni dell’alto Ticino cosa esiste già. Un censimento è stato fatto e il risultato è straordinario per ricchezza di siti interessanti, storici e culturali, per quanto concerne il territorio e la gastronomia. Poi ci accorgiamo che tutto questo patrimonio si scioglie come neve al sole, con prospetti singoli non inseriti nella realtà territoriale, con monumenti chiusi, dunque inutili, con una visione turistica e di concetto vecchia e sorpassata. Sia chiaro che le autorità locali non possono attivarsi oltre quel tanto, insomma non possono e non devono fare gli imprenditori per i privati, ma mettono a disposizione dei mezzi, a volte molto discutibili e dispendiosi, che dovrebbero permettere ai privati di cucire il loro fare e ottenere da tutto ciò benessere per tutta la comunità. Così non è. Quante volte ci capita di voler visitare una chiesa, un mulino, o una costruzione storica ristrutturata e di non poterlo fare perché chi la gestisce è in ferie e non lascia a nessuno il compito di “portinaio”. Ci viene da ridere, per non piangere pensare che le grandi OTR, tanto decantate come soluzione globale, non sono nient’altro che le brutte copie di cosa esisteva già. Direttori e funzionari impegnati in riunioni e studio di strategie, impegnati nel voler giustificare investimenti ingiustificati, i comuni alla rincorsa di un prestigio politico amministrativo con investimenti in personale che alla resa dei conti risulta inutile perché bisogna mettere sul tavolo condizioni quadro che permettano la promozione vera, associazioni che non trovano accordi, polemiche varie, tutto a farci capire che il Cantone, e se ci arriva il Cantone significa proprio che la situazione è grave, è stufo di investire milioni e milioni per progetti fine a se stessi o che soddisfano unicamente interessi di singoli e non della comunità. Ma guardino lungo le strade, alle entrate dei vari paesi, i cartelli che annunciano i vari eventi, posizionati selvaggiamente ovunque. Ma che immagine diamo al turista, il primo colpo d’occhio, che entrando nei paesi non vede un fiore, vede cartelli ovunque, vede un disinteresse generale, gli uffici turistici chiusi di sabato e di domenica, e avanti così. Quando poi ascoltiamo alcuni parlamentari incravattati con tanto di master in economia che abitano nelle valli che affermano come tutti questi investimenti per esempio nella regione 3 valli porteranno benessere e posti di lavoro pregiati per i prossimi decenni ci viene un tremolio di paura rivolto al futuro. Sono questi geni dell’economia, ci consta, che ci hanno portato al fallimento completo del modello economico occidentale e questi che hanno impoverito il popolo ora vengono ancora a pontificare con le loro teorie. Nulla di tutto ciò noi speriamo che non si investi più nemmeno un franco nelle regioni che non dimostrano anche con il settore privato di crederci. Non parliamo di industrie, parliamo di turismo e di tutto ciò che ruota attorno. Investiamo innanzitutto nel cambio generazionale e mentale della popolazione, quando poi questo sarà appurato allora si potranno riprendere discussioni di eventuali nuovi investimenti. Abbiamo il sospetto che questa nuova generazione di economisti sia ancora peggiore di quella che ci ha portato diritti con un piede nella fossa, una generazione nuova fatta di teoria e di gente che non ha mai preso, con ogni probabilità un piccone in mano e abbia scavato la terra per rendersi conto che tra la teoria e la pratica vi è in mezzo veramente il mare…. E di politici che vogliono farsi belli per scopi elettorali ne abbiamo veramente piene le scatole ! (redazione/rb)
Vocabolario Treccani: «Nel linguaggio giornalistico e politico, locuzione coniata dall’uomo politico Luigi Sturzo (nel 1958) per indicare grandi e costose imprese industriali (generalmente a carico dello stato) in zone considerate inadatte (nel caso specifico, in Sicilia), ripresa poi e generalizzata, sempre con tono polemico, con riferimento a impianti industriali dislocati in aree depresse, senza un’adeguata previsione della funzionalità delle infrastrutture esistenti, e perciò sproporzionati, antieconomici, incapaci di dare avvio a un reale processo d’industrializzazione».