Nell’ormai lontano 1844 Carlo Cattaneo (patriota, filosofo, politico, scrittore italiano, 1801 – 1869) scriveva: “Il Limone, la più elegante delle agricolture”. Il limone come pianta ornamentale e produttiva: il limone come elemento storicamente caratterizzante del paesaggio agrario italiano. Si perché dal Garda alla Sicilia, dalla Liguria alla Campania la coltivazione degli agrumi ha inciso sugli interventi di trasformazione del territorio. Terrazzamenti a diverse altitudini, impianti idonei per l’irrigazione, strutture studiate e realizzate per la protezione delle piante messe a dimora dal freddo e dai venti. Secoli di storia e di lavoro, di foglie sempreverdi, di fiori e di frutti, di profumi e colori che hanno accompagnato le storie più romantiche di tanti viaggiatori. Poi la crisi, l’abbandono e la conversione delle colture, la scelta di agricolture più redditizie e soddisfacenti per i mercati hanno ridotto la produzione e fatto registrare una conseguente perdita di lavoro e di varietà botaniche. Questo è quanto accaduto dall’inizio del novecento soprattutto sulla sponda bresciana del Lago di Garda dove per molto tempo la produzione agrumicola è stata tra le più fiorenti del nostro paese. Le celebri “Limonaie del Garda”, particolari strutture architettoniche, tipiche di tutta la zona gardesana, costruite in muratura di pietrame, legno di castagno e abete e vetri. Vere opere dell’ingegno studiate per protegge i limoni nei mesi freddi pur mantenendo vivi tutti i procedimenti naturali di crescita del frutto. Grandi giardini aperti che venivano chiusi da novembre e marzo utilizzando rigorosamente, pezzo per pezzo, tutti numerati, gli elementi atti a trasformare la limonaia all’aperto in serra di protezione: vetriate, portiere e assi di mezzo, ogni elemento una sua precisa funzione. Così come i giardinieri, che dovevano spiare la limonaia di giorno e di notte, per chiudere a protezione delle nebbie e del gelo e aprire all’aria e al sole. Allora c’erano frutti precoci e tardivi, fini e sopraffini, ma anche sottofini e scarti. E quei limoni, quelli più pregiati, raggiungevano i paesi del nord, Polonia, Austria, Ungheria, Russia per deliziare i palati di nobili e aristocratici. Quei tempi purtroppo non esistono più ma percorrendo la strada del lago da Riva del Garda fino a Gargnano non è difficile trovare ancora ciò che resta delle limonaie. Una di queste,
il “Giardino nuovo” del Prà de la fam, nel 1985 è tornata a vivere e a dare i suoi frutti per fini turistici e didattici. Sto parlando di una antica limonaia settecentesca situata nei pressi del porto di Tignale, straordinariamente restaurata e gestita dalla Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano che ho avuto la fortuna di visitare durante un viaggio di lavoro attraverso i sapori di quel territorio. Il Prà de la fam è un piccolo lembo di terra posizionato al centro di una baia lungo il litorale ed è qui che nel 1754 venne costruito un primo giardino chiamato “Giardino vecchio” mentre nel 1850 venne aggiunto il “Giardino nuovo”. Per molti anni la produzione dei limoni ebbe una valenza non indifferente e i pilastri della limonaia, posizionata alle spalle di una spiaggetta, rendevano quest’angolo di Garda, selvaggio per le montagne, un dolce anfratto. La stessa spiaggetta dove un tempo i pescatori tiravano in secca le loro barche e stendevano le reti. La produzione dei limoni iniziò però a decrescere con la crisi dell’agrumicoltura gardesana nella seconda metà dell’800, anche se i frutti ebbero ancora in parte sbocchi sul mercato locale, ma con la realizzazione della nuova strada Gargnano-Riva, tra la fine degli anni venti e l’inizio degli anni trenta, venne sconvolto l’aspetto del luogo e il declino fu nel tempo irreversibile. L’intervento di recupero avviato dalla Comunità Montana, in accordo con la proprietà, è stato realizzato agendo sui pilastri di pietra, sui sostegni del tetto, sulle coperture del fronte solare, sugli impianti di irrigazione ed economicamente parlando, in parte finanziato dall’Amministrazione provinciale di Brescia. A differenza dei bei tempi andati sono state anche installate tre piccole caldaie che entrano in funzione automaticamente nei giorni in cui il freddo è più pungente. A dimora in produzione si contano ora un centinaio di piante di agrumi: oltre sessanta sono limoni. Quei limoni che nel mese di maggio fioriscono, profumando di zagara l’intera area, e, sempre a maggio, si avvia la raccolta dei limoni fioriti un anno prima. Poi si continua così, ogni mese sino a ottobre: fioritura e raccolta. I frutti del Prà de la fam vengono destinati in parte per beneficenza, per motivi di studio o per scopi promozionali, in parte per la produzione di ottime marmellate biologiche e per la produzione di olio d’oliva agrumato, in modo tale da sostenere, con la vendita dei prodotti ai turisti, l’autofinanziamento della struttura. Quella struttura, la limonaia, che in tutta la sua bellezza si presta ai visitatori come un angolo di storia da respirare a pieni polmoni. Se passate da quelle meravigliose zone, andate a vederla e immergetevi nel suo interno, odorate il profumo dei fiori, chiudete gli occhi, rilassatevi e sognate. Non dimenticate poi di includere i limoni nella vostra alimentazione abituale: sono un altro grande prodotto della nostra terra.
Fabrizio Salce