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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Apriamo purtroppo questa domenica delle Palme con la triste notizia dell’attentato avvenuto in Russia in cui hanno perso la vita oltre 140 persone. Speriamo che la Pasqua porti pace e serenità ovunque.
Per quanto ci riguarda la nostra newsletter si fermerà per un paio di settimane, ma riprenderemo subito dopo le vacanze pasquali.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia comincia dando uno sguardo alle decisioni prese dalle banche centrali in relazione anche alle nostre previsioni. Diciamo che siamo stati abbastanza bravi nell’immaginare che la Federal Reserve (Fed), che è la banca centrale degli Stati Uniti, avrebbe lasciato invariati i tassi al 5.25-5.5%. Così ha fatto, anche se durante la conferenza stampa ha preannunciato che dato il rallentamento dell’inflazione e visto l’andamento degli indicatori che mostrano un’economia piuttosto solida, si possono preventivare nei prossimi mesi almeno tre riduzioni dei tassi. Gli esperti azzardano una diminuzione entro la fine dell’anno di 75 punti. A noi sembra ancora presto sbilanciarci in questo genere di previsioni: l’andamento economico è rimane comunque incerto. Anche nel caso della Banca d’Inghilterra avevamo visto bene prevedendo il mantenimento dei tassi al 5.25%. Una nota particolare la merita la decisione della banca del Giappone che per la prima volta dal 2007 ha aumentato i tassi di interesse. Dopo 17 anni si chiude l’epoca dei tassi di interesse negativi. Oggi i tassi si situano tra lo 0% e lo 0.1%. La politica monetaria giapponese merita sicuramente nelle prossime settimane un approfondimento anche perché per la prima volta l’inflazione sta crescendo. E in questo caso è una buona notizia.
Che invece ha sorpreso tutti è stata la nostra Banca nazionale svizzera (BNS) che ha deciso di ridurre il tasso di interesse di 0.25 punti portandolo all’1.5%. A pesare su questa decisione possono essere stati diversi fattori. Il primo riguarda le previsioni sulla crescita pubblicate dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO). Ancora per quest’anno il prodotto interno lordo (PIL) mostrerà una crescita piuttosto contenuta dell’1.1%. I consumi delle famiglie che ricordiamo sono la componente principale cresceranno solo dell’1.2% e questo è sinonimo di incertezza che frena e rallenta la spesa. Il settore degli investimenti in costruzioni segna un leggero aumento (+0,5%), ma siamo ancora lontani dagli anni d’oro. Abbastanza preoccupante invece il dato degli investimenti in beni di equipaggiamento che di fatto rappresentano i macchinari e gli strumenti necessari alla produzione, che si riducono del -0.7%. Probabilmente la BNS ritiene di poter sostenere questo genere di acquisti riducendo il tasso di interesse. Un altro elemento che può aver spinto in questa direzione è l’andamento dell’inflazione. In effetti, anche l’ultimo dato di febbraio indicava un rincaro dello 0.6% su base mensile e dell’1.2% su base annuale. Questi dati sono stati rafforzati anche dall’indice dei prezzi alla produzione e all’importazione che sono rimasti stabili su base mensile e addirittura in calo del -2% su base annuale (questo dipende soprattutto dall’andamento dei beni importati in particolar modo pensiamo ai prodotti energetici e al petrolio).
Un altro elemento che può aver spinto la BNS a fare questa scelta è legato a due fattori, il tasso di cambio con l’euro e l’andamento delle esportazioni. Purtroppo nell’ultimo mese le nostre esportazioni non sono cresciute e per un’economia come la nostra questo è un segnale preoccupante. In effetti, anche le stime per quest’anno non sono troppo esaltanti. Nonostante ciò però c’è all’orizzonte una buona possibilità legata al rafforzamento che l’euro sta vivendo in questo momento. La valuta ha guadagnato dall’inizio dell’anno oltre il 4% rispetto al franco svizzero; non capitava da 16 anni. La Banca nazionale in maniera saggia può aver pensato che l’aumento del differenziale tra i tassi di interesse avrebbe reso le altre monete ancora più interessanti sostenendone in maniera indiretta un ulteriore rafforzamento. Siamo ben contenti di avere una moneta forte e negli ultimi quarant’anni si è dimostrata una scelta vincente, tuttavia una maggior competitività anche dell’euro non guasta.
E chiudiamo con l’articolo della settimana che purtroppo conferma ancora una volta la grave situazione dei salari in Ticino. In “Salari in Ticino: tutti giù per terra” (pubblicato anche da Tio che ringraziamo) constatiamo ancora una volta che non solo il differenziale con il resto della Svizzera cresce, ma addirittura per molte fasce di reddito i salari sono diminuiti tra il 2000 e il 2022. Questo non è sicuramente sintomo di un’economia sana..
Trovate qui gli articoli della settimana
Salari in Ticino: tutti giù per terra
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Pensiamo ad una nuova AVS
Ticino terra di bassi salari… per sempre?
Ci sono i disoccupati in Ticino? Sì, no, forse…
Prezzi che salgono e prezzi che scendono…
Svizzera: le macchine non ci ruberanno il lavoro
Non è ancora tempo di andar per mare
120 secondi
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L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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Salari in Ticino: tutti giù per terra
Pensiamo ad una nuova AVS
Ticino terra di bassi salari… per sempre?
Ci sono i disoccupati in Ticino? Sì, no, forse…
Prezzi che salgono e prezzi che scendono…
Svizzera: le macchine non ci ruberanno il lavoro
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante