Qual è l’ammontare massimo che siamo disposti a spendere per acquistare una prelibatezza che entusiasmi il nostro palato? E per acquistare il biglietto di una partita di calcio della nostra squadra del cuore? E per curarci da una malattia? Certo, quando si parla di salute, non è solo una questione di soldi. È evidente che la salute costa molto proprio perché in questo ambito, più che in altri settori, entra in gioco una componente irrazionale legata ad una naturale volontà di sopravvivenza. Ciò significa che qualsiasi paziente in una situazione di malattia e di squilibrio informativo nei confronti del medico, del farmacista e dei prestatori di cure, ha una forte tendenza a mostrare un’elevatissima disponibilità a spendere qualsiasi cifra pur di stare meglio. In pratica, si preferisce pagare qualcosina in più ma avere prestazioni nettamente più elevate.
È quindi un sistema sanitario molto caro, quello svizzero, ma efficace e di qualità. Con la prossima votazione che chiede una cassa malati unica gestita a livello statale si vuole stravolgere questo sistema tanto costoso quanto funzionante. Un sistema sanitario basato sulla concorrenza tra le diverse casse malati che risponde alle esigenze del paziente. Il problema ben noto a tutti è invece un altro, ovvero i costi. Questione finanziaria su cui neanche la cassa malati unica può darci assicurazioni: come si può pensare che potrebbe esserci una riduzione generalizzata dei costi sanitari quando a cambiare non è il numero di pazienti-assicurati, bensì semplicemente il sistema? Come si può credere che un sistema privo di un qualsivoglia elemento di concorrenzialità sia meno costoso?
Una cassa malati unica statale e centralizzata è per sua stessa definizione rigida, costosa e pedante. Significherebbe costruire un enorme apparato burocratico che non farebbe altro che appesantire e complicare un sistema che oggi è efficace e per lo meno più efficiente dal momento che include alcuni principi basilari del libero mercato. L’attuale concorrenza tra i 61 assicuratori malattia privati permette di sviluppare modelli innovativi e di controllare i costi, e dunque di offrire premi il più possibile bassi. Certo, sappiamo che il nostro sistema sanitario ha dei problemi, ma non è con una cassa malati unica che si risolveranno. Bisogna piuttosto migliorare la compensazione dei rischi per mettere fine alla caccia ai “buoni rischi”, eliminare il marketing telefonico e perfezionare il controllo sui costi e sulle fatture. Sono tutte soluzioni che oggi sarebbe già possibile mettere in atto, senza l’introduzione di una macchinosa e dispendiosa cassa malati unica.
Dico no alla cassa malati unica perché oltre a non dare alcuna garanzia su una riduzione dei premi dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie, questo sistema metterebbe a repentaglio tutte quelle libertà e autonomie conquistate negli anni dai pazienti: diventeremmo degli assicurati forzati che si limiterebbero a richiedere delle prestazioni senza alcuna possibilità di reagire alla scarsa qualità di un determinato servizio passando a un altro assicuratore malattia.
Vogliamo veramente ritrovarci in una situazione simile a quella di molti Paesi europei? Avete mai chiesto ad un cittadino italiano o spagnolo come deve procedere per richiedere un semplice esame medico e quanto deve attendere? Vi immaginate lunghe attese e procedure burocratiche infinite per una radiografia, che, se urgente, conviene pagarsi da soli in una struttura privata.
Concludo nella convinzione che l’efficienza nel settore sanitario potrà ulteriormente essere migliorata con ripercussioni positive sulla riduzione dei costi. Ma non dimentichiamoci che la componente irrazionale gioca un ruolo molto importante. In fondo nessuno di noi crede veramente che è possibile avere un sistema sanitario di qualità pagandolo poco o niente.
Marco Passalia,
deputato PPD+GG in Gran Consiglio