Se l’Ambri da decenni se la passa mala, flirtando spesso con la relegazione, il Lugano, blasonato Lugano da dieci anni, salvo la finale causale della passata stagione ha visto l’onta dei Play-out e non è mai riuscito a superare lo scoglio dei quarti di finale nei Play-off. Ora il Biasca, che ha avuto una partenza logicamente difficile, sembra adattarsi bene al campionato cadetto risalendo la classifica facendo sperare nei Play-off e sarebbe un risultato clamoroso. Certo perche sia Ambri che Lugano, al Biasca credono poco e lo usano per parcheggiare giocatori a cui a vari allenatori non garbano, vedi l’esempio eclatante di Stucki posteggiato a Biasca solo perché il peggiore degli allenatori della lega non gli stà simpatico. Se poi in Leventina si lotta oltre che sul ghiaccio acnhe sui conti, tanto che l’Ambri da un paio d’anni ha verifiche mensili sui propri conti da parte della lega, a Lugano non si fanno più i salti mortali e gli spendaccioni e i risultati lo stanno dimostrando (per la verità tra le due compagini vi è una differenza economica abbastanza marcata).

Nella foto sopra un colpo d’occhio alla Valascia durante la presentazione in agosto 2016
Pensiamo che anche per i tifosi è un supplizio, in Leventina è una delusione perenne mentre a Lugano la delusione è ancora più marcata perché ad ogni stagione si riparte con un solo obiettivo; vincere il titolo. Quest’anno poi, a 8 partite dalla fine della stagione regolare sono più vicini i Play-Out dei Play-off.
Alla fine anche per gli spettatori nessuno spettacolo, sia a nord che a sud del Cantone, salvo fatta eccezione per il Biasca che ha ancora giovani che giocano per la maglia.
E se finalmente si oltrepassassero gli steccati e si iniziasse a ragionare in Ticinese… visto e considerato che a nord si vuole una pista mega moderna ma mancano i milioni e la dirigenza ha chiesto nuovamente un posticipo della fine dell’opera di un anno. A Sud si vuole fare di conto per evitare “colpi di testa”. Mettete assieme le potenzialità economiche dei due club di A e fate di conto con ua dirigenza professionale. Ne uscirebbe una squadra che possa lottare concretamente il titolo, perché con un budget di 30 mio all’anno si potrebbe costruire un progetto vero, a medio-termine, che possa finalmente riportare titoli e glori nel nostro Ticino. Se invece per mere questioni di campanilismo si vorrà continuare sulla strada di questi ultimi anni, assisteremo alla fine ingloriosa di due club che tanto hanno dato al movimento hockeystico giovanile e nazionale e ci accontenteremo di vedere il Biasca nella serie cadetta. Ma non è questo di certo a cui come ticinesi e tifosi ambiamo…. (ETC/rb)