Il momento storico di una festività che inneggiava al movimento operaio e che grazie a queste lotte sociali si è ottenuta una pace del lavoro e una certa condivisione tra le due classi, al giorno d’oggi tutto è cambiato. Non servono più le barricate, o le manifestazioni sindacali tanto per, ma serve una presa di coscienza da parte di tutti che sovrano è il diritto al lavoro e non altre quisquiglie che creano solo cattivo sangue ed incomprensioni. I sindacati, che non hanno per nulla modificato la loro posizione e cercano di mettere a confronto i loro affiliati (che va detto, obbligati per CCNL a pagare soldoni ogni mese a queste istituzioni senza saperne il vero motivo) con la classe padronale, creando un disagio vero a tutti.
Naturalmente, visto che incassano milioni di franchi da parte dei lavoratori, ripetiamo obbligati a pagare la loro quota di adesione) devono giustificare la loro posizione e allora non perdono occasione per strumentalizzare una festività che deve essere invece presa di coscienza di una mutata situazione e di un ben diverso approccio al tema del lavoro.
Il concetto non è molto chiaro a certi personaggi sindacali, che poi si ritrovano eletti nei vari consessi comunali e cantonali, che il lavoro deve essere un concetto di valore sociale per il padronato, senza imprenditori ci sediamo tutti, e per i collaboratori (senza questi i padroni potrebbero sedersi)
Dividere questi due ceti o classi, al giorno d’oggi è l’errore principe che non permette di sedersi ad un tavolo e discutere le competenze di ogni attore. Probabilmente a ruolo di moderatori i meno indicati sono proprio i sindacalisti, che non sempre agiscono per il bene della causa sociale chiamata “LAVORO”.
Le istituzioni dovrebbero, e in parte lo fanno, aiutare gli imprenditori, magari rivolgendosi maggiormente ai piccoli commerci e artigianati, chiedendo a loro volta la responsabilità di questi attori imprenditoriali l’onestà intellettuale nell’assumere apprendisti, giovani, anziani, insomma gente residente nel nostro cantone, senza privilegiare per esclusivi scopi economici, la manodopera estera (frontalierato).
Ecco il primo maggio, a nostro modo di vedere, deve essere una giornata di riflessione da parte di tutte le persone che operano nel mondo del lavoro: dagli imprenditori ai quali si deve la riconoscenza massima che rischiano i loro fianchetti per creare economia e benessere, ai collaboratori, che grazie al loro impegno lavorativo permettono la crescità della società stessa garantendone il benessere per tutti.
Tutto il resto, i discorsi sindacali e altri discorsi prettamente politici servono solo a creare divisione e a procacciarsi un alone di perbenismo dovuto, mentre il Ticino, perché a noi interessa il nostro territorio e la nostra gente, ha bisogno di ritrovarsi a braccetto per perseguire un unico scopo; lavoro per tutti e raggiungimento dei sogni di ognuno. A questo oggi serve il 1 maggio a prendere coscienza delle difficoltà e tutti assieme lavorare affinché tutti possano beneficiare del benessere. (ETC/rb)