In questi ultimi mesi si è parlato molto delle micro e nano-plastiche che minacciano i nostri corsi d’acqua e i laghi.
Le azioni intraprese dal Cantone e quelle che verranno lasciano ben sperare in una maggiore sensibilità da parte delle Autorità che, a loro volta, possano intervenire anche verso l’economia privata e il cittadino.
Un fattore però che emerge con prepotenza anche fuori dai nostri confini nazionali, riguarda la presenza di antibiotici nelle acque superficiali, nelle stazioni d’epurazione delle acque fognarie e nei terreni agricoli, derivata dal loro uso massiccio e spesso inopportuno, sia nella medicina veterinaria che in quella umana (vedi link 1). L’esposizione ripetuta di batteri patogeni a sostanze antibiotiche (e a disinfettanti) favorisce l’insorgere di resistenze, anche ad ampio spettro, contro quelle sostanze che durante l’ultimo secolo hanno permesso il salvataggio di milioni di vite umane. Al giorno d’oggi sempre più batteri patogeni risultano aver acquisito resistenze multiple a diversi tipi di antibiotici, rendendo alcune infezioni sempre più difficili da curare. In termini medici ciò si traduce in una diminuzione dell’efficacia delle terapie esistenti, con un aumento dei tassi di morbilità e mortalità. Si stima infatti che in Svizzera ogni anno muoiano circa 300 persone per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, una cifra comparabile ai decessi causati dagli incidenti stradali.
Nell’indagine sulle sostanze pericolose microinquinanti nelle acque del lago di Lugano firmato da Nicola Solcà per conto della Commissione internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere, è stato evidenziato un incremento negli ultimi 3 anni delle concentrazioni di residui di diversi antibiotici e di altri farmaci come il Diclofenac. Nel rapporto sono evidenziati i medicamenti nelle proprie categorie d’appartenenza (vedi link 2), mentre in apparenza non vi sono dati sullo stato dei terreni agricoli utilizzati come pascolo per bestiame d’allevamento e i nei prati da sfalcio nei quali viene diffuso il letame in provenienza dagli allevamenti.
A fronte di quanto esposto sopra, ci permettiamo di chiedere al lodevole Consiglio di Stato:
1. Come reputa il Consiglio di Stato il fenomeno dell’inquinamento da antibiotici o da altre sostanze medicinali nei prati e nei pascoli, terreni agricoli o altri in generale?
2. Il Governo è in possesso di dati e studi recenti, riguardanti la presenza di queste sostanze nella terra così come nelle acque?
3. E’ intenzione del Governo svolgere delle indagini che possano fornire un quadro cantonale della situazione?
4. Se dovesse già esistere uno studio ufficiale e quindi una situazione come sopra descritta, quali misure sta adottando o vorrebbe adottare il Governo per diminuire la presenza di antibiotici nell’ambiente e quindi mitigare l’insorgere di resistenze nei batteri patogeni?
5. In che misura il Cantone sta attuando la Strategia della confederazione contro le resistenze agli antibiotici nell’essere umano (StAR)? Esistono misure stringenti per la diminuzione dell’uso di antibiotici nell’allevamento?
6. I casi di decessi dovuti a batteri resistenti in Ticino vengono registrati come tali? A quanti ammontano annualmente e quale è la tendenza negli ultimi anni? È possibile stabilire un nesso diretto con l’utilizzo di antibiotici nella medicina veterinaria e umana in Ticino?
7. Nel 2017 lo studio di Nicola Solcà suggeriva il monitoraggio delle acque reflue degli impianti di depurazione. È stato fatto? Quali sono i risultati?
8. Le stazioni di depurazione ticinesi sono già tutte dotate dei più moderni sistemi per eliminare sostanze antibiotiche e disinfettanti, rispettivamente per abbattere la presenza di microrganismi resistenti ad essi?
Ringraziandovi per le risposte che vorrete fornirci, cordialmente vi salutiamo.
Tiziano Galeazzi, UDC (primo firmatario)
Edo Pellegrini, UDC/UDF
Nicola Schoenenberger, I Verdi