Quadrilinguismo svizzero e globalizzazione: DICHIARAZIONE DI BASILEA 2014 – l’italiano si rilancia
Con un approccio nuovo – quello rivolto alle sfide esterne della globalizzazione e dei media – sette associazioni e enti dei media svizzeri e internazionali hanno dibattuto il 9 e 10 maggio il tema dell’italiano sulla frontiera, coordinate dall’istituto di Italianistica dell’Università di Basilea.
Il risultato finale – condensato nei quindici punti della DICHIARAZIONE DI BASILEA 2014 – può sorprendere: la sfida della globalità rappresenta per l’italiano un’opportunità per rilanciarsi, scrollandosi di dosso il complesso della minoranza italofona svizzera, divisa e/o confinata nello spazio territoriale della Svizzera italiana.
Di fronte ai processi di globalizzazione tutte le lingue nazionali sono minoritarie. Il loro avvenire è allora quello di valorizzare assieme le diversità e le potenzialità del modello plurilingue svizzero ed europeo: quindi conoscersi meglio e aumentare dapprima la consapevolezza dei nostri limiti per essere più forti e affermarsi verso l’esterno, nel mondo della “cittadinanza digitale“.
La lingua non è più e non deve essere sinonimo di potere ma, come dimostrato dai social media, espressione di una capacità di fare rete e di creare nuove prossimità non più solo geografiche e nuove identità multiscala. Il ruolo dei nuovi attori della globalità e dei media, specie di servizio pubblico, è essenziale come pure quello delle associazioni e enti culturali, della formazione e delle università, il cui ruolo di ponte tra le culture, in particolare per le cattedre di letteratura e di linguistica, va inserito specificatamente nell’ambito della politica universitaria.
Pensando alla rete e alle nuove prossimità la lingua italiana e l’italianità tendono allora all’“italicità”, vale a dire si espandono al comune sentire di valori, sentimenti e pensiero condivisi – vedi la musica, le arti, la moda, il gusto, la creatività imprenditoriale – che passano attraverso la lingua o sempre di più attraverso la comprensione plurilingue; fermo restando la centralità del pensiero rispetto alle lingue d’uso strumentale e il primato della diversità sulle forze che appiattiscono il mondo.