In questi giorni a “chiarimento” della petizione che chiede l’abrogazione della LIA si è detto e letto di tutto, di chiarimenti però nemmeno l’ombra, anzi, sembra solo si cerchi di screditare chi esercita un diritto. Purtroppo se in campagna elettorale l’opinione del popolo riscuote “l’interesse” di tutti, dopo sembra essere fastidiosa. Preoccupante però è che le pressioni e quasi intimidazioni vengano fatte da funzionari, che a differenza dei politici non vengono eletti e restano in carica anni dotati di un potere sproporzionato che noi come con la LIA, concediamo loro con superficialità sconcertante.
La Svizzera che vorrei lasciare ai miei figli non è quella fatta da funzionari irritabili solo perché i cittadini esercitano i loro diritti, di politici disinteressati alle opinioni di dissenso e di associazioni che si arrogano il diritto di rappresentare anche chi non rappresentano invece di conquistarsi autorevolezza. Ma entriamo nel merito della LIA e non nello specifico, perché sia il mio comunicato stampa, la petizione e le spiegazioni dettagliate che ho allegato sono sempre presenti sul sito Nonostante i tortuosi giri di parole e i distinguo per screditare la petizione la sostanza non cambia: i padroncini possono lavorare senza i diplomi, le aziende d’oltralpe non pagano, la LIA genera concorrenza sleale perché il costo e il carico burocratico che supera i mille franchi è uguale indipendentemente per un’azienda con uno o mille operai, sono i CCL già esistenti a tutelare gli operai e non la LIA, la LIA è l’ennesimo mostro burocratico pagato dai ticinesi che non chiamano i padroncini e non serve a fermare chi basta non chiamare ecc.. Ho sorriso leggendo le incomprensibili critiche rivolte alla petizione che chiede di abrogare la LIA, accompagnate dagli evidenti errori che gettano ombre sulla buona fede di chi promuove lecitamente un’opinione, ma mi astengo dal compararle alle dimissioni avvenute nella commissione LIA. Scrivo invece nuovamente (anche se preferirei occuparmi d’altro, perché lo stipendio me lo devo creare giorno per giorno che io Andrea Genola (iscritto alla LIA) ho lanciato la petizione e non Rete Ticino (vedi comunicato stampa allegato alla petizione ( http://ilticinese.ch/wp-content/uploads/2017/01/Comunicato-stampa-_.pdf ). Io Andrea Genola non sono iscritto a Rete Ticino ma nonostante questo Rete Ticino (associazione che promuove l’economia ticinese) mi aiuta gratuitamente a divulgare e raccogliere le firme (il giornale “IL Ticinese” legato a Rete Ticino, dopo il lancio della petizione, ha subito un attacco informatico sfociato in una denuncia contro ignoti). Credo che Rete Ticino sostenga la petizione perché come ha detto anche Zali a Faló questa legge mette in difficoltà le piccole aziende ticinesi con meno di 10 dipendenti, dunque il 90,5% del totale, e perché come si è detto alla 99ª assemblea della Cc-Ti la LIA è inutile se non controproducente. Rete Ticino come l’UAE chiede una tassa d’iscrizione cosa che nulla ha a che vedere con la petizione.
Comunque visto che si è scaduti a parlare di tasse sociali, mentre in gioco c’è la libertà, nel caso di Rete Ticino la tassa è di fr. 150.- mentre l’importo richiesto dall’UAE non lo conosco. È invece noto e verificabile che per l’autofinanziamento della LIA l’UAE avevano calcolato fr. 2’000.- pro capite a carico di 4’000 imprese (art. Gdp del 16.10.2015), dunque l’associazione UAE avrebbe incassato fr. 8’000’000.-. Poi ascoltate le lamentele dei confederati si è passati a un tassa di fr. 600.- ma le ditte sono aumentate a 4’500 con un incasso fr. 2’700’000.- . All’interrogazione di un parlamentare preoccupato perché lo Stato avrebbe dovuto intervenire con fr. 5’250’000.- l’UAE ha confermato e garantito l’autofinanziamento. Ora visto che si è in vena di chiarezza si dica a cosa servivano i fr. 5’300’000.- che ora non servono più. Oppure l’UAE ha detto che non servono perché comunque per legge dovrà rispondere per soli fr. 50’000.-, (sempre ammesso che li abbia, perché si vocifera di disavanzo d’esercizio). Personalmente tutto questo triste bailamme mi rattrista perché critiche argomentate, opinioni diverse e idee fuori dal coro e dagli schemi concorrono al miglioramento e alla crescita personale delle aziende e del paese. Questo lo sanno soprattutto quelli come me (piccoli o grandi che siano) che ogni giorno devono cercarsi o “inventarsi” il lavoro, poi devono farlo, e farlo bene, perché farselo pagare è cosa meno scontata che ricevere uno stipendio. Sentirsi accusare di criticare senza proporre alternative lascia sconcertati, in primo luogo perché, piaccia o meno, ognuno ha le sue competenze, tra l’altro alcuni sono pagati per trovare le “soluzioni”, mentre io critico rimettendoci del mio e le proposte le do gratuitamente (abrogare la LIA, applicare meglio le leggi già esistenti e migliorare lo scambio di informazioni tra gli enti). Ma in fin dei conti l’unica cosa davvero importante che spero che chi ha avuto la compiacenza di leggermi fino a qui capisca, è che in gioco c’è la libertà economica. Prova ne è che un funzionario importante che può esercitare tutto il suo potere su chi legittimamente contrasta una legge (e non la sua persona) manifesti pubblicamente avversione nei suoi confronti considerando anche disdicevole l’invio di mail in sostegno di una petizione. Io mi batto perché in futuro, invece di essere spaventato da un funzionario, vorrei essere smentito da autorevoli politici che con le loro argomentazioni supportate da fatti mi dimostrassero che sbaglio. Vorrei anche sentire da loro l’indignazione per quanto accade a questo riguardo. I politici possono sbagliare, come accade a tutti quelli fanno, vorrei invece che pongano rimedio ai loro errori. Quando chi è contrario alla LIA mi dice e mi scrive che preferisce non firmare per non avere problemi, significa che il paese non sta bene, indipendentemente da come la si pensi.
P.S. Firmate tranquillamente perché le firme saranno consegnate a Berna e chiederò che non vengano rese pubbliche.
Recapiterò a Bellinzona solo la mia firma.
Andrea Genola