Stiamo frequentando una rassegna gastronomica in vari ristoranti, per renderci conto di come la gastronomia, a volte supera se stessa e a volte esagera nelle quantità, pensando di ottenere ancora maggiori risultati. Partendo dal principio che bisognerebbe alzarsi da tavola con ancora un languorino di fame, nei luoghi che abbiamo frequentato, ma questo stà diventando quasi un assioma, si esagera con le porzioni, tanto da rovinare la bontà di un piatto per il troppo, che alla fine stufa, e fa perdere l’emozione giusta. L’altra sera eravamo in un ristorante dell’alto Ticino, e abbiamo mangiato solo il piatto della rassegna con il dessert a fr 38.-. Una bottiglia di un buon Merlot del Ticino a frs 32.-, il che per quanto riguarda il prezzo, considerando cosa il ristoratore deve pagare per partecipare alla rassegna, ci sembra un prezzo assolutamente in linea. Sfogliando il librettino, molte volte con i prezzi proposti fungono da barriera alla partecipazione, per esempio di una famiglia con dei figli sui 15 anni, dunque divoratori di carne di regola, ma questa è un’opinione di chi scrive legata alla possibilità finanziaria di ogni famiglia media ticinese.
Detto ciò il tema che a noi preme è il consigliare, modestamente e sulla base dell’esperienza acquisita da anni di degustazioni con professionisti della gastronomia, che “caricare” i piatti all’inverosimile si può ottenere l’effetto contrario. Un buon cordon bleu di 300-400 etti è più che sufficiente in un contesto di un menu completo di primo, piatto principale e dessert. E lo abbiamo notato guardando tutti i piatti che rientravano, salvo alcune eccezioni , tutti i commensali non avevano terminato il piatto principale, troppo carico e con effetti negativi. La pietanza proposta era ottima, cottura perfetta, patate fritte ottime finalmente (in queste rassegne che dovrebbero valorizzare ed elevare pietanze nostrane le patate fritte stonano a nostro modo di vedere), ma neppure noi siamo riusciti a terminare il piatto e questo ha suscitato nel nostro reparto gastro-emotivo del subcosciente l’effetto contrario; ottimo ma talmente tanto che stufa. E questo pensiero lo abbiamo sentito anche dai nostri amici commensali. Poi esiste un discorso etico che rimandare indietro del mangiare, che verranno gettate, è un insulto a chi veramente non ha da mangiare, e non pensiamo in Africa o luoghi lontano, ma il nostro pensiero scorre ai “barboni” delle nostre piccole realtà ticinesi. Questo è solo un nostro pensiero, noi personalmente non andremo più in quel dato ristorante perché ci hanno presentato piatti troppo carichi, lo rifrequenteremo perché ottima cucina, chiedendo però di limitare le porzioni !
Perché la cucina e l’arte culinaria non la si misura con il peso del Cordon blue ma con la verifica della cottura, il formaggio che abbia sapore di valle e via dicendo. E’ solo un consiglio, ma questo dovrebbe far riflettere non poco il ristoratore.
Noi non diciamo mai i nomi, ma possiamo garantirvi che oltre le pietanze buone la cameriera era di un gentilezza squisita e questo ci ha particolarmente rallegrato ! E il valore aggiunto del servizio accogliente e gentile ha di certo messo in secondo piano i piatti troppo pieni. Dimostrazioni che nelle valli, perché eravamo in un ristorante dell’alto Ticino, si trovano ancora camerieri residenti, che fanno questo magnifico lavoro con passione e che valorizzano tutta la categoria. Ottimo. (ETC/rb)