29092020 ¦ di ForumAlternativo – sinistra ¦ La giustizia sociale esplode nelle urne
Affossata l’iniziativa xenofoba dell’udc, chiaramente respinte le richieste di deduzioni fiscali per i figli
che avrebbero favorito solo i ricchi, accolta l’introduzione del congedo paternità, e grande risultato
ottenuto dal referendum contro l’acquisto di inutili nuovi aerei da combattimento uscito sconfitto per un pugno di voti!
Senza dimenticare il no alla revisione della legge sulla caccia.
Un segnale inequivocabile del ritorno della questione sociale nell’agenda politica. Finalmente!
Le ricette turbo- liberiste che ci hanno reso tutti più fragili e più poveri sembrano avere il fiato corto.
La maggior parte della popolazione, in una situazione di grave crisi economica come quella attuale, auspica ora maggiore protezione, più diritti e più solidarietà.
Questo il messaggio forte scaturito dalle votazioni di domenica che segnano una chiara sconfitta delle politiche promosse dalle destre che hanno favorito diseguaglianze sociali e concentrazioni della ricchezza nelle mani di pochi (vero signora Martullo Blocher?)
Ma domenica sono giunti segnali molti importanti anche dal cantone di Ginevra dove oltre il 58% degli aventi diritto di voto hanno plebiscitato (malgrado l’opposizione di Governo, associazioni economiche e partiti loro alleati) l’introduzione di un salario minimo legale di 23 franchi all’ora. Certamente una grande vittoria per le 30’000 lavoratrici e lavoratori che si vedranno riconoscere ora una significativo aumento salariale.
Quasi 1’000 franchi di aumento per le parrucchiere e parrucchieri e gli addetti ai traslochi, oltre 500 franchi per gli addetti alle economia domestiche e le impiegate e impiegati delle lavanderie,
e parecchie centinaia per coloro che sono impiegati nella ristorazione, nelle imprese di pulizie, per gli interinali e quasi 200 per le venditrici e venditori.
D’altronde il recente periodo di fermo della attività economiche a seguito della pandemia ha evidenziato le vergognose condizioni di impiego e salariali per tutta una serie di lavoratrici e lavoratori impegnati in rami essenziali per il funzionamento della nostra società. Una crassa quanto vergognosa contraddizione.
Ma certamente nel risultato conseguito a Ginevra hanno giocato un ruolo pure le imponenti mobilitazioni contro la disparità salariale tra donne e uomini che hanno sensibilizzato la popolazione sulle vergognose disparità di genere ancora in essere.
Le ginevrine ed i ginevrini lo hanno capito plebiscitando l’introduzione di un salario minimo legale superiore ai 4’000 franchi al mese.
Ma il messaggio che si alza forte dal Canton di Ginevra è che dobbiamo batterci per aumentare diritti e salari della popolazione, piuttosto che difendere le frontiere e alimentare le divisioni tra i lavoratori che non fanno altro che fare il gioco del padronato e delle élites!
Nella realtà ginevrina sarà ora più difficile mettere i lavoratori gli uni e contro gli altri e fare del basso costo del lavoro l’unico criterio di assunzione che ha favorito un brutale sfruttamento dei frontalieri e penalizzato i lavoratori residenti.
Impossibile non fare un raffronto con la realtà ticinese dove purtroppo grazie ad un’iniziativa dai contenuti sciagurati avremo un salario minimo non solo inadeguato a frenare il dumping ma purtroppo anche la messa in concorrenza tra lavoratori. Un’iniziativa che contribuisce a sdoganare l’idea che nel nostro cantone si possono pagare salari da fame! E se a Ginevra il salario minimo legale entrerà in vigore immediatamente da noi si sono spesi anni di inutili e improduttive discussioni per partorire una proposta inutile, inefficace e controproducente.
28092020 ¦ UDF Ticino ¦ Votazione federale del 27 settembre 2020 sulla limitazione. Soddisfazione per il risultato ticinese
UDF Ticino, pur rammaricandosi per il rifiuto, a livello nazionale, dell’iniziativa sulla limitazione, non può esimersi dall’osservare, con grande soddisfazione, che in Ticino essa è stata accettata secondo le indicazioni della stessa UDF, dell’UDC e della Lega.
