Qualche giorno fa , dopo che il Municipio di Bellinzona aveva accolto l’ennesimo reclamo contro la Polizia comunale di Bellinzona in materia di raccolta firme su suolo pubblico, vi avevo preannunciato l’intenzione di presentare alla Sezione degli enti locali un’istanza d’intervento contro il Municipio e la Polizia comunale di Bellinzona, rei di aver ostacolato la raccolta delle firme ben cinque volte negli ultimi cinque anni, e per cinque diverse iniziative popolari di cui ero promotore o coordinatore : più recidivi di così non si può !
Nel dare questa notizia un paio di giornali avevano riferito delle mia intenzione di presentare l’istanza contro Municipio e Polcom aggiungendo “rei a suo dire di aver ostacolato la raccolta firme…” . Ma come sarebbe a dire “ a suo dire” ? Qui non siamo nel campo delle opinioni o della presunzione di innocenza, ma siamo nel campo di fatti comprovati, per cui sarebbe ora che la stampa – che dovrebbe essere la sentinella della democrazia o il quarto potere che controlla gli altri tre – insorgesse con dei commenti e una bella tirata d’orecchi contro delle autorità che reiteratamente invece di agevolare l’esercizio dei diritti popolari abusano del loro potere per ostacolarlo in modo ingiustificato e illegale .
In allegato vi trasmetto l’istanza d’intervento inviata negli scorsi giorni alla Sezione degli enti locali, la quale dimostra in modo documentato in quali e quante occasioni a Bellinzona sono stati messi i bastoni fra le ruote ai promotori di iniziative popolari, costringendoli a perdere un mucchio di tempo e di energie per presentare ricorsi e reclami che per finire sono stati TUTTI ACCOLTI, o dal Consiglio di Stato o dallo stesso Municipio ( che con il suo agire o con l’agire in delega della sua Polizia ha comunque intralciato la raccolta delle firme, prima di ravvedersi e fare marcia indietro).
La tirata d’ orecchi alle autorità della Capitale, alla vigilia della creazione della Nuova Bellinzona (con conseguente pericolo di un aumento della distanza fra il Palazzo ed i cittadini) , ci sta tutta e non certo per fare un piacere al sottoscritto ( che sa difendersi da solo) ma per difendere con vigore i diritti costituzionali e democratici di tutti i cittadini (anche quelli della nuova grande città) che in futuro se lanceranno referendum o iniziative popolari a livello comunale o cantonale si troveranno nella situazione di dover chiedere autorizzazioni a raccogliere firme nella Capitale.
Fra l’altro nell’ultimo decennio ho già dovuto presentare una quindicina di ricorsi e reclami ( tutti vinti tranne uno : ciò che la dice lunga sulla scandalosa situazione in Ticino ! ) contro Municipi che in vari modi ponevano delle ingiustificate limitazioni di tempo o di luogo alla raccolta delle firme. E l’unico giornalista insorto contro questa scandalosa situazione, è stato finora il direttore del CdT ,Fabio Pontiggia, il quale dopo l’ennesimo episodio accaduto a Bellinzona ha scritto lo scorso 10 febbraio un bellissimo editoriale intitolato “Giù le mani dai diritti popolari”, che riporto qui di seguito per vostra conoscenza e meditazione.
Cordiali saluti
Giorgio Ghiringhelli
Giù le mani dai diritti popolari, di Fabio Pontiggia
Ci sono Municipi che amano farsi bacchettare sulle dita dall’autorità superiore e rimediare così magre figure davanti alla pubblica opinione. Questo succede quando gli amministratori locali o i loro servizi cercano di ostacolare goffamente l’esercizio dei diritti popolari. Nel decennio passato, da quando il movimento politico Il Guastafeste, fondato da Giorgio Ghiringhelli, ha cominciato ad utilizzare le armi del referendum e dell’iniziativa popolare, i casi sono stati diversi. Troppi. Qualche giorno fa il Comune di Bellinzona ci è ricascato. E’ infatti recidivo, in quanto già richiamato all’ordine in più occasioni.
Il nodo del contendere è la posa delle bancarelle sulla pubblica via per raccogliere le firme necessarie al successo di una domanda di referendum o di iniziativa. La Costituzione, le leggi e la giurisprudenza non permettono ostruzionismi di nessun genere : l’esercizio dei diritti popolari va agevolato, non ostacolato. Se un comitato referendario o d’iniziativa chiede l’autorizzazione al Comune per sistemare una bancarella in piazza, il Comune deve concederla, se del caso ricordando le regole e i limiti ( non si può ad esempio bloccare o rendere difficoltoso il transito e va garantito l’ordine pubblico). Non dovrebbe invece negare in prima battuta l’autorizzazione, aspettare il ricorso dei promotori per poi mettere limiti e vincoli all’uso del suolo pubblico.
Sono regole di condotta basilari nella nostra democrazia semidiretta che gli amministratori di tutti i Comuni dovrebbero ormai conoscere a menadito. E invece ci sono spesso, troppo spesso, inghippi. Bellinzona, come detto, è un Comune recidivo. Il fatto è grave. Bellinzona è la capitale : dovrebbe essere un esempio positivo, non un caso ripetutamente negativo. A maggior ragione nel momento in cui si appresta a diventare la Grande o la Nuova Bellinzona, in piena campagna elettorale. Sono scivoloni evitabilissimi e da evitare in ogni caso.
Al di là del rispetto delle regole basilari della democrazia diretta e dei principi e valori costituzionali, c’è anche una ragione politica di fondo. Viviamo anni in cui il rapporto fra la classe politica in generale e una parte consistente di cittadini non è propriamente idilliaco. Malcontento, risentimento, disfattismo, mancanza di rispetto, addirittura insulti e denigrazioni sono monete correnti. Le reti sociali hanno esasperato questi comportamenti. Il nostro Paese ha nella democrazia diretta una eccezionale valvola di sfogo che nello stesso tempo è uno strumento per incanalare positivamente e civilmente il disagio altrimenti destinato a percorrere le vie dell’inciviltà. Il Comune è l’istituzione più vicina ai cittadini e quindi anche agli umori delle persone ( oggi, piaccia o non piaccia, gli umori governano sempre più il vivere insieme). Dovrebbe pertanto valorizzare e nobilitare il ricorso agli strumenti del referendum e dell’iniziativa popolare ( legislativa o costituzionale) .
Se ci sono cittadini che si impegnano a raccogliere firme, mettendoci anche soldi loro, per far giungere alle autorità proposte e richieste o anche semplicemente posizioni contrarie, nel pieno rispetto delle regole democratiche, l’autorità comunale dovrebbe essere contenta e quindi agevolarne il compito. Senza favoritismi, beninteso, ma anche – come detto – senza ostruzionismi privi del benché minimo fondamento legale, destinati quindi ad infrangersi inevitabilmente contro la sconfessione e la sanzione dell’autorità superiore. Una volta può andar bene, due forse. Ma quando lo stesso Comune, nel giro di pochi anni, concede tre o quattro bis, ci possono essere solo i fischi. A tutto danno della credibilità delle istituzioni e della classe politica. Di questi tempi è veramente meglio evitare certi exploit. Giù le mani, quindi, dai diritti popolari.