Basta è ora di finirla che da parte del dir. DIP educazione si continua col machete a voler eliminare le scuole private. “La scuola che arriverà” sarà come sempre il cerottino per giustificare sempre più docenti e creare una ragnatela tale da rendere invalicabili tutti i meandri di un settore che certe ideologie vorrebbero loro. La scu9la non é e non deve essere intesa come insegnamento ideologico ma come insegnamento di educazione e di nozioni che permettano ai più di trovare la loro via professionale e dia gli strumenti per formare le proprio ideologie nel libero pensiero di uno stato democratico. Il maestro come funzione sociale deve tenere un comportamento irreprensibile anche al di fuori dell’orario di lavoro e deve astenersi dal cercare di inculcare ideologie statalisti ai giovani che ancora non hanno le barriere di difesa o che non hanno il coraggio di ribattere. La scuola privata, in genere é retta da adulti che hanno sposato la missione di educatori e di insegnanti e non é certo un caso che chi viene diplomato dalle scuole private ha molte meno difficoltà per trovare un lavoro e scegliere indipendentemente la propria via e il pensiero ideologico al quale meglio si identifica. Uno Stato che ha un metro e due misure. Nell’economia si prende esempio dal privato (chissà come mai) mentre nell’educazione sembra si voglia eliminare il privato, questo processo iniziò già con i due precedenti ministri, per evitare il confronto e plagiarsi nel proprio ego personale e in una ragnatela di adepti che gioco forza, salvo eccezioni, si adagiano al volere della mano immacolata superiore. Se certi dirigenti statali capissero, o fossero intellettualmente onesti, vorrebbero potenziare la scuola privata per entrare in concorrenza e di regola quando si é in concorrenza si tende ad alzare il livello della struttura più debole. Non per nulla il livello di scolarizzazione al sud della Svizzera si trova nei valori ai piedi della scala rispetto altre realtà svizzere. Un esempio chiaro: una ragazza diplomata dall’allora Villa Erica, una diplomata dalla scuola di Commercio di Bellinzona e una che ha svolto l’apprendistato di impiegata di commercio. Ebbene la ragazza uscita da Villa Erica trova lavoro con facilità anche ai giorni nostri, la diplomata con AFC ha qualche difficoltà e quella uscita dalla commercio ha enormi difficoltà. Cosa significa questo? (ETC Media Group/RB)
NB: siamo coscienti che la scuola pubblica deve assumersi l’obbligatorietà della scolarizzazione e questo socialmente parlando è molto posittivo ma di riflesso non permette alle menti eccellenti di espletare subito e velocemente il potenziale intelletttuale di appartenenza. Di certo va anche la nostra comprensione ai docenti che in un momento difficile si sentono un po’ merce e non umani e questo va anche a scapito del livello scolastico e dell’entusiasmo che gli insegnanti dovrebbero avere, ma difficilmente hanno proprio perché forse si discute molto di soldi, piani economici e poco di umanesimo e scolarizzazione con metodologie innovative e valide.