Tutti gli altri partiti ticinesi erano contro e sono stati sconfessati.
Auspichiamo che alle prossime elezioni i cittadini se ne ricordino e votino di conseguenza.
Per il Comitato Direttivo UDF Ticino
Edo Pellegrini, presidente UDF Ticino, Granconsigliere
27092020 ¦ UDC Svizzera ¦ L’UDC si batte contro qualsiasi ulteriore vincolo all’UE
UDC Svizzera prende atto con rammarico del NO all’iniziativa per la limitazione. Apparentemente ha vinto la clausola ghigliottina e la popolazione
– in piena crisi del coronavirus – vuole mantenere l’attuale situazione. Per l’UDC, il NO all’iniziativa per la limitazione è un’opportunità mancata di tornare finalmente a un’immigrazione controllata e sostenibile per il nostro paese e per la nostra società. Poiché il mandato costituzionale di gestire autonomamente l’immigrazione non è tuttora applicato, l’UDC continuerà a impegnarsi per questo. Altrettanto, l’UDC si opporrà con determinazione contro le forze che pretendono essere il NO all’iniziativa per la limitazione automaticamente un SÌ all’accordo-quadro istituzionale con l’UE. L’UDC si batterà con decisione contro questo trattato di sottomissione, come pure contro qualsiasi ulteriore vincolo all’UE.
UDC Svizzera si rammarica del rigetto dell’iniziativa per la limitazione. È un’opportunità mancata per le Svizzere e gli Svizzeri di finalmente di nuovo poter gestire l’immigrazione autonomamente e, di conseguenza, secondo le necessità del nostro paese. Come indica la quota del 38,3% dei voti, l’insoddisfazione delle Svizzere e degli Svizzeri per l’immigrazione di massa è grande. L’UDC si aspetta che il Consiglio federale e gli altri partiti prendano sul serio queste preoccupazioni.
Eppure, nel 2014, con l’accettazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, le cittadine e i cittadini si erano espressi a favore di una gestione autonoma dell’immigrazione. Ma apparentemente, la minaccia della clausola ghigliottina e la crisi economica causata dalla pandemia di coronavirus hanno creato una grande insicurezza in molta gente, la quale preferisce attenersi alla situazione attuale, accettando le conseguenze negative dell’immigrazione esagerata. Dei gravi danni che l’immigrazione di massa causa al nostro paese – come la crescente pressione sui salari, l’aumento della disoccupazione, l’erosione delle nostre istituzioni sociali e il collasso che si sta delineando delle nostre infrastrutture, la responsabilità è da attribuire agli altri partiti, alle associazioni economiche e ai sindacati.
A tutta forza contro l’accordo-quadro istituzionale con l’UE
Il Consiglio federale e gli euroturbo degli altri partiti interpreteranno il risultato di questa votazione come un SÌ all’accordo-quadro istituzionale con l’UE e pretenderanno di firmare questo trattato di sottomissione il più rapidamente possibile. L’accordo-quadro distruggerebbe il nostro paese, perché contrasta con tutto ciò che fa della Svizzera quello che è: la sperimentata democrazia diretta, il federalismo, l’indipendenza e la neutralità. Perché l’accordo implica la sottomissione della Svizzera alle istituzioni UE – inclusa la ripresa dinamica (ossia automatica) del diritto UE – e l’assoggettamento della Svizzera alla Corte di giustizia dell’UE. UDC Svizzera combatterà con determinazione questa strisciante adesione all’UE, come pure qualsiasi ulteriore vincolo all’UE e s’impegnerà anche in futuro per una Svizzera libera, sicura e, soprattutto, autonoma e in regime di democrazia diretta.
Nello stesso tempo, UDC Svizzera continuerà a battersi contro l’immigrazione esagerata, in particolare nel campo dell’asilo. Perché il mandato costituzionale dato da popolo e cantoni nel 2014, secondo il quale la svizzera e non l’UE gestisce l’immigrazione nel nostro paese, rimane nonostante il NO all’iniziativa per la limitazione.
L’UDC si rallegra del SÌ ai nuovi aerei da combattimento
L’UDC si rallegra che il popolo svizzero abbia approvato l’acquisto dei nuovi aerei da combattimento e con questo abbia detto SÌ a un esercito efficace e all’indipendenza politica del nostro paese.
Deplorevole è invece il NO a una legge equilibrata sulla caccia, che avrebbe migliorato in uguale misura la protezione degli animali, il territorio e gli esseri umani.
Altrettanto spiacevole è non essere riusciti, per ciò che riguarda l’aumento degli sgravi fiscali e il congedo di paternità, a convincere le cittadine e i cittadini a votare un SÌ al primo, rispettivamente un NO al secondo tema.
27092020 ¦ COMUNISTI ¦ Gli aerei da guerra che acquisteremo saranno agli ordini della NATO
Per quanto il risultato finale abbia dato il via libera all’acquisto dei nuovi aerei da combattimento imposti dalla NATO, il Partito Comunista non può negare l’importanza di questo risultato sul filo del rasoio: l’esercito ha vinto, ma per soli 8’000 voti di scarto! E ciò, nonostante una campagna massiccia giocata su un sentimento di paura verso minacce vaghe, sul principio della difesa aerea e su una mitizzazione irrazionale delle forze armate. Il che corrisponde – piaccia o non piaccia – a una sconfitta politica per lo Stato Maggiore Generale e il Consiglio federale.
Se nel 2014 l’analoga campagna relativa ai velivoli “Gripen” aveva visto 1’542’761 aventi diritto di voto esprimersi contro l’acquisto, quest’anno sul principio dell’aviazione militare i contrari sono stati 1’595’156 cittadini. Non solo registriamo quindi un aumento di persone che si pongono criticamente verso queste spese folli e di subalternità alla NATO, ma non ha funzionato nemmeno la vergognosa strumentalizzazione sessista della questione femminile da parte della propaganda governativa.
Questa sconfitta di misura impone anche al fronte pacifista e alla sinistra una riflessione. Oltre a chi già non era particolarmente amico dell’esercito, era importante provare a dividere il monolitismo borghese e militarista. Non a caso il Partito Comunista e il consigliere nazionale Bruno Storni hanno insistito sul fatto che gli aerei che il governo svizzero acquisterà avranno un vincolo tecnologico e informatico: la loro reale operatività sarà quindi decisa non a Berna ma presso la NATO, sottomettendo la nostra sicurezza nazionale e la nostra neutralità alle decisioni strategiche di un ben preciso campo geopolitico.
La lotta politica quindi per ristabilire la nostra neutralità militare non deve arretrare d’un passo, oggi più che mai dove vediamo gli USA e l’UE soffiare su una nuova “guerra fredda” bisogna agire e rilanciare il movimento per la pace. Nell’ambito di una più ampia lotta contro la corsa al riarmo, a favore di una politica attiva per la pace e della costruzione di un mondo multipolare, il Partito Comunista è quindi pronto a unirsi con chiunque chieda quanto segue:
1. il rimpatrio dei nostri soldati dal Kosovo e la fine di ogni missione militare all’estero sotto il controllo della NATO;
2. Impedire l’uso del nostro spazio aereo nazionale per azioni di ostilità contro paesi sovrani terzi da parte di qualsiasi aviazione militare straniera.
3. lo scioglimento dei recentissimi accordi bilaterali per la cooperazione bellica con l’esercito di Estonia e USA siglati in aprile approfittando della pandemia.
Partito Comunista
www.partitocomunista.ch
27092020 ¦ PLRT ¦ Una Svizzera competitiva, innovativa e aperta verso l’estero necessita accresciute misure di protezione per il mercato del lavoro ticinese
Il PLRT saluta l’odierna bocciatura dell’iniziativa contro gli Accordi bilaterali ma insiste sul rafforzamento delle misure d’accompagnamento e sulla disdetta dell’accordo sui frontalieri con l’Italia
Il PLRT saluta l’esito del voto sull’iniziativa contro gli Accordi bilaterali sul piano nazionale, perché indica chiaramente la strada da seguire negli anni a venire nelle relazioni con il nostro principale partner commerciale, l’Unione europea. Un no all’adesione, così come voluta dalla sinistra, ma un chiaro no all’isolamento sostenuto dalla destra. Il risultato ticinese, con un sì comunque moderato, deve portare il Cantone e la Confederazione a rispondere in modo concreto alla forte pressione sul mercato del lavoro quale cantone di frontiera, in particolare per quanto riguarda la sostituzione di lavoratori indigeni e la pressione sui salari in specifici settori economici. Dobbiamo agire in modo mirato.
