E ora la grande volata. La parola passa agli elettori. Domenica decideranno se vogliono cambiare marcia alla politica ticinese rispetto all’ultimo deludente quadriennio o se vogliono confermare in Consiglio di Stato una maggioranza leghista che ha dimostrato tutti i suoi limiti, distinguendosi troppo spesso per improvvisazione, individualismo e incoerenza.
Alcuni dicono che è stata una campagna vuota di contenuti e giocata quasi tutta sulla sfida PLR-Lega. Io dico invece che il nostro Partito è stato l’unico a mettere sul tavolo delle idee concrete per il futuro del Ticino, al di là del classico programma elettorale.
Piuttosto, se un vero dibattito non è decollato è perché gli altri non hanno voluto confrontarsi sulle idee che abbiamo lanciato, preferendo puntare su iniziative elettoralistiche (vedi la sequela di conferenze stampa autocelebrative organizzate dai consiglieri di Stato uscenti), mettendo l’accento su quel poco che è stato fatto in questi quattro anni, ma dicendo nulla di quel che si vuol fare nei prossimi, a parte le solite rivendicazioni trite e ritrite che tutti conosciamo e su cui quasi tutti siamo d’accordo.
Il dipartimentalismo è purtroppo una malattia che ha indebolito il Governo rendendo poco efficace il suo operato. Personalmente ho cercato di delineare alcune linee d’azione per ridare un futuro positivo al nostro Cantone, perché i prossimi quattro anni saranno fondamentali e saranno segnati dalla rivoluzione Alptransit.
Ho scritto che il prossimo Consiglio di Stato, indipendentemente dalla sua composizione, dovrà andare in clausura per un paio di settimane e decidere cinque obiettivi comuni e vincolanti da raggiungere e sui quali i singoli ministri dovranno lavorare tutti assieme abbandonando definitivamente la logica dei “dipartimenti stagni”.
Ho aggiunto che i partiti dovranno riprendere anche loro seriamente in mano le redini della politica e non riaddormentarsi fino alla prossima campagna.
Ho scritto anche che oggi il Ticino è come una squadra senza gioco, perché negli ultimi anni ci siamo lasciati schiacciare in difesa e adesso non riusciamo a uscire dalla nostra area. Il problema va risolto coinvolgendo tutte le componenti della “squadra Ticino”: la politica, la scuola, l’economia, gli individui e la società in generale.
Sono convinto che il lavoro vada assolutamente difeso, con gli strumenti che abbiamo indicato, compresa l’applicazione dei contingenti sulla manodopera estera, ma il lavoro va anche creato, investendo, migliorando le condizioni quadro (che riguardano, trasporti pubblici, collegamenti viari, salvaguardia ambientale, sicurezza, fiscalità e servizi) in modo da rendere il Ticino attrattivo e competitivo.
Ho parlato di “Rinascimento ticinese”, sostenendo che se vogliamo che il Ticino torni a crescere il Governo dovrà mettere in campo nei prossimi quattro anni un “Piano Marshall” da 2 miliardi di franchi. Bisogna ridurre la spesa pubblica, questo non si discute, ma parallelamente è necessario aumentare gli investimenti.
I progetti su cui investire andranno individuati già entro l’autunno, perché per metterli in cantiere ci vorrà tempo, e investire mezzo miliardo all’anno non è una cosa che si può improvvisare. I tassi di interesse sono ai minimi storici: il Cantone non deve indebitarsi per pagare la spesa corrente ma può farlo per investire. Forse per strategia elettorale gli altri partiti si sono finora mostrati tiepidi sulla mia proposta. Comprensibile, ma dopo il 19 discutiamone seriamente.
L’hanno invece commentata positivamente due economisti di differenti aree di pensiero. “La proposta fatta da Cattaneo merita tutta la nostra attenzione”, ha scritto il Professor Mauro Baranzini. “Avremmo la possibilità di smettere di piangerci addosso – ha scritto sempre il Prof. Baranzini -, di offrire un futuro solido alle prossime generazioni, e di pagare interessi molto bassi e rimborsare il debito pubblico tra qualche decennio con un valore reale molto più ridotto. A tutto vantaggio dei contribuenti”.
L’idea è piaciuta anche a Ronny Bianchi: “Un investimento pubblico di 2 miliardi potrebbe veramente rappresentare uno stimolo importante per l’economia cantonale, soprattutto in questo momento di transizione economica, segnato dalla crisi irreversibile della piazza finanziaria, con l’apertura di AlpTransit (per il quale il cantone non si è preparato a sufficienza) e con cambiamenti importanti nel mondo del lavoro e tecnologico”.
E ora la grande volata!
Rocco Cattaneo Presidente PLRT