Allocuzione di Marco Romano, consigliere nazionale PPD
Il 1° di agosto non è solo un giorno di vacanza da trascorrere indossando la maglietta rossocrociata e grigliando con gli amici. La Festa nazionale deve essere anche un momento di unione e di riflessione sulla stato della nostra Patria.
Con il giusto riferimento al Patrono nazionale, San Nicolao della Flüe, focalizziamo l’attenzione al tema dell’unità. Come cittadino che ha l’onore di impegnarsi per il Paese nel Parlamento federale mi pongo spesso la domanda: la Svizzera, la sua popolazione e le sue istituzioni, sono unite oggi? Quanto sono unite e cosa le unisce?
Il mio intervento vuole essere uno stimolo alla riflessione e non una digressione storica. Di conseguenza rispondo subito al quesito affermando che, a mio giudizio, la Svizzera è oggi una Nazione globalmente unita, coesa, nelle grandi diversità che la contraddistinguono. L’incredibile eterogeneità (lingue, culture, territorio) che ci contraddistingue, nei tempi moderni non compromette l’unità. Concordia, armonia e solidarietà sono sinonimi di unità e questi valori fanno, più o meno inconsciamente, parte della Svizzera del presente.
Spero possiate condividere: il quadro generale – sia in termini assoluti sia relativi se guardiamo al di fuori dei nostri confini – è positivo. Quanto è dato non va relativizzato. Anzi va coltivato per continuare il percorso di successo vissuto negli ultimi decenni e per correggere le distorsioni sociali ed economiche che si sono create. Unità non significa perfezione e assenza di problemi. Ma, non è retorica, un Paese unito, come una famiglia, ha carte migliori per affrontare le sfide cui è confrontato.
Non credo sia fondamentale definire di chi sia il merito. Il modello Svizzero è un sistema partecipato da tutti, spesso nemmeno rendendosene conto. Penso sia un risultato globale frutto di un complesso sistema di valori comuni e regole istituzionali che garantiscono libertà, autonomia, partecipazione attiva, responsabilità individuale, rispetto per le minoranze e condivisione decentralizzata del potere. Di conseguenza più equilibri che fratture. Siamo uniti perché il sistema svizzero ci porta all’unità. Siamo uniti
– una Willensnation – perché vogliamo e dobbiamo stare uniti. Nella quotidianità l’unità conviene rispetto alla disgregazione; tanto oggi quanto in futuro.
Già San Nicolao della Flüe, che visse gli anni in cui i Confederati passavano il tempo a belligerare tra loro e verso l’esterno, avvalorava la cultura del dialogo e della mediazione piuttosto che quella del confronto. Ai suoi tempi invitava a non combattersi fisicamente. Oggi immagino consiglierebbe, tanto nella vita quotidiana quanto nel dibattito politico, di preferire il dialogo e il compromesso, garanti di rispetto per le diversità e le minoranze, piuttosto che volere imporre in toto la propria idea o volontà, anche solo con la forza delle parole.
È in questo ambito che vedo qualche nube e in taluni momenti dei singoli temporali che minacciano la nostra vincente unità. Penso alle visioni e agli approcci polarizzanti che contraddistinguono sempre più il dibattito pubblico e creano fratture disgreganti. Alla moderazione, si preferisce l’esagerazione e l’esasperazione.
Per stare unita, la Svizzera non ha bisogno di banalizzare o peggio cancellare il proprio essere, né tantomeno di esasperarlo in maniera sproporzionata a tal punto da creare fratture. A chi e cosa penso?
A chi da un lato tende a cancellare simboli, valori e meccanismi tipici della storia recente svizzera. Quelli che vogliono eliminare i simboli cristiani perché urtano atei e cittadini di altre confessioni. Quelli che propongono di limitare referendum e iniziative popolari perché complicano i rapporti con l’Unione europea che non vuole capire la democrazia diretta svizzera. Quelli che mirano a smontare il federalismo per regolare tutto da Berna, togliendo autonomia a Cantoni e Comuni, e soffocando lo spazio per la società civile e l’iniziativa privata.
A chi sull’altro lato, tende a esasperare il modello svizzero in termini assoluti ed esclusivi, dividendo la società in “noi” (nel giusto) e “loro” (di principio nell’errore). Quelli che pretendono di caratterizzare il vero svizzero e limitare tutto quanto non lo è; concetto valevole sia per le persone sia per le regole del comune vivere. Quelli che mirano ad azzerare senza alternative reali le relazioni con la comunità europea. Quelli che propongono di smantellare lo Stato sociale e vogliono smontare i sistemi di ridistribuzione interna e di solidarietà internazionale.
