Sono passati 84 anni dal primo tiro alla Valascia e ora si parla di ultima partita in questa pista che ha visto emozioni a “gogo”, con tifosi sempre pronti a dare una mano per il loro club. Ma il 5 aprile per i ticinesi fa ritornare alla mente di tutti i tifosi di hockey momenti gioiosi e momenti tristi. Tristi, perché l’Ambri di quell’anno, correva il 1999, si era qualificato con merito per la finalissima del campionato e le speranze di vincere il primo titolo della storia, e probabilmente l’unico, erano altissime e tutti davano proprio l’Ambri come netto favorito su un’avversaria che era tosta ma comunque battibile. L’unico neo che si chiamavano bianconeri. E proprio quel 5 aprile 1999, chi non ricorda Petrov e Di Pietro, giocatori biancoblu, che nella “regolar saison” maramaldeggiavano portando i leventinesi in finale. Una finale alla media delle cinque partite e la quinta, proprio alla Valascia in virtu del primo posto conquistato dal campionato regolare dai leventinesi. Fu chiuso, sportivamente, il Gottardo e il Lugano trionfò per 3:1 alzando la coppia di campione Svizzero proprio alla Valascia. Fu festa per tutto il Ticino, comprendendo la delusione dei tifosi di valle, che mai avrebbero voluto questo epilogo. Gli anni successivi hanno visto l’Ambri giocare nelle coppe Europee conquistandone pure una in particolare. Erano altri tempi, poi calò il sipario e per l’Ambri e i suoi tifosi, sempre caldi e appassionati le prestazioni non furono più tali, ma la passione per una squadra di montagna, alle prese con enormi difficoltà economiche non venne mai meno. Dopo vari spareggi per non retrocedere, tutti affossati, ci ricordiamo proprio di uno, contro il Visp dove l’Ambri aveva già un piede nella categoria inferiore. Ci pensò un giovane Isabella a segnare il gol della vittoria e permanenza nella massima categoria. Fu esplosione di gioia come se avessero vinto il campionato del mondo. Questo dimostra la passionalità dei tifosi verso i colori biancoblu, qualcosa di unico in Svizzera, chiamiamolo il “miracolo del Gottardo”, che resiste ancora oggi.
Poi arrivò il diktat della Lega che impediva di disputare partite della massima categoria nel catino della Valascia, e tra un permesso di prolungo e un altro la decisione finale di dover costruire una nuova pista via dal luogo attuale per un presunto pericolo di valanga, mai successo dal 1951. Possiamo discutere di tutto, del fatto che il pericolo di valanghe esista per una squadra di massima categoria ma non di lega inferiore, insomma la illogica ha vinto e siamo arrivati ad oggi, 5 aprile 2021, giornata in cui si disputerà l’ultima partita in questa “mecca” dell’Hockey. Perché se i risultatati non arrivano più da un pezzo, tanto che questa stagione la squadra non è riuscita ad entrare nei giochi che contano, e per fortuna grazie alla Pandemia non vi sarà retrocessione, il tifo, l’atmosfera e tutto il resto esiste ancora, anzi più di prima. La Pandemia poi ha rotto le scatole obbligando tutti a giocare a porte chiuse. Un’altra vergogna di un’autorità decisionale che affronta le tematiche senza cuore e senza la consapevolezza delle conseguenze delle proprie decisioni. Il Club ha chiesto a tutti i tifosi, per oggi 5 aprile 2021, a partire dalle 16 di esporre ogni oggetto che ricordi l’Ambri alle finestre, per pitturare il paese di biancoblu in segno di amore spassionato per la propria squadra. Un legame di sangue tra il Club e i tifosi, ma anche se non sei tifoso non puoi non accorgerti che questi colori hanno, volenti o nolenti, segnato la storia di questi 84 anni. Il futuro? Non sarà più la stessa cosa, anche l’Ambri dovrà “spersonarizzarsi” alla causa di Club-azienda, unica possibilità di sopravvivenza. Non siamo convinti che l’economia del club migliorerà, perché i costi andranno sempre lievitando e la massa d’urto sempre più debole, vuoi la crisi economica alle porte favorita anche dal Covid, vuoi i costi di gestione sempre più importanti e vuoi pure le aspettative che difficilmente saranno soddisfatte. Poi a tutte queste considerazioni si sopperirà con l’entusiasmo, con una dirigenza che saprà andare alla ricerca di fondi, con la squadra che miracolosamente innescherà risultati positivi e con una risposta degna dello sport e della passionalità. Forse anche convincendo i giocatori e dirigenti più pagati a mantenere il domicilio nella valle. Di certo, comunque sia, non sarà mai più la stessa cosa, questo ci sembra chiaro, ma auguriamo vita lunga a questo club che ha fatto gioire, piangere, emozionare tante generazioni e che per la valle, i veri vallerani, il colore biancoblu è una questione di DNA, e sappiamo tutti che il DNA è radicato e indistruttibile. Avanti tutta allora e che le epiche sfide cantonali abbiano luogo nella nuova pista, il nome sarà poi lo sponsor a deciderlo nella speranza che lo sponsor abbia la giusta sensibilità, e che di volta in volta vi siano passioni, emozioni e sport vero … e magari, contro ogni logica sportiva di rivedere nuovamente una finale tutta ticinese, perché no?
ETC/rb