L’aumento dal 78% al 100% del moltiplicatore comunale dell’imposta alla fonte per i frontalieri, approvato dal Gran Consiglio negli scorsi giorni con soli cinque voti contrari, non piace ai sindacati. Sindacati che l’UDC era convinta fossero nati per difendere l’interesse di tutti i lavoratori e non solo dei lavoratori frontalieri. Il Comitato cantonale dell’USS-Ticino e Moesa, riunitosi recentemente a Bellinzona, ha infatti annunciato che potrebbe addirittura ricorrere al Tribunale federale per cassare questa legittima decisione.
Facciamo notare a questi Signori che l’approvazione dell’importante provvedimento ha seguito un iter molto trasparente e puntuale nella Commissione tributaria cantonale; un percorso talmente attento e pignolo che eravamo convinti avesse spazzato via dubbi e timori sulla sua fattibilità.
L’aumento del moltiplicatore comunale dell’imposta alla fonte si inserisce in un contesto di protezione del nostro mercato del lavoro del quale fa parte anche la mozione presentata dall’UDC nel settembre 2012, primo firmatario Marco Chiesa, intitolata “Priorità i disoccupati: siete o non siete dalla loro parte?” che si rifaceva ad una recente normativa in vigore nel Canton Ginevra, realtà in cui ai cittadini indigeni disoccupati viene data la preferenza su quelli che provengono da oltre confine nei posti di lavoro pubblici e parapubblici. Da quelle parti, infatti, si ritiene importante difendere i lavoratori residenti, prima di coloro che non vivono appieno un territorio col quale non hanno particolari legami, ma da cui traggono molteplici vantaggi.
Ricordiamo poi all’USS che la proposta dell’UDC Ticino, grazie alla quale Cantone e Comuni beneficeranno di svariati milioni di nuove entrate in un momento di particolare pressione sui conti pubblici, è stata vagliata e soppesata debitamente anche dal Consiglio di Stato. A meno che gli avvocati pagati dai contribuenti e al servizio dei cittadino siano meno competenti di quelli di cui si servono i sindacati, significa che da un punto di vista legale si può essere quantomeno fiduciosi sul risultato di un eventuale ricorso. Peccato che proprio i sindacati si facciano paladini di questa sbagliata battaglia in favore dei lavoratori frontalieri che, come tutti sanno, godono di privilegi enormi nei confronti dei loro connazionali nella vicina Penisola. Forse le tessere che questi pagano al sindacato giocano un ruolo significativo in questa vicenda?
Ad ogni modo, nell’ambito del mercato del lavoro, a mettere le giuste regole ci penserà l’iniziativa dell’UDC Ticino “Prima i nostri”, su cui i cittadini stanno attendendo di potersi esprimere. Noi avremmo una certa fretta!
Siamo curiosi di vedere come si schiereranno i sindacati e i loro rappresentanti in Gran Consiglio, sempre pronti a difendere i lavoratori, purché siano rigorosamente stranieri e provenienti da oltre frontiera. Magari ci sbagliamo, ma abbiamo preso nota di come gli ambienti vicini all’USS si siano immediatamente indignati del risultato scaturito dalle urne il 9 febbraio e di come smaniano di far rivotare la gente. Forza allora questa è una vera occasione facciamo votare i ticinesi su “Prima i nostri”, noi non chiediamo altro!