Un ponte tibetano da record per “lanciare” la Val Colla
La Val Colla è un angolo discosto della grande Lugano. Un piccolo paradiso incontaminato e, come dice Alberto Rossini, “una valle troppo spesso dimenticata”. Rossini, nato a Tesserete nel 1950, ma cresciuto ad Andermatt, e professionalmente attivo in tutta la Svizzera, è visceralmente innamorato della propria terra e, per questa ragione, ha ritenuto doveroso mettersi all’opera cercando una soluzione per portare la gente a conoscere un territorio tanto apprezzato da alcuni, quanto sconosciuto per altri. Dopo una carriera nei ranghi dell’esercito, che lo ha visto ricoprire il ruolo di comandante di diversi centri di formazione dell’Esercito nella veste di colonnello dello Stato Maggiore Generale, Alberto Rossini ha osservato un’ingenerosa condizione del turismo e dell’economia locale in Val Colla.
L’attenzione per la valle, unita a una personale irrequietezza intellettuale, hanno portato Rossini a rimuginare su di un’idea ambiziosa per “lanciare” la Val Colla e non rilanciarla, dato che questa regione non era mai stata supportata in un concreto sviluppo a misura d’uomo.
Signor Rossini, la Val Colla è davvero meritevole delle attenzioni di cittadini e turisti?
Direi proprio di sì (ride, ndr). Nel passato i responsabili, a diversi livelli, hanno dimenticato la valle e la progettualità, in generale, era limitata e questo lo si è visto, ad esempio, con la casa anziani Orizzonte a Colla, la cui edificazione è partita grazie all’iniziativa privata che poi è stata ampiamente sostenuta dai comuni consorziati.
Convincere la gente a visitare un luogo. Più facile dirlo che farlo… L’idea è quella di creare un’opera maestosa come la Val Colla stessa, ma senza intaccarne il patrimonio ambientale. Per questa ragione ho pensato a un ponte tibetano, una passerella, che attraversa la valle. Quest’idea è subito piaciuta ed ha entusiasmato tutti i membri del comitato promotore che vorrei ringraziare per l’importante sostegno.
Un ponte tibetano che, in caso di costruzione, sarà il più lungo del mondo nel suo genere, Giappone permettendo.
Proprio così, avrà una lunghezza di quasi 700 metri e unirà le due sponde della valle creando una sorta di immaginaria, ma anche tangibile, continuità tra sentieri che vanno dai Denti della Vecchia, al Pairolo, al Monte Bar, a Pietra Rossa, al Gazzirola e così via.
Lei ha passato gran parte della sua vita oltre Gottardo, cosa l’ha convinta a chinarsi sul un problema squisitamente luganese?
Il mio cuore, da sempre, batte per la Val Colla. Era da tempo che cercavo di trovare una strategia per convogliare i turisti in valle; in fondo la materia prima, i luoghi magnetici, ci sono e occorre soltanto dare quel colpo di mano che potrebbe palesare tanta bellezza agli occhi della gente.
Quali sarebbero, a suo avviso, le ripercussioni per la valle?
Non ho alcun dubbio riguardo a una interessante entrata economica per la zona e questo sarebbe meritato per una valle tanto bella. Vorrei dire una cosa che mi preme parecchio: un ponte come questo, sarà un centro di sviluppo per la Val Colla, un perno su cui fare leva per incrementare e migliorare l’economia di questo posto alla periferia di Lugano. Sogno che un giorno i turisti giungano con entusiasmo per vedere il ponte e gioire per le tante bellezze naturali che offre una valle vicina ai centri urbani.
Che cosa l’ha portata a una simile idea?
Pensavo a tante altre tangibili attrazioni, ma la cosa più sensata era un ponte dopo tutto. La Val Colla ne ha bisogno per la mobilità escursionistica e per creare interesse. In una valle, che da tempi immemori è stata un po’ la cenerentola del Cantone, serve parecchio sviluppo e, avendo girato la Svizzera grazie alla mia professione, ho imparato a conoscere opere come ponti e tunnel. Circa cinque anni fa vidi un
documentario in tv incentrato sui ponti tibetani realizzati dallo svizzero Toni Rüttimann, il quale portò dalla Svizzera i cavi usati per costruire le teleferiche in Sud America attorno al 1980. Ecco, io vorrei creare una cosa che attiri le persone e che poi l’iniziativa dei privati cittadini porterà avanti.
Questa è un’opera di una certa importanza, ci parli delle tempistiche per erigere il ponte.
Stiamo attendendo lo studio di fattibilità che sarà pronto per la metà di dicembre, poi ci attiveremo per ricercare sostenitori e finanziatori. L’obiettivo e lo scopo ci sono, ora si dovrà attendere, oltre appunto la fattibilità dell’idea, la disponibilità finanziaria. Intendiamoci quindi, anche una richiesta per un permesso edilizio comporta un iter procedurale, con eventuali particolari normative, che potrebbe durare da un anno a due tenendo conto di eventuali opposizioni.
Teme degli intoppi di vario tipo?
No, come in tutti i progetti ci sono gli entusiasti ma anche i soliti “nein sager”, coloro che rifiutano tutto. Rispetto ogni idea personale, ma sono convinto che il buonsenso prevarrà e, come tutti noi del comitato promotore, spero che questa opera sorgerà come baluardo della nostra terra, la Val Colla.
LORIS D’AGOSTIN