26.09.2022-16.18 – Comunicato di Forum alternativo (sinistra)
E ora aumento delle rendite AVS e grande mobilitazione per lo sciopero delle donne del 14 giugno 2023
Ma Berset, PSS e sindacati facciano autocritica
L’approvazione, seppur molto risicata, di AVS 21 rappresenta un vero e proprio affronto nei confronti di tutte le donne.
Inutile nasconderlo si tratta di una sconfitta dolorosa, che fa male e che risulta ancora più amara se pensiamo alle difficoltà e alle ingiustizie che subiscono oggi le donne nella nostra Società e sui luoghi di lavoro.
Anche se il Consiglio Federale non potrà non tener conto di un risultato così risicato, e del fatto che AVS 21 è stata massicciamente respinta dalle donne e dall’insieme dei cantoni romandi e del Ticino, è chiaro che la sconfitta di ieri apre le porte a nuove possibili controriforme e peggioramenti in materia di pensioni, contro le quali dovremo batterci con tutte le nostre forze.
Ora appare ancora più urgente battersi per un aumento delle rendite pensionistiche come chiede l’iniziativa per l’introduzione della tredicesima AVS sulla quale saremo chiamati a votare nei prossimi mesi. E contemporaneamente preparare al meglio la grande mobilitazione in occasione del prossimo sciopero nazionale delle donne che si terrà il 14 giugno 2023. Una giornata di lotta che dovrà permettere di lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile a sostegno di importanti aumenti salariali per tutte le donne, contro la precarizzazione delle forme di impiego e contro ogni forma di discriminazione.
Il risultato di ieri deve però indurre tutta la sinistra a fare una doverosa autocritica. Perché al di là dell’impegno profuso durante tutta la campagna contro AVS 21 la sconfitta di ieri è certamente da ascrivere a due fattori: in primis il ruolo avuto da Berset e dalla destra del PSS che hanno sostenuto con convinzione questa controriforma che le donne pagheranno a caro prezzo. E in secondo luogo lo sciagurato sostegno che alcuni anni fa Partito socialista e movimento sindacale (seppur con qualche lodevole eccezione) avevano assicurato alla riforma PV 2020 (poi fortunatamente respinta dal popolo) che per la prima volta sdoganava l’idea che le donne avrebbero dovuto andare in pensione a 65 anni. Senza questo precedente e senza le laceranti divisioni che hanno attraversato ancora una volta il PSS e che mostra tutti i limiti e le contraddizioni della presenza socialista in Governo, ieri avremmo festeggiato una vittoria trionfale e dato un colpo di grazia a tutti i progetti di ulteriore innalzamento generalizzato dell’età pensionabile.
25.09.2022 – Comunicato stampa dei Giovani UDC Ticino
I Giovani UDC Ticino accolgono con soddisfazione i risultati delle urne: l’accettazione della Riforma AVS21, il rifiuto dell’Iniziativa sull’allevamento intensivo e la Modifica della legge federale sull’imposta preventiva.
Riforma AVS21:
Dopo 25 anni di blocco riguardanti le riforme in materia pensionistica, finalmente qualcosa si è mosso. Il sistema pensionistico svizzero, basato su una solidarietà intergenerazionale, potrà continuare a garantire una pensione ai propri cittadini grazie al doppio sì per AVS21. Secondo noi Giovani UDC, nonostante il rifiuto della riforma a livello ticinese, il sì di oggi rafforzerà la solidarietà tra generazioni e tra uomini e donne. Grazie a ciò garantiremo l’efficacia del sistema pensionistico più a lungo e possiamo fornire maggior tempo alla politica federale per risolvere i problemi imponenti che pesano sull’AVS, ovvero l’aumento del tenore e/o speranza di vita, il quale è direttamente proporzionale alla diminuzione del tasso di natalità.
Votazione sull’allevamento intensivo:
I Giovani UDC accolgono con entusiasmo il No popolare all’Iniziativa sull’allevamento intensivo.
La Svizzera è il paese in Europa con le norme più severe in materia di protezione di animali. Proprio per questo motivo la legge proposta sull’allevamento intensivo non era assolutamente giustificata dalla situazione nazionale. L’iniziativa avrebbe fatto aumentare esponenzialmente i prezzi della carne in Svizzera, creando una società nella quale solamente le persone benestanti avrebbero potuto permettersi di acquistare la carne. Creando di fatto forti ricadute non solamente sull’alimentazione dei cittadini, ma anche sulle attività degli allevatori e dei contadini. Tutto ciò a causa di criteri estremamente severi da seguire. Inoltre si sarebbe creato un incremento del “frontalierato alimentare” a discapito della domanda sul mercato locale.
Quella di oggi è una domenica di votazioni che mostra ancora una volta come il popolo svizzero non sia d’accordo con le iniziative della sinistra-ambientalista-radicale, la quale periodicamente cerca di imporre criteri secondo i quali bisogna vivere. Ovvero decidendo cosa possiamo mangiare, cosa possiamo comprare, cosa possiamo dire e cosa possiamo pensare.
25.09.22 – Lega dei ticinesi: Un segnale importante a sostegno della nostra agricoltura
La Lega dei Ticinesi accoglie con soddisfazione il No all’iniziativa estremista “contro l’allevamento intensivo”. La Svizzera già dispone della legge sulla protezione animali più severa del mondo. E’, inoltre, l’unico paese che stabilisce per legge gli effettivi massimi di galline, maiali e vitelli per ogni azienda.
Fosse stata approvata, l’iniziativa sull’allevamento intensivo avrebbe danneggiato la nostra sicurezza alimentare, facendo aumentare la dipendenza dall’estero e – per quanto attiene al Ticino – il turismo degli acquisti in Italia.
Il prezzo degli alimenti di origine animale sarebbe schizzato verso l’alto, andando a gravare sulle sempre più esauste finanze dei cittadini che, causa l’impennata del caro vita, non sanno più da che parte voltarsi per arrivare a fine mese. La carne sarebbe diventata un lusso per ricchi. La produzione locale sarebbe diminuita. Certi prodotti sarebbero scomparsi dai negozi.
La Lega auspica che questo No popolare segni la fine delle iniziative irrealistiche proposte da animalisti da salotto urbano: costoro adesso si spacciano per paladini del benessere degli animali da reddito. In contemporanea, però, difendono pure il lupo, che fa strage di ovini ed anche di bovini. Quindi, forse, a queste cerchie il benessere degli animali da reddito non sta poi tanto a cuore. La loro priorità il sabotaggio delle attività umane.
In Svizzera il 78.1% di tutti gli animali è allevato nel rispetto del programma di benessere volontario della Confederazione con un’uscita regolare all’aperto. Le famiglie contadine si prendono cura dei propri animali giorno dopo giorno con grandi conoscenze, impegno e volontà.
I contadini svizzeri vanno dunque lasciati lavorare. Il loro ruolo è fondamentale nell’approvvigionamento del Paese con alimenti sani e prodotti a livello regionale. E questi ultimi, contrariamente a quanto sembrano credere certe cerchie della gauche-caviar sempre più disconnesse dalla realtà, non si materializzano da soli sugli scaffali dei negozi.
Lega dei Ticinesi