Si chiamano globalisti, non svolgono in Svizzera un’attività lucrativa, vivono della loro ricchezza e beneficiano di una particolare forma di imposizione fiscale. Queste sono le persone che il partito socialista, i verdi e i sindacati vogliono abolire in Svizzera con la votazione del 30 novembre.
Molti pensano che queste persone non aiutino il benessere comune di tutti noi cittadini, ma in verità, e non bisogna vergognarsene, non è così. In Ticino oggi risiedono 877 globalisti che versano ogni anno al fisco 55 milioni di imposte, assicurando da soli il 4% del totale dell’intero gettito fiscale delle persone fisiche. Una somma non indifferente alla quale non siamo disposti a rinunciare vista anche la situazione congiunturale nella quale viviamo. Questa particolare forma di tassazione è basata sul dispendio, e non sul reddito o sulla sostanza, per cui si paga un forfait senza una dichiarazione dei redditi come quelle standard che ben conosciamo. Questa forma di tassazione è in vigore in Svizzera da un secolo e mezzo, in Ticino la si applica dal lontano 1953 ed è una procedura ben consolidata. Per essere globalisti in Ticino nel 2012 bisognava avere un reddito minimo imponibile di Fr. 200.000 mentre da quest’anno, con l’aumento della soglia approvata dal Gran Consiglio, si passa a Fr. 400.000.
Un fattore che non viene preso spesso in considerazione in questo dibattito, ma che andrebbe maggiormente sottolineato, è che i globalisti non ancora in età pensionabile, oltre agli effetti positivi sull’erario federale, cantonale e quello comunale versano i contributi previdenziali sulla base del loro dispendio accertato, sostenendo così il sistema delle assicurazioni sociali, sempre più a rischio per aspetti demografici.
È quindi fondamentale mantenere questa agevolazione fiscale e non fare come in altre nazioni vicine a noi che offrono iter burocratici semplificati per la residenza e in alcuni casi procedure veloci per l’acquisizione della cittadinanza. Se questa iniziativa contro i forfait fiscali sarà approvata andrà inoltre a colpire soprattutto le regioni periferiche e di montagna, dove la presenza dei globalisti rappresenta una sicura fonte di entrata per tutti. Anche il Ticino sarà toccato da questo cambiamento e come cittadino e consigliere comunale non me la sento di togliere una parte fondamentale di questi contributi e di conseguenza caricare ancor più le finanze sulle spalle di Cantone, Comuni e quindi… di noi cittadini.