Oggi noi viviamo in una società multietnica, nella quale alla complessità delle situazioni familiari e politiche si aggiunge quella della diversità delle religioni. E la cosa nuova è che questa diversità si trova anche nelle nostre città e nei nostri paesi, molto vicina a noi. In questo quadro, come si pongono gli altri credenti di fronte al Natale?
Da un po’ di tempo, in Europa, vivono diversi milioni di musulmani. Secondo l’islam maggioritario, Gesù è un profeta e la nascita dei profeti di regola non si festeggia. Inoltre, secondo i musulmani Gesù non è il Figlio di Dio. Ma è comunque considerato un grande profeta, e questo non è poco!
Durante circa venti secoli, gli ebrei hanno subito terribili violenze da parte dei cristiani. In questo lungo periodo Gesù è stato percepito come la fonte delle loro disgrazie, come un falso profeta che aveva male interpretato la Legge ebraica rivelata a Mosè. Così, gli ebrei non festeggiano il Natale. Da una cinquantina d’anni sempre più intellettuali ebrei si sono messi tuttavia a leggere i Vangeli e a riconoscere Gesù come uno di loro. I più aperti affermano: “Gesù è nostro Maestro, ma non nostro Dio”.
Contrariamente ai cristiani, agli ebrei e ai musulmani, i buddisti non credono in un Dio creatore. Per loro Gesù non è né Dio il Figlio, né il Figlio di Dio! Ma Gesù è un grande bodhisattva, un essere del risveglio che trasmette agli umani la compassione e la saggezza. Natale può essere l’occasione di ricordarsi di questo maestro eccezionale.
Gli induisti, diversamente dai buddisti, credono che il Divino si manifesti nel mondo degli uomini. Per loro Gesù può essere percepito come un avatar, un’incarnazione del divino tra gli uomini. Per numerosi induisti Gesù è uno straordinario saggio, un maestro le cui parole hanno un valore, una persona che ha realizzato la via dell’amore e della devozione. Per gli induisti che hanno familiarità con la via e il messaggio di Gesù, Natale è una festa che celebra una manifestazione del Divino.
Molte altre correnti umaniste, spirituali e religiose percepiscono il Natale ognuna in modi diversi. È finito il tempo in cui una sola tradizione poteva imporre a tutti la propria visione di Gesù. E in uno stesso luogo dobbiamo imparare a vivere insieme, la maggioranza rispettando le minoranze, e le minoranze rispettando la maggioranza.
Alla luce di queste brevi considerazioni, mi auguro che i nostri vicini musulmani, ebrei, buddisti, induisti o altri, possano sentirsi rispettati, a Natale, e possano a loro volta rispettare quelli che esprimono una fede diversa dalla loro. Mi auguro che i profughi possano sentire, da parte delle persone che celebrano il Natale, un po’ di calore umano e di comprensione – e non trovino la porta dei centri di registrazione sbarrata, come è successo in questi giorni a Basilea, a Kreuzlingen e a Chiasso. Perché anche il Cristo celebrato a Natale si è rifugiato in un paese straniero. E che gli uomini e le donne che vogliono nutrirsi del senso profondo del Natale ricordino che la Vita si è fatta mortale, affinché i mortali divenissero vivi e avessero vita in abbondanza. Buon Natale.
(questo testo è stato diffuso nell’ambito del programma “Tempo dello Spirito”, in onda ogni domenica, su RSI Rete Due, alle 8.05 ca.; vai al podcast del programma)
Fonte articolo: http://www.voceevangelica.ch