Perché non sono un bravo politico di Ricardo Pereira Mestre, medico e candidato PLR al Gran Consiglio
Come candidato al Gran Consiglio, ho imparato bene cosa bisogna fare per essere eletti. Occorre focalizzare l’attenzione su sé stessi, i santini vanno consegnati con una stretta di mano e un rapido sorriso, bisogna fare manifesti, inserzioni sui quotidiani e banner nei siti online. Andare a molti aperitivi e comizi in cui l’obiettivo è stringere la mano a più persone possibili. Bisogna essere veloci ed incisivi, fare un discorso, e poi partire verso altri comizi. Vetture decorate, striscioni ad ogni angolo, meglio mettere la propria faccia su ogni genere di gadget. Appena arrivano le schede a casa si inviano lettere ed email a tutti gli indirizzi che abbiamo sottomano. Poi bisogna puntare alle persone più influenti del proprio partito, così si ottengono i “pacchetti di voti”. Non bisogna sottovalutare gli accordi tra compagni di lista di altri distretti o di altri partiti, lo scambio di voti ancora gioca un ruolo importante. Bisogna essere presenti a feste (vedi carnevale) o conferenze. È il momento di chiamare l’amico giornalista per chiedere se ti può aiutare ad uscire meglio sulla stampa o andare il televisione. È tempo, già in campagna, di cercare di piazzarsi bene per le poltrone importanti: CdA, consigli di fondazione, ecc.
Io non sono un bravo politico perché ho rinunciato a tutto questo.
Non voglio posti in CdA, non so cosa farmene del “potere”, io sono un semplice cittadino, che per anni non ha votato, poiché pensava che il proprio voto non valesse niente. Pensavo che alla fine i politici fanno ciò che vogliono, seguendo esclusivamente i propri interessi. Il mondo della politica non mi interessava nemmeno. Poi ho iniziato a lavorare e confrontarmi con la disperazione della gente, a sentire la sofferenza della solitudine, quando senti che per lo Stato tu non esisti. Quando ho capito che i cittadini non sono altro che numeri e che alla fine sembrano contare solo prima delle elezioni. Quando ho capito che la mia formazione, la mia esperienza, poteva avere un valore per la collettività. Quando ho capito che il mio voto, se in rappresentanza di migliaia di altre persone, aveva davvero un valore: allora sono entrato in politica. Io mi candido per la gente che ha creduto e vorrà credere in me, perché il voto alla fine è un atto di fiducia in qualcuno ed io davvero non voglio tradire questa fiducia. Mi rendo conto però, ora che sono in politica, che la gente mi vede come tutti quelli che inseguono i loro interessi, come parte di un meccanismo contorto di cui diffidare: questa è la cosa più dura da accettare. Fa male essere criticati solo per il colore politico, solo perché si fa parte di un sistema sbagliato, senza considerare che con tutto il cuore, giorno dopo giorno, si lotta fuori dalle luci della notizia: là dove davvero si lascia un segno del proprio passaggio.
In campagna elettorale ho speso 200 CHF per dei santini in carta riciclata, ho fatto da solo un sito gratuito e un profilo Facebook, non sono andato a molte manifestazioni. Ho rinunciato alla pubblicità perché ritengo che chi mi vota lo fa per ciò che penso e faccio, e non per come appaio. Ho cercato di scrivere molto, a volte anche su temi scomodi o impopolari, perché credo che sia importante dire apertamente quali sono le mie idee. Ai comizi mi fermo spesso a parlare e mi siedo tra la gente. Certo, non riesco a girare tutti i comizi in una sera, ma le persone con cui ho parlato mi hanno lasciato un segno. Se un politico vuole davvero ascoltare, deve prendersi il tempo per farlo. Io non sono molto bravo a fare accordi con altri politici, non ho la giusta furbizia. Cerco di essere sincero: non so tutto quello che serve per essere un bravo Gran Consigliere, però so dove trovare le risposte, ho voglia di cercarle e mettermi in gioco con tutto il mio cuore. Io non sono un politico ma solo un medico che ha deciso di impegnarsi come attivo cittadino per una società più giusta.
Forse in pochi mi voteranno ma almeno sarò sempre rimasto me stesso ed è questo alla fine ciò che più conta.