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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Guardando fuori dalla finestra non abbiamo alcun dubbio: siamo in autunno! Eppure ancora ieri ci siamo “sacrificati” stando in compagnia all’aperto tra castagnate, feste della birra, mercatini dell’usato e ultime feste del vino. Ma attenzione, per le vere sportive quest’oggi a Lugano si tiene la Ladies Run. Questa corsa prevede due percorsi (uno di 5 km e l’altro di 10) per diverse categorie di età. Come ben immaginerete la mia presenza si limiterà a portare supporto morale alle corridore. Ma questa sarà anche l’occasione per portare solidarietà e vicinanza a tutte le donne che lottano contro un tumore al seno. Sì, perché ottobre è il mese della prevenzione di questa maledetta malattia e il Centro di Senologia della Clinica Sant’Anna sarà presente a questa manifestazione con il suo stand. Se la pioggia vi scoraggia, nessun problema: di questo tema si parlerà in molti incontri nei prossimi giorni.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale comincia con un uno sguardo dell’Economia con Amalia alla situazione internazionale. In maniera un po’ eccezionale durante questa settimana non sono stati presentati grandi dati macroeconomici. Ad eccezione del dato positivo sulla creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti (che però non è riuscito a invertire il trend negativo sulle borse), gli altri indicatori pubblicati in questi giorni non ci danno tantissime informazioni sullo stato di salute delle nazioni europee. Fatto ben diverso, se consideriamo la nostra Svizzera che ci ha dato cifre sul turismo, sulle abitazioni, sulla composizione delle economie domestiche e sul tasso di disoccupazione per il mese di settembre. L’indicatore calcolato dalla Segreteria di Stato dell’Economia (SECO) quantifica la percentuale di persone iscritte presso gli uffici regionali di collocamento rispetto alla totalità della forza lavoro. Con una certa serenità abbiamo appreso che il tasso di disoccupazione si è ridotto attestandosi all’1.9%. Nel Cantone Ticino il dato si è confermato stabile rispetto al mese precedente (2.4%). Sappiamo che questo indicatore raccoglie solamente una certa categoria di persone in cerca di lavoro, quelle iscritte presso gli uffici regionali di collocamento. Ma le persone in cerca di lavoro o quelle obbligate ad andarsene a lavorare altrove possono essere molte di più: persone che hanno esaurito il diritto alle indennità, mamme scoraggiate dal rientro sul mercato del lavoro nonostante l’interesse a farlo, giovani che hanno appena finito la loro formazione e devono emigrare o ancora giovani che vorrebbero, ma non possono rientrare in Ticino perché manca il lavoro. E i casi non si esauriscono qui. Per questa ragione, per valutare la situazione del mercato del lavoro, accanto a questo indicatore siamo soliti leggere anche altre statistiche, come il tasso di disoccupazione calcolato secondo il metodo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), il livello dei salari, la necessità di svolgere più lavori, i posti di lavoro a tempo parziale,… Insomma, siamo molto contenti che il tasso della SECO diminuisca, ma prima di dirci tranquilli, dobbiamo confrontarci con altre realtà.
Confronto con la realtà che pare essere un po’ mancato agli Stati Uniti e in particolare al loro Presidente Joe Biden e ai paesi dell’Unione Europea questa settimana quando hanno dato per scontato che gli stati produttori di petrolio facenti capo all’OPEC+ avrebbero accettato senza batter ciglio le loro richieste. Ma facciamo un passo indietro. L’ OPEC+ (che si legge OPEC plus) è un’organizzazione di paesi produttori di petrolio che comprende i 13 paesi membri della “vecchia” OPEC (Organisation of the Petroleum Exporting Countries, Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, fondata nel 1960 per coordinare le politiche petrolifere dei paesi membri) e altri produttori di petrolio, tra cui Azerbaijan, Bahrein, Messico, Oman, Sudan, e soprattutto, la Russia. Questa associazione di paesi produce una parte consistente del petrolio mondiale, fatto che le consente di essere determinante sul mercato internazionale di questo prodotto. Lo scopo di questa organizzazione è molto nobile: assicurare la stabilità del prezzo del petrolio. Peccato che questo si traduca concretamente non tanto in un vantaggio per il consumatore finale, quanto piuttosto in una fonte di arricchimento esorbitante per i produttori. D’altra parte, per quanto ci duole dirlo, molto spesso i paesi che hanno a disposizione materie prime o prodotti particolari cercano in un’economia globalizzata di trarne il massimo vantaggio (pensiamo alla recente accusa della Germania nei confronti degli Stati Uniti di praticare prezzi esagerati per il gas liquefatto traendo così un profitto enorme in un momento di particolare difficoltà per l’Europa). Così, mentre il Presidente Biden faceva un appello per aumentare la produzione di petrolio (anche per garantirsi un ribasso del prezzo della benzina per i suoi cittadini che tanto lo avrebbero apprezzato e ricordato alla prossima ravvicinata scadenza elettorale) i Paesi europei si accordavano sul nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia che prevede un tetto massimo al prezzo del petrolio. Peccato che qui entrino in gioco le regole fondamentali dell’economia. Biden chiede di aumentare l’offerta, l’Unione Europea blocca la domanda e il risultato è presto fatto: prezzo più basso e quantità più alte. Peccato che abbiano dimenticato che dall’altra parte non si è in presenza di un mercato concorrenziale, quanto piuttosto di una serie di attori che si comportano come monopolisti che per definizione stessa decidono prezzi e quantità per massimizzare i profitti. Non a caso sono passate poche ore e OPEC+ ha risposto alle richieste americane e alle decisioni europee decretando… un taglio alla produzione! L’offerta diminuisce, la domanda aumenta e il prezzo salirà (come i profitti dei produttori!). Magari ogni tanto soffermarsi sulle leggi economiche potrebbe aiutare.