Questa non è la Svizzera e quanto polarizza non è svizzero. In entrambi gli scenari manca la visione e la volontà di lavorare con moderazione e pragmatismo all’unità del Paese, delle sue istituzioni e dei suoi cittadini. La Svizzera è unita nelle diversità, nella sua eterogeneità che rappresenta una ricchezza da valorizzare. La Svizzera ha l’assoluta necessità di frenare gli eccessi curando il dialogo e la reciproca comprensione nel rispetto delle minoranze. Indipendenza e sovranità non fanno rima con irresponsabilità e aggressività. La Svizzera non deve cadere nel vortice che a livello internazionale vede Stati assumere atteggiamenti prevaricatori, egoisti e privi di responsabilità per le prossime generazioni.
La Svizzera nella sua eterogeneità ha un fondamento culturale, istituzionale, religioso e sociale consolidato, che poggia su valori forti e radicati quali il rispetto, la responsabilità, il senso civico e la solidarietà. Un fondamento che non va cancellato in nome di principi utopici, che va rispettato da parte di chi giunge nel nostro Paese e che non va utilizzato per creare fratture.
Questa è la Svizzera, magari talvolta lenta e poco spettacolare, ma tanto efficace ed equilibrata. Lavoriamo tutti insieme per coltivare l’unità. Fieri e orgogliosi del nostro Paese. Riconoscenti a chi lo ha costruito. Impegnati attivamente, ognuno nel suo ambito, a dare il meglio per la comunità.
Buon 1° agosto, viva la Svizzera!
Saluto del Presidente Piero Marchesi, UDC Ticino, 1° agosto 2018
Natale della Patria 2018
Care e cari amici dell’UDC,
Care e cari patrioti,
ancora una volta con grande piacere ci ritroviamo tutti assieme per festeggiare questo importante avvenimento, il Natale della Patria.
Il 1° agosto è una ricorrenza molto speciale per chi ama il nostro Paese. È un momento di riflessione importante e l’occasione migliore per rigenerare quello spirito patriottico che anima gran parte del popolo svizzero, nelle evidenti diversità e peculiarità. Essere svizzeri non ha però per tutti lo stesso significato.
Alcuni vivono la Patria come entità astratta e di poco valore, pronti a sacrificarla comodamente per assicurarsi maggiore internazionalismo e globalismo. Queste persone le troviamo nella società e nella politica. Solitamente sostengono la loro rovinosa azione nei partiti di sinistra, ma da qualche tempo, ahimé, pure in quei partiti che hanno ancora l’audacia di definirsi borghesi. Il loro agire rende la Svizzera Paese vulnerabile e oggetto di continui attacchi da parte di altri Stati – Unione europea in particolare – trascurando gli interessi del popolo e preferendo, da una parte quelli dell’economia speculativa e le lobby sindacali dall’altra. La loro incomprensibile azione compromette l’indipendenza e la sovranità della Svizzera. Coloro che agiscono contro gli interessi del proprio Paese hanno una definizione ben chiara: si chiamano Traditori!
Per fortuna altri, come lo siamo noi care e cari amici, difendono le nostre tradizioni, le nostre abitudini e gli interessi della nostra amata Svizzera. Noi non siamo disposti a cedere l’indipendenza e la sovranità del nostro Paese per accontentare le richieste arroganti e sempre più invadenti dell’Unione europea.
A differenza di altri Paesi, che possono purtroppo solo lamentarsi dell’incapacità politica di chi li rappresenta, in Svizzera grazie alla Democrazia diretta possiamo contrastare questa pericolosa deriva. Un sistema che molti ci invidiano e che i tecnocrati di Bruxelles vorrebbero avvilire anche grazie al famoso accordo quadro e l’imposizione dei Giudici stranieri. Al sol pensiero mi vengono i brividi!
L’UDC da sempre si batte con forza e tenacia contro questa deriva. Lo facciamo regolarmente soli contro tutti. Contro la maggioranza dei partiti, contro le grosse aziende internazionali, contro le potenti associazioni economiche, contro i potentissimi sindacati e contro gran parte dei media che sono spudoratamente di parte. Queste, signore e signori sono le Élite!
Ci battiamo però con il popolo, quella profonda potenza che nel sistema democratico svizzero è determinante, quel fronte di resistenza che può fare la differenza tra combattere e soccombere.
Il nostro partito nei prossimi mesi sarà impegnato su due temi molto importanti, il nostro referendum cantonale sul progetto del DECS “La scuola che verrà” e la nostra iniziativa federale per l’autodeterminazione, chiamata anche “contro i Giudici stranieri”. Assieme all’iniziativa contro la Libera circolazione è indubbiamente la madre di tutte le battaglie.
Care e cari amici, approfittiamo di questa bella giornata di festa per augurarci di mai perdere quella voglia e orgoglio di lottare per il nostro amato Paese. Facciamolo con ancora più convinzione, coinvolgendo e convincendo altri cittadini a sostenere e votare il nostro partito. Solamente con più UDC, sia in Svizzera che in Ticino, potremo dare un futuro prospero alle prossime generazioni in una Svizzera sovrana, indipendente e capace di autodeterminarsi.
Buon 1° agosto a tutti!
Piero Marchesi
Presidente UDC TI