Si fa un gran parlare di libertà di espressione, di opinioni e di fotografare lo stato reale delle cose, cercando di interpretarle da varie angolazioni e non solo da angolazioni che fanno comodo. Leggiamo nel nostro piccolo cantone i vari editoriali dei nostri giornali che sono frasi create per disturbare avversari politici a favore dei propri pupilli o finanziatori o chiamiamole lobbie. E’ un pieno diritto, ma allora che questi giornali abbiano il coraggio di professarsi da che parte stanno e non nascondersi dietro il termine apolitico e aconfessionale, per poter fruire di finanziamenti pubblici …
Se la pubblicità viene un po’ meno, dovrebbero farsi dei piccoli esami di coscienza e non attaccare violentemente i siti online e il sistema che non funziona. Magari pensare che la gente legge meno perché è stufa dei tentativi di indottrinamento di certa stampa e le aziende spendono meno perché vuoi la crisi ma anche una crisi di innovamento del modo di comunicare. Inoltre, e con alcuni di loro ci si parla. Continuano a fossilizzarsi sul fatto che la stampa scritta ha bisogno di soldi e che deve essere lo Stato a colmare i buchi. Buchi probabilmente creati da un sistema di fare informazione, di parte, spudoratamente di parte, e va benissimo, ma che allora si cerchino loro i finanziamenti e non deve essere la popolazione a pagare chi tenda di indottrinarci. Ci sono anche piccoli giornali, che svolgono un servizio interessante e di nicchia, che anche loro hanno costi ma non ricevono alcun finanziamento in quanto non hanno la forza contrattuale dei “grandi”. Questi giornali, assieme creano la vera informazioni, con punti di vista differenti, che non cercano di indottrinare, ma semplicemente di spiegare il loro punto di vista. La gente li apprezza per questo e si abbona così come gli imprenditori li sostengono con le pubblicità. Noi siamo contro ai finanziamenti (sovvenzioni) statali alla stampa, perché anche questo è un sistema di tenere in pugno i giornali e indottrinarli con le teorie statali, i quali poi cercano di divulgare queste “religioni”. La stampa, per essere veramente libera, deve essere indipendente da pressioni di gruppi economici e dai gruppi ideologici. Se così non è, e così effettivamente è, che la stampa abbia il coraggio di non nascondersi e di dichiarare apertamente chi sono i loro amici sostenitori. Altrimenti il gioco non è trasparente e la stampa, quella stampa, sarà sempre più in crisi. Per combattere questa crisi, questi grandi gruppi editoriali cercano di schiacciare i pesciolini piccoli, per accaparrarsi tutti gli introiti possibili, tentando di annientare le opinioni libere che in una democrazia devono essere garantite. (ETC/rb)