Il si del Ticino segnala problemi da risolvere
Il voto in controtendenza del Ticino sull’iniziativa UDC, per quanto meno netto del previsto, non è certamente una sorpresa. Come PLRT siamo perfettamente consapevoli delle difficoltà di molti ticinesi e di numerose aziende causa la forte pressione proveniente da sud. Sono problematiche da risolvere con proposte concrete a Berna e non con “segnali” che non portano ad alcun risultato tangibile. Nello specifico, appare quanto mai necessario e urgente proporre un potenziamento mirato in specifici settori economici delle misure di accompagnamento agli accordi in vigore. Riscontriamo un problema di salari? Combattiamolo con gli stumenti che da sempre la Svizzera conosce: i contratti collettivi di lavoro (CCL). E soprattutto procediamo con la disdetta dell’Accordo sui frontalieri datato 1974 e chiedendo al CF Maurer di indennizzare il Ticino per gli evidenti svantaggi quale Cantone di confine. Il Ticino non può essere lasciato solo. Con la presidenza ticinese dell’UDC nazionale ci aspettiamo passi concreti nelle prossime settimane! Serve maggior determinazione nel superare un accordo sui frontalieri manifestamente obsoleto molto problematico per il Ticino.
Alex Farinelli, consigliere nazionale: “Penso che oggi il Ticino dia un doppio segnale a Berna: da un lato con percentuali chiaramente minori rispetto al passato nel sostegno a questa iniziativa si segnala un Ticino che ha a cuore le sorti della Svizzera e sostiene gli attuali accordi con l’Ue: dall’altro comunque emerge il segnale alla Confederazione della necessità di trovare soluzioni adatte per il Ticino, che vive certamente una situazione più problematica e particolare”.
SI all’acquisto di nuovi aerei da combattimento
Con il SI all’acquisto di nuovi aerei da combattimento, la popolazione svizzera ha confermato oggi, anche se di strettissima misura, la validità dell’impostazione del nostro sistema integrato di sicurezza, dove tutti gli attori – esercito ed aviazione militare inclusi – rivestono una grande importanza. Questa decisione permetterà di sostituire l’attuale flotta ormai giunta a fine servizio e garantire a lungo termine la sicurezza del nostro Paese, rafforzando la nostra neutralità. È una decisione importante anche considerando l’importanza dell’aviazione militare in Ticino, culla della formazione dei piloti a livello nazionale con il centro d’addestramento di Magadino. Il piano di smantellamento della sinistra che conferma la volontà di abolire definitivamente il nostro esercito è quindi fallito, almeno per oggi, Ma attenzione: a novembre saremo nuovamente a chiamati su una proposta promossa dal Gruppo per una Svizzera senza Esercito
Un congedo paternità positivo per tutti
Il chiaro appoggio della popolazione al congedo di paternità retribuito di due settimane, permetterà la partecipazione del padre all’accudimento del neonato e aiuterà a sgravare la madre dagli impegni post nascita. Il PLRT ha sostenuto fin da subito il progetto, poiché risponde a un’esigenza diffusa e comporta un onere ragionevole in termini di costi e di organizzazione.
La revisione della legge sulla caccia non ha convinto
Con il NO alla revisione della legge sulla caccia, si è persa una buona occasione per dotare la Svizzera di una legge progressista che avrebbe garantito più sicurezza per gli animali, la natura e l’uomo con una maggior responsabilizzazione dei Cantoni. Non a caso la legge era sostenuta soprattutto da chi vive tutto l’anno a contatto con la natura, ma è stata respinta in primis dalle realtà urbane. Si tratta di un dossier a cui la politica dovrà tornare a mettere mano.
Servono misure per famiglie e ceto medio
La bocciatura delle maggiori deduzioni per i figli nell’ambito dell’imposta federale diretta secondo il PLRT rappresenta un rallentamento nel processo di miglioramento della conciliabilità tra lavoro e famiglia in Svizzera. Un passo indietro a cui bisognerà presto porre rimedio con nuove misure incisive, a favore soprattutto del ceto medio.
27092020 ¦ Giovani UDC Ticino ¦ NO ALLA LIMITAZIONE, UNA DOMENICA NERA PER I GIOVANI
I Giovani UDC Ticino prendono tristemente atto della volontà popolare della Svizzera di non volere disdire l’accordo della libera circolazione delle persone. La campagna dei contrari, basata sull’incutere incertezze, infondate paure e timori si è alla fine rilevata efficace, soprattutto in Svizzera tedesca e in Romandia. Il risultato del nostro Cantone dimostra infatti che le problematiche che affliggono il nostro territorio non sono ancora presenti oltregottardo e non sono state neanche capite.
Oggi è una domenica nera per i giovani ticinesi: questo NO nazionale scaturito dalle urne porterà ora ad un periodo di incertezze per il futuro di noi giovani in Ticino. Infatti, la situazione status quo non è più sostenibile per la nostra generazione: con la libera circolazione sempre più giovani vivranno un periodo di disoccupazione o sceglieranno di andare a vivere e lavorare oltregottardo, dove le paghe sono decisamente migliori. Il Ticino diventerà presto un paese con stipendi da fame, dove nessuno vorrà più vivere e creare una famiglia.
Non possiamo più fare finta che il problema non esista (come fanno PS, PLR e PPD), stiamo rovinando un’intera generazione e tutte quelle che seguiranno! Il risultato in Ticino è chiaro: il Consiglio Federale deve ora intervenire, andando a rinegoziare con l’Unione Europea delle condizioni quadro specifiche per il nostro cantone, in modo da poter finalmente applicare la preferenza indigena e dare finalmente la possibilità a noi giovani di formarci, vivere, lavorare e formare una famiglia nel nostro Cantone.
Ora il tema dell’immigrazione di massa a livello politico sarà archiviato per il prossimo decennio. Solo quando a Zurigo e a Berna si accorgeranno di vivere una situazione di dumping a causa di tutti i ticinesi che cercano lavoro a stipendi più bassi della media si tornerà a parlare di libera circolazione. Ma allora sarà già troppo tardi per il nostro Ticino.
27092020 ¦ Comunisti Ticino ¦ La sconfitta dell’UDC non si trasformi in una vittoria degli europeisti. Pronti a opporci al futuro Accordo quadro!
Chi ha votato contro l’iniziativa popolare “per la limitazione” pensando di contrastare la xenofobia rischia di essersi illuso: il dumping salariale e la sostituzione di manodopera non diminuiranno e crescerà così la guerra fra poveri che alimenta il razzismo. Invitiamo a tal proposito i vertici nazionali dei sindacati che continuano a confidare nelle misure accompagnatorie e nella concertazione a cambiare strategia.
Chi invece ha votato a favore di questa iniziativa fidandosi dell’UDC come nuova paladina dei diritti degli operai, resterà deluso nel sapere che questi campioni di nazionalismo hanno in realtà sempre votato a favore delle liberalizzazioni economiche che hanno spalancato le frontiere ai capitalisti e ai manager europei che hanno contribuito a distruggere ad esempio il nostro servizio pubblico.
Della recente campagna ricorderemo due cose: la detestabile retorica xenofoba degli iniziativisti, ma anche l’inaccettabile propaganda catastrofista degli europeisti. La bocciatura dell’iniziativa, se da un lato permette di tirare un po’ il fiato alla parte sindacale (che temeva la fine delle seppure deboli misure di accompagnamento), sarà purtroppo ben presto strumentalizzata dalla parte padronale per ottenere di più in termini di liberalizzazione economica e di integrazione nell’UE delle banche e delle multinazionali, intensificando lo sfruttamento dei lavoratori.
La sinistra – se vuole tornare in sintonia con i lavoratori – deve ora svegliarsi e – unita – porre al centro della propria azione quelli che secondo i comunisti sono tre elementi strategici:
1. La difesa della nostra sovranità rispetto all’intenzione governativa e padronale di siglare l’Accordo quadro fra Svizzera e Unione Europea, che ci imporrà il recepimento passivo del diritto europeo a tutto svantaggio dei lavoratori, ma anche delle PMI e in generale del nostro sistema democratico.
2. La necessità di una diversificazione dei partner commerciali della Svizzera: occorre diminuire la nostra dipendenza dall’UE per aprire maggiormente ai paesi emergenti soprattutto nell’area economica euroasiatica così da garantire la nostra stessa neutralità. Se non lo si farà il nostro Paese rischia non solo di unirsi al declino irreversibile del campo euro-atlantico, ma di finire invischiato nella nuova “guerra fredda” che USA e UE stanno lanciando contro Cina e Russia, che danneggerà la nostra economia.
3. Il rinnovamento dell’azione sindacale slegata dai dogmi della pace del lavoro. Oltre a rilanciare la lotta per il salario minimo, occorre spingere per una maggiore protezione dai licenziamenti e la fine delle agenzie interinali che fomentano il precariato. Si rende necessario poi perseguire almeno il rispetto effettivo delle condizioni di lavoro vigenti in Svizzera, un aumento del termine di notifica e il deposito di un’adeguata cauzione per le aziende che distaccano lavoratori.
27092020 ¦ Forumalternativo (sinistra) ¦ Ora rinforziamo i diritti e proteggiamo meglio i salari!
Le elettrici e gli elettori hanno respinto l’iniziativa xenofoba dell’Udc. Si tratta di un risultato chiarissimo che non lascia spazio a speculazioni di sorta. Malgrado le destre populiste abbiano promosso da anni campagne atte a dividere i salariati e colpevolizzare i migranti, le istanze xenofobe risultano oggi minoritarie. Ora si rafforzino i diritti e la legislazione sul lavoro e si attribuisca uno Statuto speciale al Ticino.
Il contributo dato dalle forze “progressiste” e dall’insieme del movimento sindacale è stato decisivo per il conseguimento di questo risultato. Fosse stata accettata, l’iniziativa Udc ci avrebbe riportato ad una Svizzera dei contingenti, con il ritorno di statuti di lavoro ignobili e più precari di quelli che conosciamo oggi ed una ancora più brutale messa in concorrenza dei lavoratori. La popolazione lo ha capito ed il messaggio che questo risultato ci fornisce è forte e chiaro: i diritti dei lavoratori vanno rafforzati ed il mercato del lavoro non può trasformarsi in un Far West. Un segnale chiaro anche all’indirizzo di coloro che saranno coinvolti nelle trattative con l’UE per il controverso “Accordo Quadro”: vietato fare passi indietro rispetto a misure di accompagnamento e controlli del mercato del lavoro!
In Ticino i consensi raccolti dall’iniziativa sono molto meno ampi che in passato, non possiamo che rallegrarcene. Vent’anni di campagne razziste e xenofobe hanno probabilmente esaurito la loro spinta propulsiva e sempre più persone hanno capito che le urgenze sociali sono altre, come altre sono le proposte che ci permetteranno di migliorare le condizioni di vita e di lavoro oggi così pesantemente deteriorate!
Ribadiamo con forza che vanno rafforzati la legislazione sul lavoro e i diritti dei salariati e che bisogna porre un freno alla precarietà che imperversa oggi nel nostro mercato del lavoro, producendo povertà ed esclusione sociale. Un salario minimo legale più elevato di quello accettato dal Parlamento, estensione dei contratti collettivi, chiaro potenziamento degli enti ispettivi per poter verificare le condizioni contrattuali in essere, istituzione di una Sezione del lavoro all’interno della Procura pubblica, aumento delle multe per chi commette abusi sono solo alcune delle misure che dovrebbero essere urgentemente adottate e che rendono ineludibile il riconoscimento al Ticino di uno Statuto speciale. Ora si cambia!