Che bella serata!!! No, non lo dico per sviolinare o per accattivarmi simpatie, lo dico perché è stata proprio una bella serata. Mi spiego meglio. Io francamente di feste di paese, quelle con le cene organizzate al coperto di una tensostruttura, per capirci, ne ho vissute a centinaia: in tutta Italia, in tutte le regioni e qualcuna anche all’estero. Ma cenare, di sabato sera, con oltre tre cento commensali e sentirsi meglio, molto meglio, che in tanti ristoranti non mi era mai capitato. Attenzione, non fraintendetemi, non voglio dire che nelle feste di paese si mangi male o che le persone non siano cortesi, ci mancherebbe, ma proprio in quanto feste organizzate al di fuori del classici locali i piccoli inconvenienti scarseggiano raramente. Ed è più che comprensibile. Ma alla seconda edizione del “Festival della Rana” conclusasi pochi giorni fa e andata in scena a Roreto di Cherasco (CN), sotto una tensostruttura, le cose sono andate ben oltre qualsiasi rosea aspettativa.
Ricette squisite, ottimi abbinamenti con i vini, servizio impeccabile, gradevolissima “mise en place” e tanta gentilezza. Ma prima ancora di arrivare alla deliziosa cena farei volentieri un piccolo tuffo nel passato territoriale. Perché la rana, o meglio le rane, a Roreto? La rana fa della storia del luogo, qui un tempo lungo la valle roretese i piccoli anfibi erano presenti in abbondanza e i giovani, per guadagnare qualche soldino, ne andavano a caccia. Poi c’era l’allora famoso ristorante “Maiulin” al quale veniva venduto quanto cacciato e dove arrivano buongustai da molte altre zone per godersi le ricette tipiche a base di rane.
E’ per questo ricordare quanto è stato che alcuni roretesi hanno voluto dare vita all’Associazione “La Rana a Roreto”, e conseguentemente al Festival. Un evento che abbraccia i sapori della tradizione di un tempo ma, che al contempo, accarezza anche l’arte, altro elemento ben radicato sul territorio.
Il Festival anche quest’anno si è sviluppato su più giornate di festa e con diversi appuntamenti, cene, auto e moto storiche, teatrino, mercatini, apericena, musica e tutto ciò che rende viva una bella manifestazione.
Io a Roreto sono arrivato nel tardo pomeriggio del sabato, come dicevo, e prima di gustarmi l’aperitivo mi sono recato a visitare i Murales dedicati proprio alla rana. Si tratta di una favola, scritta da Angela Prestianni, dal titolo: “Nara la Rana”. A realizzare i Murales, lavoro terminato nella primavera dello scorso anno, è stato “Il Ponte degli Artisti” di Milano. Sono belli e da vedere.
Dopo l’aperitivo la cena del gemellaggio con la vicina località di Cervere, preparata dai componenti dell’Associazione con la collaborazione della Federazione Cuochi della Provincia di Cuneo. “La rana e non solo” questo il titolo dell’evento gastronomico.
Tavole apparecchiate elegantemente, le ragazze educate e sorridenti dell’istituto salesiano Cnos Fap di Bra a servire, buoni vini e un carosello di sapori molto piacevoli. A dare il via alle danze culinarie un piatto di Cervere: “Pastis d’Cesca”. Cervere è famosa per i suoi ottimi porri e la sua Pro Loco, per sottolineare il gemellaggio con Roreto, lo ha proposto alla cena. Si tratta di carne cruda battuta al coltello miscelata con i porri e servita con della focaccia. Ottima davvero.
Poi è entrata in scena la rana e allora dopo l’insalata russa, spiedino di rane e verdure, rane in carpione, pasta di Gragnano condita con sugo di rane, rane fritte e dolce. Un piatto più buono dell’altro. Nota doverosa per il condimento della pasta che ho trovato di una bontà sopraffina e meravigliosamente ricco di carne di rana.
E’ chiaro che, come in tutte le feste di paese, se non ci fossero i volontari poco, veramente poco, si potrebbe fare, motivo per cui mi sembra giusto ringraziare tutti colori che hanno dato il loro contributo. Un grazie lo vorrei dire alla famiglia Ferrondi la quale dal 1999 è titolare del ristorante “La Locanda del Prof” a Roreto. Papà Ferrondi, il Prof appunto, amante della buona tavola e del buon vino, mamma Rita, svizzera di Basilea con la quale sono persino riuscito a parlare un pochino in tedesco, e al loro figlio Umberto, chef della Locanda e conduttore dell’Associazione La Rana a Roreto.
Un grazie affettuoso lo devo a Marisa Quaglia, brava giornalista del quotidiano La Stampa di Torino e amica cara. Lo devo per la sua professionalità come collega, per la sua amicizia e per tutto il lavoro che ha fatto per la cena. Altro non aggiungo, è stata una bella serata, motivo per cui non dimenticatemi per la prossima edizione del Festival. Complimenti a tutti.
Fabrizio Salce