La Fondazione Processioni storiche di Mendrisio e la Parrocchia di Mendrisio sono particolarmente liete di annunciare che in occasione di questa Pasqua una famiglia di Mendrisio ha deciso di regalare alla Parrocchia una scultura dal titolo Uomo della Sindone, opera dell’artista Luigi E. Mattei, nato a Bologna nel 1945, dove vive e insegna all’Accademia di Belle Arti.
Un dono molto apprezzato e del quale chiaramente l’intera comunità è grata, anche in considerazione del fatto che quest’opera di grande valore artistico è stata realizzata da un artista che, nell’ambito della sua poliedrica attività ha spaziato dalla comunicazione visiva alla grafica, dalle discipline architettoniche alla scultura; autore tra l’altro della Porta Santa della Basilica Papale di S. Maria Maggiore in Roma e che espone oggi le sue opere in più di ottanta musei e gallerie nazionali nel mondo. Un’opera scultorea che era già stata esposta nella chiesa parrocchiale dei SS. Cosma e Damiano nel 2011 e che aveva saputo attrarre l’attenzione di molti per il suo alto valore artistico e spirituale.
La scultura resterà ora esposta presso lo stesso altare a partire da martedì 12 aprile.
L’Uomo della Sindone entra a buon diritto in dialogo con il vasto apparato figurativo dei “Trasparenti” e dell’ “Ancona” del Bagutti e del Brenni, da poco restaurata e ripristinata nel suo uso liturgico, e molteplici altre opere artistiche che ornano le chiese di S. Giovanni Battista e S. Maria. La sua presenza a Mendrisio contribuisce a rendere ancora più particolare l’atmosfera del Borgo che si trasforma per alcune settimane in un vero museo molto scenografico e ricco di contenuti storico culturali di grande valore.
L’opera Uomo della Sindone, copia in bronzo dell’orinale in terracotta realizzato negli anni 1998-2000 e ora custodito presso la Santa Sede, “è la ricostruzione tridimensionale del Corpo di un uomo certamente flagellato, coronato di spine e crocifisso quasi duemila anni fa in Palestina. La figura, irrigidita nel rigore cadaverico, corrisponde scientificamente ai dati riportati dalla Sindone conservata nel Duomo di Torino, tradotti con un linguaggio dell’arte dallo scultore in un’opera che sembra animarsi.
Nessuno, in venti secoli di storia, si era cimentato in tale impresa, prima per impedimenti culturali, poi per i limiti propri dell’arte nel passato, incapace a diventare ricerca rigorosa. Va sottolineato come l’immagine corrisponda realisticamente a quella dell’uomo narrato nei Vangeli e ne siano testimoniate le percosse, le cadute verso il Calvario, le fasi del supplizio. Il Corpo dell’Uomo della Sindone trasmette un fascino mite e sereno, austero nella Maestà della morte che precede la Resurrezione” (Matteo Mattei).
FONDAZIONE PROCESSIONI STORICHE MENDRISIO