Mi capita di ritrovarmi ogni mercoledì sera assieme a tanti amici di coro in una bella sala del vecchio ginnasio di Mendrisio a far prove di canto, per prepararci ai vari concerti che la nostra società si prefigge.
L’impianto di riscaldamento è costituito da sei stufe elettriche ad accumulazione di energia le quali rilasciano il calore che hanno assunto la notte precedente.
È chiaro che se la serata è tiepida, o semplicemente non fa troppo freddo, le stufe saturano di caldo i locali. Quando arriviamo veniamo investiti da un’ondata di calore … bisogna subito aprire le finestre per rendere abitabile la sala, in alcuni casi troviamo le finestre già socchiuse perché altri utenti durante la giornata hanno avuto lo stesso problema.
Come ulteriore conseguenza durante la prova la temperatura risulta troppo alta e la gente suda.
Questo è l’esempio emblematico di un sistema di riscaldamento vetusto, mal dimensionato, di difficile regolazione: inefficiente.
Interessante sarebbe avventurarci in un discorso di impatto ambientale causato da un sistema di questo tipo. Di quanta energia e denaro nel corso di decenni si sarebbero potuti risparmiare. Non è un caso isolato.
Sono molti gli edifici pubblici e privati che non rispondono a criteri minimi di efficienza energetica.
Sono molti i processi industriali che non contemplano il recupero, anche solo parziale, di energie di produzione.
Quando parliamo di efficienza energetica scopriamo che la strada da percorrere è lunga ma estremamente interessante e coinvolgente perché richiede innovazione, spirito di cambiamento, capacità tecniche e amore per la natura.
Il 27 novembre sarà importante dire SI all’uscita pianificata dal nucleare. In quanto la Svizzera vuole proteggere il suo parco idroelettrico e ha la capacità di rendere più efficienti i suoi sistemi produttivi, di aumentare la sua produzione di energie rinnovabili e di aumentare la sua capacità di accumulo di energia nei momenti di sovra produzione. Tutto questo creando migliaia di posti di lavoro.
Egidio Cescato, Balerna