Care amiche, cari amici, buona domenica!
Anche se un po’ in ritardo, vi faccio i miei auguri di tutto cuore per un nuovo anno sereno e gioioso: che possiate realizzare tutti i vostri sogni! Pur essendo a metà gennaio il sole continua a scaldarci il cuore e l’inverno ci fa sentire le basse temperature solo al mattino e alla sera.
Questa settimana ho avuto il piacere di partecipare a un evento (purtroppo data la situazione pandemica on-line e non in presenza) sulla situazione congiunturale e sulle previsioni di inflazione organizzato dal Rotary Club del Mendrisiotto. Ringrazio di cuore i partecipanti per gli spunti di riflessione molto interessanti e la Presidente, Paola Brambillasca, per l’invito e la sua gentilezza.
Dimenticavo: se durante la settimana volete avere notizie flash di economia (30 secondi), mi trovate su Instagram, Twitter e Tik Tok.
Sintesi della settimana ed evoluzione
Apriamo la nostra sintesi settimanale parlando ancora di inflazione. Purtroppo i dati appena pubblicati confermano che l’aumento dei prezzi non si è ancora interrotto. A onor del vero alcuni esperti iniziano a parlare di punto massimo raggiunto: vedono nel rallentamento della crescita un possibile segnale di graduale ritorno alla normalità. Negli Stati Uniti l’indice dei prezzi al consumo è aumentato in dicembre del 7%. Vero che gli esperti più o meno avevano previsto questa crescita, ma non dimentichiamo che è da giugno del 1982 che non si toccava un tasso di crescita così alto. In particolare si registra un aumento del 30% del costo dell’energia, di oltre il 37% per i veicoli usati (quelli nuovi “solo” il 12%) e quasi del 6.5% per i generi alimentari (con la carne che ha visto il prezzo aumentare del 15%). Ma anche quanto succede all’indice dei prezzi alla produzione non ci rassicura. Ricordiamo che in questo caso valutiamo i prezzi dei beni al momento che escono dalla “fabbrica”. Se già nella fase produttiva c’è un aumento dei prezzi importante, quando i prodotti arriveranno sui nostri scaffali questi non potranno che essere più elevati poiché dovranno riflettere anche gli altri aumenti legati ai costi di trasporto e ai salari. Purtroppo anche questo dato ha mostrato in dicembre un’importante crescita rispetto all’anno scorso, sia per gli Stati Uniti che per la Cina: rispettivamente del 9.7% e del +10.3%. Tuttavia, in entrambi i casi gli analisti vedono degli elementi positivi: nel caso americano la crescita è stata inferiore alle previsioni, mentre in quello cinese si registra una riduzione dell’1.2% rispetto al mese precedente. Attendiamo di vedere se queste tendenze saranno confermate anche per l’Italia, la Germania e il Regno Unito che pubblicheranno i dati nella prossima settimana. Nel frattempo la Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha dichiarato che l’impegno per il contenimento dei prezzi andrà avanti anche nel 2022, anno in cui prevede ad ogni modo una loro marcata riduzione.
Riduzione dei prezzi che difficilmente vedremo nel settore dell’energia. Anche se nessuno oggi mette più in discussione la necessità di passare da forme di energia fossili a forme di energia pulita, difficile negare le difficoltà che questo comporta. E in effetti, molti Paesi stanno facendo i conti con i problemi che questa transizione porta con sé proprio perché il mercato energetico è molto complesso e tocca tanti fattori: il petrolio, il gas, il carbone, le centrali nucleari, le tasse dei governi o gli incentivi, le forme di energia pulita come l’eolico o il solare. Ad esempio il prezzo del petrolio, non a caso soprannominato oro nero, potrebbe continuare ad aumentare per diverse ragioni: l’aumento effettivo della domanda (carburante per le compagnie aeree o energia per la produzione), l’aspettativa che in futuro ci sia un aumento della domanda e quindi la necessità di fare scorte adesso, la riduzione dell’estrazione da parte dei paesi produttori (quindi sul fronte dell’offerta), la diminuzione delle scorte, ma anche le tensioni geo-politiche che possono avere un impatto sulla produzione (si veda l’articolo appena pubblicato sulla situazione in Kazakistan). O ancora sappiamo che la Cina ha vissuto e sta vivendo una crisi energetica come poche nella sua storia, tanto da dover prevedere razionamenti dell’elettricità e passi indietro nella strategia di rinuncia all’uso del carbone. Senza dimenticare che anche se gli investimenti nel nucleare vanno avanti, le costruzioni delle centrali richiedono tempo. E dal tempo o meglio dalle condizioni meteorologiche dipendono fortemente gli impianti che producono energia rinnovabile. Così leggiamo per esempio che in Germania, nazione più convinta della transizione energetica e paese che ha il record di pale eoliche, purtroppo quando non c’è vento o il cielo è coperto, le sue emissioni di carbonio sono tra le più alte in Europa poiché la produzione di energia dipende fortemente da carbone e gas. Questo è successo per esempio nella settimana appena trascorsa. Il fenomeno della mancanza di vento o siccità eolica (wind drought in inglese) è un tema di cui si sta dibattendo in questo periodo soprattutto in relazione al forte calo della ventosità nei Paesi del Nord Europa. Gli esperti si interrogano sul fatto che sia un fenomeno temporaneo oppure che sia una conseguenza irreversibile dei cambiamenti climatici, che, scherzo del destino, vorrebbero proprio andare a curare. Secondo il rapporto del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) purtroppo negli ultimi quarant’anni la velocità del vento si è ridotta di un quarto e si stima che in Europa possa ridursi ancora dell’8-10% nei prossimi anni. Decisamente non una buona notizia se pensiamo che proprio pochi giorni fa è entrato in funzione il più grande parco eolico con le sue 165 turbine che si trova a largo della costa est del Regno Unito e che si stima possa fornire energia a 1.3 milioni di case.
