Accordi con l’Italia: benché vi siano ancora diversi punti da chiarire nel contesto di negoziati che si preannunciano comunque complessi, le associazioni economiche ticinesi reagiscono positivamente alla soluzione concordata per la Voluntary Disclosure italiana, manifestando tuttavia diverse perplessità sui punti non ancora definiti e contenuti nella Road Map. Dal punto di vista della ricerca di stabilità, essenziale per l’economia soprattutto dopo il recente abbandono del tasso di cambio franco-euro, è fondamentale che si firmi il protocollo di modifica all’Accordo per evitare la doppia imposizione entro il 2 marzo e che i negoziati globali siano portati a termine nei prossimi mesi.
Il mondo economico ticinese ha preso atto della comunicazione della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI) e del comunicato stampa del 21 gennaio 2015 del Consiglio di Stato ticinese relativo allo stato dei negoziati con l’Italia in materia di doppia imposizione, liste nere e revisione della fiscalità dei frontalieri.
Non disponendo dei testi che verrebbero firmati, ma solo delle spiegazioni fornite dall’autorità federale, a seguito di alcune valutazioni effettuate nei giorni successivi alla comunicazione di una possibile intesa tra Svizzera ed Italia, è attualmente prematuro dare un giudizio complessivo dei termini dell’accordo prospettato. I punti non ancora definiti sono numerosi e le spiegazioni ricevute rendono ardua una valutazione sostanzialmente positiva della situazione raggiunta. Da un lato si valuta positivamente l’intesa relativa alla Voluntary Disclosure. Si tratta in effetti di un passo importante per la regolarizzazione dei capitali italiani e difficilmente si sarebbe potuto trovare un’altra soluzione. E’ positivo in questo contesto che la Svizzera verrà tolta dalla Black list che penalizzerebbe la nostra piazza finanziaria nell’ambito dell’applicazione di tale Voluntary Disclosure. Evidentemente auspichiamo che il testo dell’accordo preveda come l’impegno che assumerà l’Italia sia vincolante ed immediato e che non lasci spazio a possibili interpretazioni.
D’altro canto i punti oggetto di intese parallele e apparentemente contenute nella Road Map non sono ancora stati comunicati in modo sufficientemente definito. In ogni modo, tenuto conto dell’impegno che la Svizzera intende assumersi con la firma del Protocollo che andrebbe a modificare la Convenzione per evitare la doppia imposizione in vigore con l’Italia, come pure di tutti gli impegni, presenti e futuri, che ha già assunto nei gremi multilaterali (OCSE), l’economia reputa che il nostro paese vada immediatamente stralciato da ogni black list nazionale. Anche se non menzionato esplicitamente, l’economia ticinese chiede pertanto che la Svizzera sia immediatamente stralciata dalla lista nera italiana che poggia sul cosiddetto “Decreto incentivi” e si aspetta un impegno vincolante ed immediato in tal senso da parte dell’Italia. Per quanto riguarda la questione dello scambio di informazioni relative ai soggetti fiscali, su richiesta a breve e automatico in futuro, osserviamo che si tratta di una tendenza ormai tracciata a livello internazionale a cui la Svizzera, come detto, ha già manifestato esplicitamente e concretamente (firmando accordi dell’OCSE su questo tema) di volersi allineare nel contesto delle trattative con altri paesi. Tenuto conto di questi sviluppi, si ribadisce che misure nazionali (black list) nei confronti del nostro paese, adottate al di fuori di tali contesti multilaterali, non possono quindi essere giustificate.
Sulla cosiddetta Road Map che menziona diversi punti specifici ancora da negoziare nel dettaglio, vanno ovviamente determinati definitivamente ancora diversi punti che sono molto importanti per il Ticino e la Svizzera, come l’accesso al mercato italiano per gli operatori finanziari elvetici. Siamo consapevoli che alcuni risultati non sono ancora stati raggiunti e che necessiteranno di ulteriori, difficili negoziati. Tuttavia riteniamo che si sia fatto un passo in avanti e si sia usciti da una nociva situazione di stallo per l’economia ticinese e svizzera, il che va valutato positivamente, tenuto conto delle difficoltà nei recenti rapporti con l’Italia. Si ritiene pertanto che, nell’interesse di una conclusione rapida dei negoziati e per dare stabilità e regole certe in un contesto storico caratterizzato da repentini ed imprevisti cambiamenti nocivi per l’economia, le discussioni politiche dovrebbero limitarsi alla valutazione critica e costruttiva dei dossier, abbandonando i toni tipici della campagna elettorale. Il rischio di far fallire i negoziati nella loro integralità è un rischio concreto che non possiamo permetterci, pena una nuova e lunga situazione di instabilità e di assenza di regole certe. Nello specifico, talune critiche sull’accordo riguardante i frontalieri possono essere legittime ed è doveroso segnalarle ai negoziatori svizzeri, ma finalizzate alla ricerca di una soluzione e non all’affossamento dei negoziati.