Da qualche anno che le medie degli spettatori dicono che a Lugano sono più altre mentre storicamente è sempre stato l’Ambri ad avere più spettatori. La matematica da qualche anno dice altro. Ieri sera alla Resega andava in scena il big match contro il Berna, dunque una partita che storicamente odora di pepe e stimola gli spettatori a tifare sempre di più. De squadre che in questi ultimi anni, ma come gli anni d’oro dei bianconeri, è sinonimo di emozioni, spettacolo e gioco per gusti fini. Gli oltre seimila spettatori dimostrano pur qualcosa. La matematica parla non i sentimenti dei tifosi. Un livello di sicurezza in pista abbastanza elevato mette al riparo gli spettatori.
Saltiamo alla Valascia dove l’Ambri ospitava il Bienne, ai vertici del campionato, dunque garanzia di spettacolo e dove l’Ambri arrivava da un periodo negativo con tra l’altro la triste domenica dove abbiamo visto quello che nessuno avrebbe mai voluto vedere. Domenica con tanti bambini e famiglie, le quali hanno vissuto momenti di terrore e paura, tanto da promettere di mai più recarsi alla Valascia. Una sicurezza, checché ne dicano dirigenti e polizia come anche il capo dicastero cantonale che viene presa con poca professionalità. I risultati si sono visti subito; una partita in cui l’Ambri aveva bisogno di una Valascia piena che invece era arrivata a soli 3900 (e sappiamo che si contano tutti gli abobnati anche se non sono presenti in pista).
Due realtà completamente invertite negli anni: a Lugano dove in passato ne sono successe di tutti i colori, si è voluto, nel limite del possibile dare una sterzata al tema sicurezza e i risultati sono di festa dello sport e frequenze in pista oltre ogni rosea aspettativa. Con una struttura e logistica che favorisce i controlli, questo va detto. Una Valascia che con la scusa di non avere soldi si permette di tutto e di più per poi avere, a parole, il pugno duro. Niente così il gioco non funziona e spetterà al club, a noi non interessano le leggi, a garantire sicurezza sia all’interno che all’esterno. Non vogliamo che proprio ad Ambri si inizi ad aver paura di presenziare alle partite. Ne andrebbe a sopportare una minor entrata in termini economici e dunque minori possibilità per organizzare la sicurezza e anche ne verrebbe meno l’atto sportivo. Da dichiarazioni del Direttore del Dipartimento Cantonale escono delle cifre che ci fanno rabbrividire: la comunità, dunque il popolo, spende per la sicurezza nei vari stadi ben 2 milioni di franchi. Risorse che non è assolutamente giusto che vengano spese dalla comunità per alcuni facinoroso e perché le varie dirigenze non affrontano seriamente il tema.
Parliamo anche di calcio, minorile, delle giovanili dove sempre vi sono scene che sono assolutamente incompatibili con lo sport. Interventi delle federazioni inadatti alla situazione, giustificazioni di atti ingiustificabili. Questi soldi devono essere fatturati interamente ai club! Forse è ora di finirla di approcciarsi alla sicurezza con arroganza e supponenza: domani potrebbe succedere il morto e allora i vari dirigenti responsabili come si guarderanno allo specchio sapendo di non avere fatto il possibile. Anzi per alcuni club meglio spendere per un fuoriclasse che per la sicurezza. Basta non se ne può più e che il cantone non debba spendere più un franco per questo tema, ma che fatturi ai club le proprie prestazioni. Ritorniamo all’inizio dell’articolo con le frequenze e alla luce dei fatti tutto ha una logica, impenetrabile forse, ma una logica, alla quale spetta ai dirigenti dei vari club, alle federazione porvi rimedio.
Nel 2015 a Milanoexpo un giorno abbiamo impiegato 3 ore per poter accedere: biglietto personalizzato, scansione della persona ed effetti personali, e solo dopo questi controlli si è autorizzati ad accedere. Ci vuole tanto a capirla! Se vogliamo che gli stadi si riempiano di famiglie, di bambini e di pubblico interessato allo sport le soluzioni ci sono. Visto che le soluzioni ci sono, se non vengono adottate la responsabilità di ogni gesto, sia ferimento o morte o danni materiali è da ascrivere alle varie dirigenze, indipendentemente dalla fede sportiva…
Ed è un vero peccato penalizzare i tifosi per colpa di alcuni facinorosi e per la non volontà di usare il pugno di ferro, non solo a parole, ma con i fatti. (ETC/rb)