Dalla vicina penisola sono maestri. Ultimo in ordine di tempo il terremoto in centro italia che ha colpito nel cuore la gente che ha perso tutto. Informare è un dovere e un diritto ma intervistare queste povere persone che nel dramma della perdita dei propri cari, di tutto ciò che possedevano, dei ricordi legati al luogo e alle abitazioni distrutte, vedere cronisti intervistare queste persone, personalmente ci fa rabbrividire e ci fa capire come l’informazione stia andando oltre, perché la notizia semplice non crea suspence e non crea curiosità. Allora bisogna intervista questi poveretti a cui va tutta la nostra solidarietà e preghiere, con domande imbarazzanti e a nostro modo di vedere fuori contesto. Ma lo stesso fenomeno lo stiamo riscontrando anche sui nostri media cantonali, dove oltre all’informazione si vuole cucire quello che non c’è. E’ una nostra semplice costatazione, che noi andiamo criticando da anni ma che le testate continuano a perseguire, perché porta vendita di numeri, incrementi di abbonamenti e via dicendo. Sono punti di vista, il nostro modo di intendeere l’informazione è diversa, e il silenzio, dopo averne dato la notizia, sarebbe l’unico modo rispettoso di stare vicini alle vittime e a chi, differentemente da noi, ha perso tutto. (ETC/RB)