E chi avrà bisogno di aiuto, anche se di diverso tipo, saranno Credit Suisse, la prima ministra britannica Liz Truss e Twitter. Ma andiamo con ordine. In questa ultima settimana abbiamo appreso con grande preoccupazione delle difficoltà economiche della seconda banca svizzera, Credit Suisse. In questi anni ci siamo occupati a lungo degli errori commessi dalle diverse dirigenze che si sono susseguite (casi Wirecard, Archegos, Greensill Capital), ma certo tutti noi speriamo che l’istituto riesca a superare questa crisi che ha visto la settimana scorsa toccare il valore minimo delle sue azioni (3.52 franchi). Leggiamo che per trovare la liquidità necessaria nelle prossime settimane cercherà di vendere i suoi beni immobiliari (tra cui l’Hotel Savoy e il Campus Credit Suisse di Zurigo). A tutti i collaboratori e le collaboratrici di questa importante banca i nostri auguri che tutti si sistemi nel migliore dei modi. E decisamente non è andata nel migliore dei modi la scommessa azzardata fatta dalla prima ministra Liz Truss che pensava di rilanciare l’economia del Paese con una politica fiscale particolarmente aggressiva e a vantaggio delle classi benestanti del paese. A seguito del crollo della sterlina e delle critiche degli stessi ministri del suo partito, la premier ha fatto marcia indietro e ritirato i provvedimenti. Decisamente non un buon inizio. E auguriamo invece un buon nuovo inizio alla nuova accoppiata Twitter-Elon Musk. Ricordiamo che il miliardario, patron di Tesla, aveva annunciato la sua volontà di acquistare il social network cambiando idea qualche settimana dopo. Ma Twitter, anche a seguito delle perdite registrate a causa del comportamento di Musk, gli ha fatto causa. Ora, prima del giudizio, parrebbe che il miliardario abbia nuovamente cambiato idea e sia disposto all’acquisto. Anche in questo caso facciamo i nostri auguri ai dipendenti di questa azienda affinché si trovi un po’ di serenità.
Serenità di cui necessita anche la Banca Nazionale Svizzera per assolvere ai suoi compiti in tutta autonomia e indipendenza. In “Che cosa sta facendo la Banca Nazionale? Semplicemente il suo lavoro…” ripercorriamo le decisione prese dall’istituto negli ultimi mesi per svolgere i suoi compiti che sono la stabilità dei prezzi e del sistema finanziario. Abbiamo ricordato che non sta a questa istituzione procacciare utili per finanziare i compiti della politica.
Trovate qui gli articoli della settimana:
Che cosa sta facendo la Banca Nazionale? Semplicemente il suo lavoro…
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
AVS 21: un cerotto che fa male. Soprattutto alle donne
Previsioni economiche per la Svizzera: bene, ma non benissimo
Il Prodotto Interno Lordo è cresciuto, anche se la SECO ha sbagliato
Al via i campionati di… professioni!
Lavoro in Ticino: i dati di cui non si parla
Gli Stati Uniti sono in recessione. Senza se e senza ma
120 secondi
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L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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Che cosa sta facendo la Banca Nazionale? Semplicemente il suo lavoro…
AVS 21: un cerotto che fa male. Soprattutto alle donne
Previsioni economiche per la Svizzera: bene, ma non benissimo
Il Prodotto Interno Lordo è cresciuto, anche se la SECO ha sbagliato
Al via i campionati di … professioni!
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante