…costruire un ponte coi BRICS
La Svizzera non deve aderire all’Unione Europea (UE) delle banche, delle misure di austerità (vedi Grecia), delle ingerenze guerrafondaie (vedi Ucraina). Consideriamo che ogni relazione fra la Svizzera e l’UE debba quindi basarsi sulla tutela dei salariati e garantire la nostra indipendenza. Il nostro Paese non deve dipendere da un solo partner commerciale, al contrario bisogna favorire una diversificazione economica: auspichiamo quindi l’intensificazione della cooperazione con i paesi emergenti, in modo particolare i cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). Per permettere ciò bisogna investire nella ricerca, nell’innovazione economica (puntando sui settori ad alto valore aggiunto, sulle eccellenze tecnologiche e sulla preparazione culturale), rendendo così la Svizzera una testa di ponte fra l’Occidente in crisi e l’Oriente in ascesa.
…pianificare un’economia sostenibile al servizio dei cittadini
La Svizzera disponeva di un invidiabile servizio pubblico, ma le politiche neo-liberiste degli ultimi decenni hanno indebolito la nostra economia. Occorre evitare quindi ulteriori privatizzazioni, favorendo bensì una pianificazione pubblica dello sviluppo economico nazionale in base ai bisogni della collettività e una (ri-)nazionalizzazione dei settori strategici (energia, comunicazioni, trasporti). Ci opponiamo per questo all’adesione della Svizzera agli accordi commerciali TTIP e TISA che mirano non solo a una liberalizzazione economica incontrollata, ma che renderebbero il nostro Paese vincolato al solo mercato atlantico a scapito dei diritti sociali e dell’ecologia. Pensare però alla massimizzazione dei profitti senza badare a chi produce e all’ambiente, sarebbe una scelta poco lungimirante che porterebbe squilibri sociali ed ecologici. Sollecitiamo quindi maggiori diritti per i lavoratori a partire dalla protezione dai licenziamenti e dei contratti collettivi per ogni settore e una sostenibilità ambientale rafforzata, a partire dall’uso parsimonioso di territorio e risorse, dalla tutela della biodiversità e del commercio a chilometro zero.
…costruire una società solidale
La Svizzera, applicando la “Tassa dei milionari”, ossia una legge patrimoniale che colpisca in maniera progressiva il 2% della popolazione con un patrimonio superiore al milione di franchi (esentata la prima casa) raggiungerebbe non solo maggiore equità fiscale, ma anche una società solidale. La “Tassa dei milionari” porterebbe nelle casse della Confederazione ben 12 miliardi di franchi, utili non solo alle assicurazioni sociali, ma anche ad investimenti produttivi. I milionari che hanno speculato in borsa e goduto di ingenti sgravi fiscali in passato, potrebbero finalmente avere la possibilità di essere solidali con la collettività colpita dalla crisi e sostenere concretamente il Paese nel suo rilancio economico.
…valorizzare la neutralità e la pace
La Svizzera deve restare un paese neutrale e deve pertanto abbandonare ogni collaborazione militare con la NATO e l’esercito di Israele. L’offensiva guerrafondaia ed espansionista degli USA e dell’UE sta rendendo il mondo più insicuro: hanno distrutto la Libia e ora si lamentano dei flussi migratori; hanno distrutto la Siria e ora si lamentano del terrorismo religioso; ecc. Noi non dobbiamo renderci complici di questa scellerata politica bellicista delle potenze imperialiste: chiediamo pertanto il rientro immediato dei soldati svizzeri all’estero. L’aiuto umanitario è necessario per permettere alle popolazioni in difficoltà di far fronte alle proprie esigenze primarie, va però anche favorita la cooperazione in loco per stabilire le condizioni necessarie alla ricostruzione o allo sviluppo, garantendo così il diritto al rimpatrio dei profughi.
…puntare sui giovani
L’unica materia prima di cui disponiamo sono i nostri cervelli: la Svizzera deve investire nettamente nella formazione. Le scuole devono essere accessibili gratuitamente ad ogni grado, indipendenti dalle multinazionali per garantire libertà didattica e di ricerca, nonché funzionare tramite la cogestione fra insegnanti e studenti. Ma la democrazia deve arrivare ovunque, per questo bisogna liberare risorse umane ed economiche anche in un ambito che oggi frena i progetti dei giovani, cioè l’esercito: nell’attesa di abolire l’obbligo di leva, rivendichiamo la parificazione fra servizio militare e servizio civile a livello di accesso, durata, retribuzione e diritti.