Dalla fine dei Biasca Rockets alla nascita dei Bellinzona Rockets. Nato con entusiasmo con volontà di HCAP, HCLugano, HC Bellinzona e appunto i Rockets Biasca, per favorire il movimento giovanile, per poi proiettare i vari giovani talentuosi nella massima serie, rappresentate dalle due squadre Ticinesi HCAP e HCL, dove l’Ambri ha voluto il 51% delle azioni, gioco forza nel tempo, vuoi le continue sconfitte e trattamenti poco paritetici, questo progetto era scivolato come bacino di giocatori per HCAP, anziché bacino per entrambi le squadre. Vero che bisognava crederci molto, vero anche che questo progetto necessitava e necessita fondi economici non indifferenti, da reclutarsi in sponsor e abbonati.
Qualcosa non ha funzionato, solo per il fatto che i Rockets non sono riusciti a crearsi un loro bacino di sostenitori, tanto che alle partite al massimo presenziano un centinaio di spettatori!
Anche a livello di talenti sportivi questo progetto non ha certo partorito grandi realtà se non alcuni giocatori che hanno trovato sistemazione sempre e solo nel club leventinese.
Ultimamente questa situazione, oggetto di un’analisi concreta e realistica da parte della dirigenza dell’HCLugano, sono venute a galla le pecche di questo progetto, nato oggettivamente con grande credibilità e sfociate in un volerlo sostenere ad ogni costo, quasi senza voler prendere atto della realtà ticinese. Due bacini ben distinti, diciamo pure due fedi forti che difficilmente riusciranno a trovare una linearità di intenti, per una differenza di DNA tra queste due realtà.
Un Ambri che sostiene il progetto per proprio tornaconto indipendente dalle strategie cantonali e un Lugano che cerca di far quadrare i conti, senza lasciarsi andare a idealizzazioni planetarie che stridono con la realtà dei risultati sia sportivi che di costruzione di un movimento giovanile forte, senza poi considerare il costo di questa operazione, insostenibile per entrambi i club, di cui uno sembra non rendersene conto. Il Lugano ha ribadito con fermezza che mantiene la posizione di non sostenere attivamente questo progetto, motivandolo con la mancanza di un numero sufficiente di giovani talentosi per sopportare sforzi cosi’ onerosi.
La dirigenza leventinese, da parte sua, non sembra rendersi conto delle difficoltà di questo progetto, mai decollato sportivamente, ma che ha succhiato, proprio al club leventinese enormi risorse economiche. Co la forza della disperazione hanno contattato i club Davos, Losanna e Bienne, che dopo poco tempo hanno valutato che altre strade andavano intraprese.
Questo progetto agonizzante sembra avviato alla sua fine, sempre che l’HCAP se ne renda conto per tempo. Invece di creare una nuova struttura per valorizzare i giovani, alla luce di quanto visto in questi anni, la strada milgiore, e forse anche meno esosa economicamente, e’ cercare di valorizzare i propri movimenti giovanili all’interno dei rispettivi club, senza magari dimenticare che una collaborazione potrebbe essere intrapresa, ma con altre motivazioni e decisamente costi inferiori. Forse il club leventinese aveva visto o intravisto la possibilità di valorizzare suoi giovani facendo pagare in parte anche ad altri club i costi derivanti; cosa che per un po’ ha avuto le gambe, poi di fronte a piani contabili certi club hanno preferito desistere, ideologicamente a malincuore, ma economicamente non sostenibile.
Anche altri motivi imponderabili e che non erano conosciuti allora hanno cambiato molto le carte in tavola; l’introduzione di sei stranieri nei club di National League, l’aggiunta di due nuovi club in NL necessita sempre piu’ giocatori e i conti hanno fatto capire ai club che la via della valorizzazione dei propri giovani in casa propria e’ l’unica sostenibile.
Speriamo che anche l’HCAP arrivi alle stesse conclusioni, per evitare voragini economiche che di certo non possono permettersi.
Fa male a chi ama lo sporto vedere simili progetti andare verso il fallimento, ma la legge dei soldi e’ impietosa e fino a che i vari club giocano al rialzo con gli ingaggi degli stranieri, vi saranno sempre meno fondi per sostenere il movimento giovanile, che sarebbe importantissimo.
Stiamo vedendo come alcuni giovani sia in un club che nell’altro hanno trovato spazi nelle prime squadre, crescendo molto di piu’ che essere posteggiati in una categoria inferiore e giochicchiando nell’attesa di una sempre piu’ improbabile chiamata. Co nella vita, vivere nelle “comfort zone” non fa crescere il livello ed e’ dunque destinato al fallimento, cosi’ sarà a storia dei Rockets che mai sono riusciti ad imporsi nel contesto cantonale.
S poi analizzassimo i risultati prettamente sportivi, i Rockets sarebbero già spariti da vari anni.
Un grande economista, di regola per giustificare la chiusura di un comparto, direbbe “non vi e’ la massa critica”.
Assolutamente l’idea di base era molto lodevole e nessuno ha messo in dubbio l’impegno nel continuarlo e cercare di foraggiarlo, ma naturalmente quando le idee cocciano con i conti, per evitare danni maggiori urge alzare bandiera bianca.