I media Svizzeri sono in difficoltà da tempo. I quotidiani ricevono già un sacco di soldi a sostegno della spedizione, oltre ad avere quote di abbonamenti molto importanti ed esose che non permettono più a molti lettori di sostenerle.
Molte testate, di regola quelle piccole e libere nel pensiero sono sparite o vivono in grosse difficoltà. Altre testate allineate ad un modo di fare informazione non sempre libero ideologicamente e eticamente parlando, si barcamenano e cercano di continuare a stare in piedi, offrendo anche posti di lavoro, a volte interessanti. La sproporzione tra certi quotidiani e altri giornali o riviste con scadenze settimanali, mensili e bimestrali sono evidenti ai più. Questi eventuali sussidi o chiamiamoli con il vero nome regalie a gruppi importanti di media verrebbero finanziati con il canone radiotelevisivo e attingendo a finanze federali. Queste misure avrebbero valenza per sette anni.
Mi permetto di sollevare alcuni dubbi: primo tra tutti una campagna mediatica importante con dispense di soldi presumibilmente altrettanto importanti segna un interesse oltre il tema stesso. Il canone radiotelevisivo, in Svizzera carissimo, dovrebbe servire per questi finanziamenti ad alcuni gruppi mediatici e nessuno ci garantisce che lo stesso canone non venga ritoccato verso l’alto. Senza poi contare a risorse federali. Rendiamoci conto che quando si parla di risorse economiche federali stiamo parlando dei soldi dei cittadini, anche di quelli meno abbienti.
Ho la mia personale impressione che la stampa non voglia analizzare i motivi di una crisi del settore, ma tenda a non cambiare nulla, ad ottenere finanziamenti pubblici per poter tranquillamente e allegramente essere megafono dei vari gruppi economici ed ora anche ideologici, mettendo in secondo piano l’ideologia personale e il libero pensiero come anche il controllo delle situazioni sociali. Avevano definito i media, e idealmente dovrebbe essere così, “cani da guardia”. Come faccio ad essere “cane da guardia” se a finanziarmi è proprio il settore a cui io giornalista dovrei guardare con spirito critico e anche stemperarlo sulla carta. Siamo onesti con noi stessi: già i grandi gruppi economici con le loro pubblicità importanti mettono la museruola a quei giornali che accettano queste condizioni. Avete mai visto un giornale che riceve migliaia e migliaia di franchi in pubblicità da un grande magazzino, una banca, o attività economiche scrivere criticamente contro i loro sponsor. Lo Stato vuole arrogarsi il diritto di controllo della linea editoriale di ogni media che usufruirà di grandi soldi. Lo abbiamo visto con il Covid, chiedendoci come mai solo alcune cliniche fossero state elette a Cliniche-Covid? Più finanziamenti si ricevono da enti esterni, più la libertà di stampa apparente svanisce. Come mettere una museruola ad un cane e dargli l’osso da mangiare!
O forse si stà nascondendo la realtà dei fatti. Molti quotidiani hanno anche il loro sito internet, a pagamento. Visto che questo sistema non ha partorito i frutti sperati, ha trovato la “genialata” di creare dei giornali online gratuiti, all’interno dei loro gruppi editoriali. La pubblicità viene dunque deviata su questi giornali online, venendo meno alcune entrate sui giornali cartacei. Allora questa “odora” di tipica “furbata contabile” per poter chiedere sussidi e soldi per quel settore che ha subito una contrazione… Cominciamo a proibire i giornali online commerciali gratuiti, salvo quei giornali che sono voce di associazioni no profit a scopi finalizzati alla socialità, umanità e al volontariato. Probabilmente in questo caso l’equilibrio tornerà e la contabilità creativa lascerà spazio a quella reale.
La democrazia ha bisogno di media forti! Non è vero. La Democrazia ha bisogno di media liberi e la libertà la si ha qualora si è liberi di agire senza valutare le convenienze economiche e politiche del sistema.
Ognuno è libero di votare come meglio crede, ma se una persona vorrebbe dei media liberi nel pensiero e che esprimano liberamente le proprie opinioni, a costo di rinunciare ad alcuni finanziamenti (dico io di dubbia eticità) allora si che la stampa potrebbe avere un ruolo importante nel far prendere decisioni alla popolazioni, libere e consapevoli. Se invece si preferisce ricevere sussidi, perché di questo si tratta, facendosi anche dirigere ideologicamente da chi finanzia, probabilmente saremo costretti ad avere i media di Stato e i media delle lobby dove la libertà di pensiero entra in secondo piano. Le motivazioni che abbiamo letto sui vari flyer propagandistici a favore di questi sussidi sono ridicole e delle vere Fake news!
Ognuno è libero di pensarla come la vuole, ma personalmente con i miei piccolissimi media, rifiuto pubblicità che solo mi danno il sentore che limitano la mia libertà di critica ed espressione.
Ai media tutti, che sono in crisi più di identità che economiche, urge un’analisi vera di concretezza. Perché vi sono meno pubblicità per alcuni media, perché i giornali che leggiamo, salvo eccezioni, sono appiattiti nelle idee, perché certi media danno voce solo ad alcuni eminenti personaggi? Perché non si vuole aprire un vero dibattito sulla necessità di avere la libertà di stampa? Perché i giornali, in particolare i quotidiani sono sempre più fini e con meno contenuti? Perché i giornali si mettono sempre su un piedistallo come unica fonte del sapere?
Insomma invece di perorare cause per ricevere soldi ad innaffiatoio solo per far quadrare le cifre, sarebbe meglio sedersi e cominciare a capire il ruolo del giornale e cosa si aspetta il lettore. Il lettore si aspetta di trovare vari giornali, con varie correnti che espongano con trasparenza e onestà i temi secondo i loro punti di vista e non secondo i propri finanziatori, censurando chi non la pensa come loro.
Ma forse questo è un discorso troppo elegante che metterebbe in crisi il famoso “Quarto Potere” .
Io personalmente penso di voler scrivere in libertà e civilmente il mio pensiero, senza dovere mettere sulla bilancia le convenienze o meno del mio libero pensiero. Se tutti desiderano questo sanno come votare il prossimo 13 febbraio 2022
Roberto Bosia, giornalista CH-Media ed editore di un blog eticinforma.ch e di una rivista bimestrale #fattoreETC
Faido, 24 gennaio 2022