Egregio Signor Consigliere di Stato on. Manuele Bertoli,
preso atto della proposta di nuova lezione di storia delle religioni, ci pregiamo inoltrarle alcune brevi osservazioni in merito.
Fermo restando che, a nostro parere, le nozioni che questa lezione impartirebbe potrebbero senza problemi essere insegnate nelle regolari lezioni di storia, biologia, letteratura e civica, riconosciamo, da buoni non credenti, che l’esperienza religiosa può rappresentare qualcosa di fondamentale per molte persone, la maggioranza, per dare un senso alla loro vita personale e familiare. Tuttavia la maggioranza non è la totalità, e in questa società, che si ritiene democratica, i principi dell’illuminismo, avendo contribuito in modo determinante al progresso sociale e civile dell’Europa e in particolare del Canton Ticino, devono essere in ogni caso preservati.
Uno dei punti forti della civiltà europea è la sua inclinazione all’indagine critica, alla ricerca continua e incessante, al riconoscimento dei propri limiti, alla cultura del dubbio.
D’altra parte certi ambienti religiosi fanno leva sul concetto di radici cristiane dell’Europa nel tentativo di giustificare un trattamento privilegiato delle religioni cattoliche ed evangeliche nelle relazioni economiche con lo Stato e anche nell’educazione nelle scuole pubbliche ticinesi.
La nostra preoccupazione, per dirla in parole semplici, è che il catechismo, la cui obbligatorietà è stata abrogata democraticamente nel 1990, rientri forzatamente dalla finestra, prossimamente, mascherato da aspetto storico.
Oggi le radici dell’Europa appaiono così evidentemente cristiane, perché i cristiani stessi, dopo la conquista dell’impero romano, si sono applicati diligentemente a copiare ed in seguito ad estirpare sistematicamente tutte le radici alternative e precedenti. Ne vediamo un esempio con quello che fanno oggi musulmani, nati 600 anni dopo il cristianesimo (seicento anni or sono vi era il terrorismo dell’inquisizione), nei paesi dove la religione riesce a conquistare il potere: è una caratteristica ricorrente del monoteismo.
Nel merito alla cosiddetta nuova lezione di “storia delle religioni” ricordiamo quanto avvenuto con la recente precedente sperimentazione affossata sia per motivi legati alla sua conduzione sia per i contenuti che, in pratica, si limitavano a un’esegesi dei testi biblici, in primis quelli cristiani. Possiamo affermare ciò in considerazione del fatto che un membro della nostra Associazione era parte attiva della Commissione di controllo dipartimentale.
Non vorremmo dunque che con la nuova lezione si ripetessero le medesime manchevolezze giacché un tale insegnamento dovrebbe permettere agli allievi di affrontare un fenomeno vecchio quanto l’umanità con una ricerca o un approfondimento della conoscenza che rispetti la cronologia storica, interdisciplinare e interculturale, libera da pregiudizi e da condizionamenti di cui, seppur inconsciamente, molti cultori delle varie discipline soffrono.
Perciò, e questo è un aspetto democraticamente basilare, nel programma specifico non dovrebbe assolutamente mancare uno spazio adeguato per la non credenza, rappresentata a livello mondiale, Canton Ticino compreso, da circa un quarto della popolazione.
Ciò non fosse sarebbe chiara l’ingerenza teocratica negli affari democratici.
Non sarebbe perciò cattiva idea quella di coinvolgere nuovamente un membro della nostra Associazione nel gruppo o commissione che preparerà i programmi o, se sarà il caso, in quella di controllo dipartimentale.
Ringraziamo per l’attenzione che ha voluto prestarci e cordialmente salutiamo.
Per l’ASLP-Ti, il presidente:
Giovanni Barella