E di case e di bolla immobiliare parliamo nella nostra ultima notizia un po’ bizzarra. In queste settimane abbiamo letto che ci sono tante persone benestanti che stanno comperando terreni virtuali in mondi virtuali pagandoli con monete virtuali che però sono state acquistate… con soldi veri. Già nella nostra ultima newsletter avevamo parlato degli NFT (Non-Fungible Token), i beni non replicabili che esistono solo nel mondo digitale. Avevamo discusso del fatto che sempre più individui acquistino beni digitali. Ma mai avremmo pensato che tutto questo sarebbe cresciuto al punto da creare mondi virtuali dove comperare terreni su cui costruire case virtuali. E i prezzi possono essere elevatissimi: dipendono dalla rilevanza delle piattaforme o meglio dei mondi virtuali in cui si trovano. Per esempio, nel mondo di Decentraland che ha circa 90 mila terreni, nel 2017 si poteva comperare un appezzamento per venti dollari; ora il lotto meno caro costa 12 mila euro (circa 12’5000 franchi). Ma non finisce qui. Nel mondo virtuale ci sono già “vere e proprie” agenzie immobiliari, ambasciate, negozi delle più importanti marche. E sembra che un’azienda abbia speso un milione di franchi (pagati in mana, la criptovaluta di Decentraland) per comperare i terreni necessari per “costruire” un centro commerciale virtuale. Immaginiamo che tra qualche mese per capriccio dei più benestanti omini virtuali potranno fare la spesa virtuale e nutrirsi virtualmente. Questo mentre nel mondo, quello reale, più di 800 milioni di persone all’anno andranno avanti a rischiare di morire di fame.
Tanti di questi anche in Kazakistan che è il paese di cui ci siamo occupati nel nostro articolo settimanale in cui pariamo del fatto che Russia, Cina e Kazakistan sono grandi amiche. I disordini avvenuti in Kazakistan passeranno alla storia probabilmente come una delle rivolte più brevi. A inizio gennaio, in seguito agli aumenti vertiginosi del prezzo del gas, il popolo kazako è sceso in piazza per protestare contro il governo che aveva tolto le misure per fissarne un prezzo massimo. In pochissimo tempo Russia e Cina sono intervenute per aiutare il presidente a riportare l’ordine. Abbiamo scoperto che questo sostegno non è del tutto disinteressato: il Paese ha una ricchezza inestimabile di risorse naturali, tra cui giacimenti di idrocarburi, terreni ricchi di metalli (tra questi l’uranio), petrolio e carbone. Senza contare il fatto che il Kazakistan è il secondo estrattore di Bitcoin al mondo.
Trovate qui gli articoli della settimana:
Russia, Cina e Kazakistan sono grandi amiche
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Tutti ambientalisti in economia oggi…
Che tempo farà l’anno prossimo? L’incertezza regna in economia
Piccole e medie imprese: Grazie!
La tempesta perfetta
Il calendario dell’avvento ci porta… il salario minimo!
120 secondi
Non avete voglia di leggermi? Nessun problema: potete guardarmi e ascoltarmi. Trovate i mini video di spiegazione qui e su Instagram (qui).
TikTok
E che dire delle pillole di economia di un minuto su TikTok? A voi il giudizio! Trovate “L’economia con Amalia” (AmaliaMirante555) qui: https://vm.tiktok.com/ZMdg6eHsb/
L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
Ascoltami
Ma sapete che trovate “L’economia con Amalia” anche su Spotify? Cliccate qui! E se non avete accesso a questa piattaforma, nessun problema: potrete ascoltare la versione audio in fondo agli articoli scritti sul sito. Qui sotto gli ultimi.
Russia, Cina e Kazakistan sono grandi amiche
Tutti ambientalisti in economia oggi…
Che tempo farà l’anno prossimo? L’incertezza regna in economia
Piccole e medie imprese: Grazie!
La tempesta perfetta
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante
L’economia con Amalia by Amalia1978