Era chiaro da subito che la globalizzazione non sia stata capace di trovare le soluzioni tali da permettere una vita con agio da parte di tutti. Il fallimento globale della stessa lo si constata anche alle nostre latitudini. La paura e forse la mancata accettazione del diverso o meglio del nuovo, pone barriere insormontabili. L’aver vissuto in un certo modo per anni, ha atrofizzato le menti nostre, o forse chi di Globalizzazione ha colpito si trova davanti persone con blocchi mentali, per incapacità di chi ha tratto solo benefici senza volerli condividere con la gente. Lo vediamo nel nostro piccolo, i grandi eventi globalizzati hanno successo ma non lasciano le emozioni che forse ci si aspettava di vivere. Si giustifica il tutto nel nome della globalizzazione, penalizzando il territorio, l’anima e il corpo per creare quello che poi si stà ritorcendo come un boomerang di inaudita violenza. E queste stesse persone che hanno pensato di globalizzare cercano oggi di voler riportare i valori sui binari di un tempo, senza sapere oramai cosa siano i veri valori. Grave errore! L’approccio, ecco cosa manca, e la preparazione al nuovo. Lo vediamo nelle votazioni, dove una certa supponenza di erezione del sapere dogmatico di fronte al popolo, spiegando il meno, sorta l’effetto peggiore. Il Popolo, stufo di subire tutto senza avere spiegazioni, reagisce con i mezzi unici a sua disposizione: votando contro! Senza spiegazione, senza la razionalità del discernere, semplicemente si appoggia al detto dei nostri “vecchi”: ciò che cala dall’alto va combattuto sempre e comunque. Assistiamo dunque a decisioni popolari che a volte fanno rimanere di stucco, perché razionalmente erano e sono grandi soluzioni, bocciate solo per il fatto che chi le propone non vuole cercare di spiegare in parole semplici e con onesta trasparenza i pro e i contro. Ci facciamo male da soli a volte, vado a pensare alla bocciatura del Parco Nazionale del Locarnese, cosa che avevamo assistito con il ParcAdula. Assistiamo solo per reazione contraria al rigetto di temi importanti, solo perché chi vuole tutto globalizzare pensa che il popolo non capisce simili fini menti. Dall’altra parte come dare torto al popolo, che vede solo, e drammaticamente, come il suo benessere negli anni è stato “rosicato” dalla … globalizzazione. Che sia giunto il momento della “deglobalizzazione”, ma non semplicemente per correggere una macchina da soldi e basta. Deglobalizzare con la consapevolezza di fare condividere le scelte da chi poi le deve vivere, a volte subire e a volte gioire. Ai grandi numeri di eventi tecnologizzati e globalizzati, dai costi folli, da contraltare vi sono sempre maggiori numeri ai brunch della Festa Nazionale, tanto per citare un evento a noi caro, dove le eccellenze della microrealtà superano, solo per il fatto che ci appartengono come tradizione, le grandi manifestazione dai costi esorbitanti. E il popolo ci azzecca, a mio modo di vedere, quando si oppone all’organizzazione di Giochi Olimpici, diventati una macchina da debito che vanno poi caricati sulla gente. Quella gente che non ha più soldi, non sbarca il lunario e che alla fine ha capito una sola cosa: ritornare indietro, valorizzare la nostra piccola realtà, se possibile cercare in queste piccole realtà di trovare sinergie vincenti (sinergia è condivisione non imposizione), ma sempre nel rispetto della tradizione. La globalizzazione ha avuto un solo demerito: voler cancellare la storia della gente, e questo unico demerito ci ha messo tutti in ginocchio. Ritorniamo al nostro mondo, ai valori, alla tradizione e siamo certi che se invitassimo Trump e Kim ad un tavolo di discussione, proponendogli i nostri prodotti del territorio, non si parlerebbe di guerra nucleare ma di amore fraterno. Diamo dunque al formaggio, come a tutti i prodotti del territorio, dei nostri contadini il giusto ruolo di primattore per ritornare protagonisti noi stessi della nostra vita.
Roberto Bosia, dir. ETiCinforma.ch
Faido, 12 giugno 2018