UDC Ticino: il popolo dà ancora ragione all’UDC
UDC Ticino si rallegra dei risultati usciti dalle urne questo fine settimana. Per ciò che riguarda i quattro temi cantonali, i primi tre sono andati nella direzione auspicata all’unanimità dal comitato del partito. Sul quarto tema, quest’ultimo s’era pronunciato a maggioranza per un NO, nella convinzione che – nonostante un comitato d’iniziativa possa trovarsi d’accordo con il cosiddetto testo conforme elaborato dal parlamento, lo stesso è pur sempre frutto di un compromesso che può modificare anche sensibilmente l’oggetto per il quale gli iniziativisti hanno firmato. Di conseguenza, sarebbe giusto, agli occhi dell’UDC, che il popolo possa essere chiamato a decidere in ultima istanza. Il fatto però, che questo caso si verifichi molto raramente (l’unico di cui abbiamo memoria nel recente passato è stata l’iniziativa per l’insegnamento della civica) aveva fatto sì che anche la raccomandazione uscita dal comitato cantonale non avesse fatto l’unanimità, per cui la decisione popolare, oltre che essere democraticamente da accettare, sancisce una situazione con cui anche UDC Ticino può convivere senza problemi.
Degli altri tre temi cantonali, se i diritti politici dei Ticinesi all’estero e i progetti con varianti non riscaldavano particolarmente gli animi, suscitava un grande interesse invece quello inerente ai termini per la raccolta delle firme nell’esercizio dei diritti popolari, nato dall’iniziativa parlamentare “Più voce al popolo!” depositata da Sergio Morisoli e dal gruppo UDC. Frutto di un compromesso, la soluzione messa in votazione non è che un piccolo passo volto a compensare parzialmente l’aumento delle difficoltà nella raccolta delle firme dovuto al voto per corrispondenza che, di fatto, ha drasticamente ridotto l’effetto delle bancarelle organizzate all’uopo ai seggi durante le votazioni. L’aumento del termine di raccolta delle firme da 45 a 60 giorni per i referendum, e da 60 a 100 giorni per le iniziative, non è la soluzione ottimale che avrebbe voluto l’UDC, ossia l’aggiunta di una sensibile riduzione delle firme necessarie, ma costituisce comunque un passo avanti. Vista l’altissima percentuale dei consensi emersi dall’urna, il partito sta valutando se non sia il caso di insistere in questa direzione con un’iniziativa che porti il popolo a votare anche su una ragionevole riduzione delle firme. Nonostante il successo della votazione odierna, infatti, il Ticino rimane comunque a uno degli ultimi posti nella classifica dei cantoni che rendono più agibile l’esercizio dei diritti popolari.
UDC Ticino si unisce all’UDC nazionale nel rallegrarsi dell’”asfaltatura” rimediata dall’iniziativa dei Giovani Verdi contro la dispersione degli insediamenti che, considerando la già restrittiva e non ancora totalmente attuata revisione della legge sulla pianificazione del territorio, aveva un sapore di ingiustificato “accanimento terapeutico”. L’unico strumento efficace contro la cementificazione dei nostri paesaggi, a detta di UDC Svizzera – e UDC Ticino concorda completamente – è una gestione autonoma dell’immigrazione, come chiede l’iniziativa UDC per la limitazione. Una crescita moderata e sopportabile per gli esseri umani e per l’ambiente è possibile unicamente se la Svizzera può decidere lei stessa il numero d’immigranti che hanno il diritto di lavorare e vivere in questo paese.
PLRT: Sì a una gestione oculata del territorio, ma senza misure demagogiche e pericolose. Gli strumenti a disposizione di Cantone e Comuni sono più che sufficienti ad evitare abusi
La pericolosa demagogia che ha caratterizzato l’iniziativa “contro la dispersione degli insediamenti” non ha convinto i cittadini svizzeri e ticinesi. Il NO popolare di quest’oggi ha frenato un’iniziativa dirigista, che avrebbe nuociuto alla sovranità cantonale, alla garanzia della proprietà, al buon senso e avrebbe messo in serio pericolo il futuro sviluppo socioeconomico del nostro Paese. Per il PLRT la gestione oculata del territorio è certamente una priorità, che non necessita però di ulteriori inutili inasprimenti.
Oggi abbiamo un quadro normativo sufficientemente severo e un ulteriore inasprimento sarebbe infatti stato del tutto inopportuno. Non si può negare che negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un importante e anche incontrollato sviluppo urbano. Tuttavia, validi strumenti per una pianificazione del territorio più sostenibile sono stati sviluppati. Il principale è la prima revisione della Legge federale sulla pianificazione del territorio (LPT), approvata dal popolo nel 2013. Tra le misure sancite troviamo un migliore sfruttamento delle zone edificabili già esistenti, la riduzione di zone sovradimensionate e l’obbligo di definire le superfici edificabili secondo un fabbisogno prevedibile per 15 anni. I Cantoni hanno in questo senso già rivisto i propri piani direttori. Anche il Ticino si è attivato, e aspetta ora l’approvazione delle modifiche da Berna. Alcuni Cantoni hanno addirittura già diminuito le proprie superfici edificabili. Dunque non serve un’ulteriore regolamentazione, che oltretutto creerebbe ancora più burocrazia e insicurezza. Tanto più che la seconda revisione della LPT, che va in una direzione per certi versi più restrittiva dell’attuale, è ormai alle porte.
La votazione cantonale
L’introduzione delle quattro modifiche costituzionali accettate quest’oggi dai cittadini ticinesi permetteranno secondo il PLRT un approccio più moderno ed attuale a temi come il voto per i cittadini residenti all’estero e, in generale, all’applicazione dei diritti politici a livello cantonale.