L’assemblea Federviti 2025 ha fatto il punto sullo stato di salute del settore viticolo ticinese e della sua associazione di categoria, che ad oggi rappresenta il 64% della superficie vignata cantonale. La relazione del Comitato ha evidenziato come il ruolo di Federviti sia imprescindibile in qualsiasi scenario, confermato dal grande lavoro svolto.
Sabato 5 aprile si è tenuta nella Cantina Mendrisio l’assemblea 2025 dei delegati Federazione dei Viticoltori della Svizzera Italiana. I soci Federviti rappresentano il 64% della superficie vignata cantonale, un dato ottenuto dall’ultimo rinnovo del catasto viticolo e reso possibile dall’ottima collaborazione con la Sezione dell’Agricoltura.
Il presidente Davide Cadenazzi ha però ricordato come la tassa di affiliazione all’associazione svizzera è calcolata sulla superficie totale e questo si traduce in una perdita importante per Federviti. “Dobbiamo essere più assertivi e mettere dei paletti” ha chiosato Cadenazzi, sottolineando come il ruolo e le attività di Federviti restino centrali, necessarie e che vanno a beneficio di tutti i viticoltori, non solo dei soci. Un quadro difficile, che include le sfide dei cambiamenti demografici e della difficoltà di ripresa di piccoli appezzamenti. Un’eventuale crisi di Federviti avrebbe ripercussione sull’intera Interprofessione della Vite e del Vino Ticinese, ha chiosato il presidente e il coinvolgimento dell’IVVT è fondamentale per risolvere la problematica nel modo più efficace possibile.
Tra le attività che hanno impegnato il Comitato, il lavoro inerente all’”autorizzazione speciale per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari (“patentino”) ha visto numerosi contatti e incontri con la Federazione Svizzera dei Viticoltori (ora VignobleSuisse), l’Ufficio federale dell’ambiente e rappresentanti politici nazionali, in aggiunta alle loro controparti cantonali, che ha permesso di ottenere importanti chiarimenti e ha portato all’organizzazione di un corso online in collaborazione con il Servizio fitosanitario. Un ottimo esempio “del nostro ruolo centrale e necessario”, sempre secondo Cadenazzi, per portare la voce della viticoltura ticinese nei gremi che ne definiscono la politica.
L’entrata della Bondola, l’unico vitigno autoctono ticinese, nel presidio SlowFood ha portato ad una maggiore e benvenuta richiesta da parte dei consumatori, tuttavia la disponibilità di barbatelle fatica a stare al passo. Prossimamente diversi cloni verranno piantati nel vigneto cantonale ai castelli di Bellinzona per soddisfare la richiesta.
Federviti continuerà a battersi per la valorizzazione delle uve di collina, confrontate con maggiori costi e difficoltà di gestione e il rinnovamento del marchio Viti rappresenta un’opportunità da cogliere.
Antonio Girardi, coordinatore del progetto Viticoltura Sostenibile Ticino che coinvolge 35 aziende, rappresentative della diversità cantonale per un totale di 210 ettari, ha aggiornato l’assemblea. Il progetto, avviato ufficialmente a gennaio 2024, mira allo sviluppo e introduzione di pratiche più efficaci nella protezione fitosanitaria e ambientale.