Il Partito Comunista antepone sempre la riflessione, l’analisi, l’approfondimento rispetto all’adesione acritica. In questo modo abbiamo prodotto collettivamente il Piano Tabù, ovvero quello che nessuno osa proporre: misure attuabili nei campi dell’economia, dell’ambiente, della socialità, della cultura e dei diritti civili, indicando pure dove prelevare le risorse finanziarie necessarie a sostenere il nostro programma. Con lo stesso metodo ci siamo chinati sulle proposte dell’Agenda 54, alla quale avevamo già aderito 4 anni fa, in quanto la parità e il rispetto di genere è per noi molto importante e indispensabile per costruire la società giusta per cui tutti i candidati e le candidate della Lista 9 s’impegnano e lavorano.
Siamo assolutamente d’accordo con le promotrici dell’Agenda 54 quando chiedono di garantire risorse economiche per la promozione della parità e delle pari opportunità, per l’educazione alla parità a partire dalle scuole dell’infanzia. Indiscutibile anche la necessità del congedo parentale, chiaramente presente nel nostro programma sul modello norvegese di 42 settimane, per responsabilizzare entrambi i sessi alla genitorialità ed abolire gli stereotipi della donna al focolare. Ci troviamo a lottare negli stessi termini anche quando si tratta di condannare chiaramente tutte le dichiarazioni sessiste. Non da ultimo già un anno fa, e non in clima elettorale, il nostro Granconsigliere Massimiliano Ay ha depositato la mozione #HeforShe, nome che rimanda ad una campagna dell’ONU, dove si rendeva evidente la necessità di agire preventivamente nel campo della violenza sulle donne, intercettando e trattando tempestivamente i comportamenti problematici maschili.
Dell’Agenda 54 non possiamo però sottoscrivere il punto che chiede la rappresentanza dei sessi nel consiglio d’amministrazione e nella direzione delle aziende parastatali, quest’obiettivo non deve essere imposto ma deve essere raggiunto attraverso le misure sopracitate. Le quote rosa sono una risposta semplicistica all’assenza delle donne in politica e in economia, che esula dalla messa in discussione radicale della società paternalista e dalla promozione efficace ed estesa dei servizi per conciliare famiglia e lavoro. Le donne del nostro Partito sono prima di tutto persone competenti, combattive, con idee progressiste, per questo motivo sono state candidate insieme ad altri uomini con le stesse qualità. Una donna non deve essere votata in quanto donna ma in quanto persona con valori e capacità, altrimenti riprodurremo solo le stesse disparità e gli stessi stereotipi.
Non ci sono quote rosa che tengano per il Partito Comunista, rimasto pure esterrefatto e deluso dal sostegno delle promotrici dell’Agenda 54 alla riforma fiscale del ministro Vitta, passata per una manciata di voti lo scorso 29 aprile 2018. Una riforma neoliberista completamente in antitesi ai principi di una società equa basata sulla redistribuzione della ricchezza, sulla quale si è imperniata una propaganda fuorviante sulle misure finanziarie per famiglie e per asili nidi, che nulla ha di femminista e progressista. Un assegno ai nuovi nati agevola famiglie numerose dove spesso la madre non lavora, gli asili nido in Canton Ticino non sono nemmeno pubblici, con i rischi che ciò comporta in una fase estremamente delicata della vita (dai 0 ai 3 anni) in mani private; mentre dai 3 ai 18 anni è fortunatamente prevista la gestione pubblica, che vuol dire scuola plurale, accessibile, democratica. Il consigliere comunale del Partito comunista Alessandro Lucchini ha ottenuto il raddoppio del congedo paternità a Bellinzona e la Municipale Lea Ferrari ha promosso il prescuola a Serravalle, così lavorano le comuniste e i comunisti in Canton Ticino.
Partito Comunista
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